
«La Nato AGS Management Agency ha ricevuto in consegna il sistema completo per la piena operatività dei velivoli a pilotaggio remoto assegnati alla AGS Force», ha annunciato la settimana scorsa la vice presidente e direttrice generale dell’azienda, Jane Bishop. «Questo sistema è da oggi nella principale base operativa di Sigonella, in Sicilia, e rappresenta una pietra miliare del programma Nato AGS». Dunque droni spia a piena operatività nel piano di un feroce conflitto che partono da una base italiana nota, ed è notizia di una certa delicatezza diffusa su ‘Pagine esteri’, giornale web.
Droni spia già in uso dell’US Air Force da almeno un decennio, anch’essi operativi dalla grande stazione aeronavale siciliana. Questi nuovi velivoli sono lunghi 14,5 metri e possono volare in tutte le condizioni ambientali e ininterrottamente per più di 30 ore, fino a 18.280 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h, spiega Antonio Mazzeo. Il loro raggio d’azione è di oltre 16.000 km e possono trasportare un carico fino a 1.360 kg. Quindi, anche armi potenti in grado di colpire a grande distanza con la massima precisione.
Il centro di comando e controllo anche lui a Sigonella. L’AGS utilizza differenti tipologie di telecomunicazioni compreso il già contestato MUOS della Marina militare USA a Niscemi (Caltanissetta), sotto il controllo operativo-logistico del Comando delle forze armate statunitensi.
Dati disponibili per tutti i Paesi Nato (da vedere quali e come), mentre l’AGS è stato finanziato solo da 15 paesi (Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti).
Il sistema di sorveglianza terrestre è il programma più costoso della lunghissima storia dell’organizzazione internazionale –precisa ancora ‘Pagine Esteri’-, «oltre 1,7 miliardi di dollari secondo le stime risalenti al 2008, ma che con gli ultimi stanziamenti potrebbe aver superato una spesa complessiva di 2 miliardi».
Entro il 2024 i ‘Phoenix’ Nato da Sigonella (oltre a quelli Usa), potranno effettuare missioni di volo sino a 100 ore a settimana coprendo dall’Oceano Atlantico al Mare del Nord, dal Baltico sino al Sud Africa, ma soprattutto, di rilevanza attuale, Mar Nero e la Crimea, con lì accanto la Russia.
«L’architettura del sistema AGS assicura la piena consapevolezza di quanto avviene nei teatri operativi ai comandanti delle forze ivi dislocate», vanta l’ufficio stampa NATO. Missioni anche umanitarie, ma soprattutto, «l’Alleanza sarà in grado di ampliare lo spettro delle proprie attività nei campi di battaglia e rafforzare la capacità d’individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e missilistici».
I velivoli senza pilota NATO operano assieme ai droni killer ‘Reaper’ che le forze armate degli Stati Uniti hanno dislocato a Sigonella. Pensando in grande. La Nato ha finanziato la realizzazione a Sigonella di 14 nuovi edifici entro il prossimo anno. E la NATO Response Force, la forza di pronto intervento dell’Alleanza in via di completamento, ne sarà presumibilmente il primo ospite decisamente minaccioso.