
Putin avrà pure gli arsenali pieni di bombe atomiche, ma l’Occidente ha scelto di rispondere all’invasione dell’Ucraina con una rappresaglia che metterà in ginocchio l’economia della Russia. O, almeno, in molti pensano (o sperano?) che, nel lungo periodo, le sanzioni facciano crollare il regime ex sovietico in una nuvola di calcinacci. Così, senza che la Nato spari un colpo, Biden libererà l’Ucraina, si sbarazzerà di Putin e toglierà all’odiato nemico cinese il suo migliore alleato. Questo sulla carta. Perché, poi, ogni piano, anche il più sofisticato, deve passare attraverso il check-in della realtà.
Certo, studiare una “blitz-krieg” finanziaria, in un paio di giorni, per colpire una Russia in possesso di energia, materie prime, commodities, semilavorati, oro e riserve valutarie, era difficile. O, meglio, azzardato. Bisognava inventarsi una mossa “a sorpresa”, studiata da un 2generale” coraggioso e, forse, anche temerario; capace di fare rischiare l’osso del collo non solo all’Europa, ma pure agli Stati Uniti. E non è ancora detto che vada a finire bene per Usa e soprattutto Europa. Ma adesso il “Financial Times” rivela non solo il nome di questo ‘Rommel della finanza’, ma anche tutti i retroscena di una vicenda che ha portato allo strangolamento della Santa Madre Russia.
Dunque, chi ha colpito al cuore il Cremlino? Ed ecco il nome di Draghi. È stato lui a inventarsi l’inosabile, cioè il congelamento delle riserve della Banca centrale di Putin, mossa che ha affondato il rublo, mandandolo a picco in due giorni. Ci avevano pensato in tanti in Europa, a questa misura. Ma era estrema, pesante, una vera bomba atomica finanziaria: si trattava di distruggere il rublo, senza appello, e la stessa Von der Leyen non sapeva che pesci pigliare. Perfino gli americani esitavano. Anzi, si erano messi quasi di traverso, con la scusa di volerci vedere più chiaro. Un’altra delle “stranezze” di Biden, dei suoi pericolosi e incomprensibili ondeggiamenti, che qualcuno prima o dopo, dovrà chiarire. Così, la “Ministra” del Tesoro Usa, Janet Yellen, stava studiando le carte del progetto sanzionatorio, perdendo, secondo il “Financial Times”, un po’ troppo tempo.
Se i russi avessero conosciuto in anticipo la mossa di congelare le loro riserve valutarie, sarebbero corsi ai ripari, spostandole. Che fare? La Von der Leyen il “generale” giusto ce l’aveva in casa, perché Draghi, da Presidente della BCE, conosceva bene la Yellen. Anzi, ci aveva lavorato assieme, quando lei era capo della Federal Reserve. Detto fatto. Draghi si è messo subito in moto e, con un paio di telefonate approfondite (e azzeccate) ha convinto la Yellen. E come riporta il quotidiano finanziario britannico, un anonimo esponente del Tesoro americano, avrebbe commentato lapidario che “si è deciso di distruggere il rublo”.
Naturalmente, questo è stato reso possibile, secondo tutti gli esperti, dalla onnipotenza del dollaro. Usato come moneta di riferimento in quasi tutte le transazioni internazionali. Democrazia o non democrazia, in fondo, è proprio questi che dà all’America il suo primato mondiale, non è solo una questione di forza militare. E poi, se calcoliamo anche il possibile utilizzo di divise come l’euro, la sterlina o il franco svizzero, allora ci si rende conto di come tutte le opzioni commerciali, per un Paese sotto sanzioni, siano praticamente bloccate.
Gli Stati Uniti hanno una legislazione molto severa nel campo delle transazioni finanziarie, grazie al “Patriot Act”, successivo alla strage delle Torri Gemelle. Questo gli consente di effettuare controlli molto efficaci e capillari. Avevano già sanzionato Banche centrali, ma di Paesi (Corea del Nord, Venezuela) senza grandi volumi commerciali.
Con la Russia è tutta un’altra storia. E’ una lotta mortale e bisognerà vedere se Putin riuscirà a tenere, in qualche modo, il suo Paese a galla, o se a Mosca dovranno dichiarare fallimento. Per ora, sono in una fase che si chiama di “default” temporaneo. Cioè, hanno trenta giorni di tempo per ripagare gli interessi dovuti agli investitori esteri, in dollari e non in rubli.
Una cosa però è sicura: se la Russia, in questo momento, rischia di vedere la sua economia collassare, il merito (o la colpa) è di Mario Draghi. Ha fatto più lui con due telefonate che Biden, con una serie di comizi, girando in tondo tra l’America e l’Europa.