La guerra nella vita di tutti. Scarsità alimentare nel mondo. Bankitalia e gli affari di casa

Oltre la tragedia ucraina, minacciosi problemi per tutti, sperando che il conflitto termini presto. ‘Intelligence Week ‘ e l’analisi sugli effetti del conflitto sul settore agro-alimentari, dalla spirale inflazionistica dei paesi più ricchi fino a vere e proprie carestie, migrazioni di massa, ripresa pandemica e guerre civili nelle aree più povere. E l’analisi della Banca d’Italia meno drammatica, ma non certo allegra.

Le fosche previsioni della Fao

Tra gli effetti più gravi del drammatico conflitto in Ucraina ve ne sono due destinati ad influenzare la vita quotidiana della popolazione mondiale ed europea in particolare, segnala la Fao, L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Oltre alle ripercussioni sulla nostra sicurezza energetica, si profila all’orizzonte una potenziale nuova crisi nelle filiere agro-alimentari. Italia compresa. Ma, in attesa di dati più certi, oltre i rincari che giù tutto noi consumatori abbiamo rilevato, cerchiamo di capire cosa ci aspetta in casa.

I prezzi alle stelle fanno saltare ogni equilibrio del mercato alimentare. La Fao mette in guardia: 50 Paesi in via di sviluppo dipendono dalle esportazioni di Russia e Ucraina, 26 per oltre il 50%

Recessione per due anni e inflazione all’8% nel 2022

Ecco la nostra guerra nello scenario economico peggiore. Recessione per due anni con un calo del Prodotto interno lordo dello 0,5 per cento per il 2022 e il 2023 e inflazione all’8 per cento. Sono le possibili conseguenze macroeconomiche della guerra in Ucraina che gli esperti di Bankitalia nel caso di scenario peggiore che presuppone anche un’interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti.

Meno Pil e più inflazione

Il Pil diminuirebbe di quasi mezzo punto percentuale nel 2022 e nel 2023 mentre i prezzi al consumo si avvicinerebbero all’8 per cento nel 2022 e scenderebbe al 2,3 l’anno successivo. Peraltro «nell’attuale contesto di fortissima incertezza – si legge nel testo – non si possono escludere scenari ancora più sfavorevoli».

Scenario più severo

Lo scenario più severo, che le ostilità, oltre a prolungarsi si aggravino con un arresto delle forniture dalla Russia a partire da maggio si tradurrebbe in una riduzione di circa il 10 per cento della produzione del settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata.
«Strozzature per le sole attività manifatturiere caratterizzate da un’elevata intensità energetica. I vincoli alla produzione che ne deriverebbero ridurrebbero il valore aggiunto complessivo dell’economia di circa 1,5 punti percentuali».

Embargo al gas russo, prezzi ancora su

Ma l’embargo di gas russo farebbe salire ulteriormente i prezzi del gas. «Si ipotizza in particolare che i prezzi del gas naturale si portino su livelli superiori a quelli dell’inizio di gennaio di 130 punti percentuali nel 2022 e di circa 90 nel 2023; il rialzo dei prezzi del petrolio sarebbe di circa 40 e 30 punti, rispettivamente. Si ipotizza inoltre che alla prosecuzione del conflitto siano associati più forti aumenti dell’incertezza e perdite di fiducia di consumatori e imprese, simili a quelli registrati nei maggiori episodi recessivi recenti».
E oltre i falsi ottimismi della politica sul Gas, solo due quinti sostituibili di quello russo saranno sostituibili nel 2022 (quindi solo per il 40 per cento). «Dalla Russia – precisa Bankitalia – proviene più di un quinto delle importazioni italiane; per il solo gas naturale la quota supera il 45 per cento».

Il nodo dell’energia

Scenario intermedio, con una prosecuzione delle ostilità, il Pil aumenterebbe attorno al 2 per cento nel 2022 e nel 2023 mentre l’inflazione sarebbe pari al 5,6 e al 2,2 per cento.
Nello scenario più favorevole, che ipotizza una rapida risoluzione del conflitto, la crescita del Pil sarebbe di circa il 3 per cento nel 2022 e nel 2023 mentre l’inflazione si porterebbe, rispettivamente, al 4 e all’1,8 per cento.
«Questo ampio ventaglio di stime non tiene conto di possibili risposte delle politiche economiche che saranno essenziali per contrastare le spinte recessive e le pressioni sui prezzi derivanti dal conflitto».

Energia, in Europa i rincari maggiori

Certo è che la guerra sta avendo già un impatto sui rincari delle materie prime. «Le tensioni connesse con la guerra in Ucraina – si legge nel Bollettino – stanno determinando rincari dell’energia maggiori che nel resto del mondo e nuove difficoltà di approvvigionamento delle imprese, in aggiunta a quelle preesistenti».

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