Quanto pesa la guerra in Ucraina sul mondo che verrà?

E come cambiano gli equilibri geo-strategici del pianeta, dopo una crisi così devastante?  

Il centro di gravità geopolitico del pianeta si è spostato dall’Atlantico all’Indo-Pacifico sostiene “Foreign Affairs”, che pubblica un articolo di Shivshankar Menon (già Consigliere per la Sicurezza nazionale del Primo Ministro indiano) dal titolo: “Le fantasie del mondo libero. Ma le democrazie, sono veramente unite contro la Russia?”

Il mondo che verrà dopo l’Ucraina

Quanto pesa la guerra in Ucraina sul mondo che verrà? E come cambiano gli equilibri geo-strategici del pianeta, dopo una crisi così devastante? Se a chiederselo è una delle riviste di politica internazionale più prestigiose in assoluto, allora, bisogna riflettere attentamente. Perché la realtà non è mai quella che appare a prima vista, e le dinamiche che governano i cambiamenti della storia possono essere più complessi di quanto si pensi. Cominciano a essere numerosi (e qualificati) gli analisti che, studiando la crisi europea, usano il grandangolo e guardano anche da altre parti. Soprattutto verso l’Asia.

Grandangolo

Abbiamo già parlato di Niall Ferguson. Ora “Foreign Affairs” pubblica un articolo di Shivshankar Menon (già Consigliere per la Sicurezza nazionale del Primo Ministro indiano) dal titolo: “Le fantasie del mondo libero. Ma le democrazie, sono veramente unite contro la Russia?” Domanda che, secondo  l’autore, nasce da una sorta di illusione, propagandata un po’ superficialmente dai media occidentali. Cioè, che l’invasione russa, la feroce resistenza ucraina e, soprattutto, la dura reazione dell’Occidente, abbiano ricompattato il “fronte delle democrazie” a livello planetario. Che adesso sarebbero consapevoli di poter rispondere, in qualsiasi momento, alle eventuali aggressioni “delle autocrazie”.

L’autocrazia cinese

Ovvero, per quanto riguarda l’Asia, anche alle minacce della Cina. Beh, la riflessione del diplomatico indiano demolisce questa dottrina. Menon impartisce agli occidentali e, in particolare agli americani, una lezione di realpolitik. Dunque, Menon scrive che “il futuro del nuovo ordine mondiale non sarà deciso dalle guerre in Europa, ma da tutto ciò che succederà in Asia”. E che la solidarietà offerta da molti grandi democrazie, all’Occidente, contro la Russia, è stata puramente di facciata, perché gli interessi in gioco sono formidabili. Il diplomatico cita non solo l’India, ma anche il Sudafrica, il Brasile, il Messico, tre quarti dell’Asia e gran parte dei Paesi africani.

Il mezzo mondo che s’è astenuto

Nessuno di questi ha voluto inimicarsi la Russia e, soprattutto, la Cina. In Asia, il conflitto è stato percepito come un  affare sostanzialmente europeo, non come una conflagrazione globale. Una guerra tra europei, che ne blinda e ne unisce una gran parte, ricementando la santa alleanza con gli Stati Uniti. I quali, “distratti” dall’emergenza nel Vecchio continente, tendono a trascurare i loro obblighi asiatici. Lasciando, in un certo senso, allo scoperto tutte le potenze regionali medie e piccole dell’area. La precipitosa fuga dall’Afghanistan, poi, è stata un devastante esempio, per molti Paesi, della necessità di avere una politica estera che si lasci tutte le strade aperte. A cominciare da quella che porta verso Pechino.

A est degli Urali

In definitiva, ciò che si ribadisce su “Foreign Affairs” è che il centro di gravità dell’economia mondiale si è spostato dall’Atlantico a est degli Urali. E che le dispute geopolitiche e le sfide alla sicurezza, che minacciano l’ordine globale, sono concentrate in Asia. Specie lungo le sue coste. È semplicistico, però, collegare queste complesse dinamiche a ciò che accade in Europa. Certamente, i Paesi asiatici subiranno alcuni contraccolpi economici derivanti dalla guerra in Ucraina. In particolare, per quanto riguarda i prezzi dell’energia e delle materie prime. Ma ognuno cercherà di adattarsi alle mutate condizioni del mercato internazionale, con una risposta “flessibile” e senza diktat.

L’onta del colonialismo

In fondo, ricorda l’analista di “Foreign Policy”, coloro che oggi danno lezioni di democrazia e impongono comportamenti politici a tutta l’Asia, sono gli stessi che, nella storia, hanno praticato senza ripensamenti un implacabile colonialismo.

Tags: mondo Ucraina
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