
Berlino ha appena deciso di riarmarsi varando un piano di spese per la difesa per 100 miliardi di euro e di acquistare gli F35 americani nel più grande contratto singolo della storia. Un evento epocale di cui pochi commentatori sembrano interessati ma che in pochi anni renderà la Germania la maggiore potenza militare del Vecchio Continente superando Francia e Gran Bretagna collocandosi subito dopo Usa e Cina e Russia a livello mondiale. Un evento straordinario che cambierà gli equilibri di potere in Europa usciti dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Ma c’è di più. Berlino ha deciso anche di giocare d’anticipo e ha attivato l’allerta preventiva del piano di emergenza energetica in Germania. Ad annunciarlo è stato il ministro verde dell’Economia e del Clima, Robert Habeck, spiegando che a causa del conflitto scoppiato in Ucraina la Germania si prepara a un peggioramento dell’approvvigionamento del gas, oggi garantito.
In Germania, dopo 16 anni di dominio democristiano della ex cancelliera Angela Merkel, c’è una nuova coalizione di governo formata dai socialdemocratici, i liberali e i Verdi. I tedeschi, si sa,amano la programmazione ed odiano l’improvvisazione, ma in questo caso hanno ragione a prepararsi al peggio oppure stanno anticipando troppo i tempi con il rischio di aumentare il problema?
Ma cerchiamo di capire cosa sta realmente accadendo in Germania, la locomotiva economica dell’eurozona, il paese leader dell’Europa che quando si muove condiziona tutti gli altri 26 partner dell’Unione. Il piano di emergenza del gas tedesco prevede tre stadi, ha spiegato il ministro Habeck: il primo, quello dell’allerta, attivato ora, è una “fase di monitoraggio” il secondo stadio prevedrebbe “l’allarme” e il terzo, la proclamazione della “emergenza“. Al momento, ha spiegato il ministro Habeck, quella di proclamare l’allerta è una “decisione preventiva” presa in via cautelare. Già ma a che scopo? A far aumentare la tensione dei mercati?
Un primo effetto infatti la decisione del governo tedesco l’ha già fatto facendo scattare il prezzo del gas in Europa dopo la notizia della decisione tedesca. Il rischio di interruzioni nei flussi dalla Russia che ha chiesto di essere pagata in rubli suscitando la reazione degli europei che rifiutano di accettare e pretendono di usare i dollari o gli euro. Intanto la notizia tedesca ha spinto i contratti future ad Amsterdam in rialzo del 6,1% a 115 euro al megawattora.
E dopo la Germania, anche il governo dell’Austria ha attivato il sistema di allerta preventiva relativo al piano d’emergenza sulle forniture di gas. L’esecutivo di Vienna è composto da una coalizione formata dai popolari e i Verdi in un’inedita formazione alle latitudini austriache, dopo che la Germania aveva fatto la prima mossa.
Un elemento che potrebbe avere spinto l’esecutivo del cancelliere Scholz ad agire è rappresentato dal fatto che la Germania non è convinta che l’aiuto americano promesso al vertice di Bruxelles sia sufficiente a sostituire il gas russo. La domanda geopolitica è legittima visto che gli Stati Uniti hanno promesso di aiutare l’Europa, con una fornitura straordinaria e aggiuntiva di 15 mld di metri cubi di gas liquido degli States nel 2022 per aiutare l’Ue a ridurre la dipendenza da Mosca.
I dati però raccontano una storia molto articolata e molto più preoccupante: nel 2021 la Ue ha importato 155 miliardi di metri cubi dalla Russia (il 45% dell’importo totale). L’aiuto americano è solo un passo nella giusta direzione, ma certamente non risolutivo.
Gli Usa si sono impegnati ad offrire altri 50 miliardi di metri cubi entro il 2030 utilizzando dei nuovi campi di estrazione nella Louisiana, i Calcasieu Pass plant come ha indicato il Financial Times del 30 marzo. Ma evidentemente Berlino non si fida e ha messo in moto il meccanismo per razionare l’energia sperando che nel frattempo il conflitto in Ucraina finisca e le parti si siedano al tavolo negoziale.