
Tra i giornali indipendenti russi, Novaya Gazeta è il più noto: Muratov lo fondò nel 1993, poco dopo la caduta dell’Unione Sovietica e col sostegno dell’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov. A causa delle sue inchieste sulla corruzione e sulle violazioni dei diritti civili da parte del governo russo, Novaya Gazeta ha sempre subìto intimidazioni dal governo russo. Sei suoi giornalisti, tra cui Anna Politkovskaja, furono uccisi mentre svolgevano inchieste per il giornale. A loro, Muratov aveva dedicato il premio Nobel per la Pace ricevuto nel 2021 insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, per come, nel suo lavoro, aveva cercato di promuovere la libertà d’espressione e la cultura democratica.
Nelle ultime settimane diversi centri di ricerca scientifica, enti e istituti culturali in Europa e nel mondo hanno limitato o hanno preso in considerazione l’idea di limitare le forme di collaborazione con la Russia, segnala con largo e dovuto spazio il Post. Assieme al dibattito sui rischi di queste iniziative, ‘Sanzioni culturali’ con ricadute ed effetti negativi non soltanto sulla Russia ma su chi le applica. Numerose conferenze, convegni e incontri accademici con partecipanti russi e ucraini, tra gli altri, sono stati annullati, alcuni anche per semplici ragioni di opportunità e cautela.
Il Congresso internazionale dei matematici, la più importante conferenza internazionale sulla matematica, in programma a luglio a San Pietroburgo, si terrà virtualmente, e premiazione non in Russia. E l’invasione dell’Ucraina sta avendo ripercussioni significative anche sulle collaborazioni spaziali internazionali. In Italia, la ministra dell’Università e della Ricerca avverte che «dovranno essere sospesi quei progetti di ricerca in corso con istituzioni della Federazione Russa e della Bielorussia che comportino trasferimenti di beni o tecnologie dual use» (che possono essere usati per fini sia civili che militari). Il governo tedesco ha sospeso del tutto, per ogni progetto di ricerca tra studiosi tedeschi e russi, il finanziamento attraverso il principale fondo nazionale per la ricerca.
Anche il CERN, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, uno dei più importanti centri di ricerca di fisica al mondo, ha deciso di sospendere lo status di membro osservatore della Russia – status attribuito a Stati Uniti e Giappone – e di non avviare nuove collaborazioni con le istituzioni russe. Al CERN è legata, tra le molte altre cose, l’invenzione del ‘World Wide Web’, a cui lavorano circa 12 mila scienziati provenienti da istituti di oltre 70 paesi del mondo. Mille tra questi sono russi, e potranno proseguire il proprio lavoro soltanto se già impegnati in ricerche in laboratorio, ha scritto il Wall Street Journal.
L’interruzione di relazioni in parte fondate sulla capacità di trascendere circostanze contingenti, ordini politici e tradizioni culturali dei singoli paesi è vista da molti come una negazione stessa dei principi storicamente alla base delle collaborazioni scientifiche internazionali. Circa 7.650 scienziati e giornalisti scientifici russi, come riferito dal New York Times, hanno firmato nelle settimane scorse una lettera di protesta contro l’invasione dell’Ucraina, definita «ingiusta e insensata». Lettera pubblicata su un sito indipendente di informazione scientifica, Troitsky Variant, prima che il governo russo approvasse una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie ritenute false o utilizza espressioni diverse da «operazione militare speciale» per descrivere l’invasione.
Al CERN lavorano circa 12 mila scienziati provenienti da istituti di oltre 70 paesi del mondo. Mille tra questi sono russi, e in base alla recente decisione del consiglio potranno proseguire il proprio lavoro soltanto se già impegnati in ricerche in laboratorio, ha detto al Wall Street Journal John Ellis, un fisico teorico del King’s College di Londra impegnato da decenni in ricerche al CERN.
Una posizione contraria alle restrizioni alle collaborazioni accademiche con gli scienziati russi, tra le altre, è stata espressa sul Foglio dal ricercatore e biologo Enrico Buccim secondo cui è sbagliato far ricadere su un’intera comunità scientifica la responsabilità di eventi «chiaramente al di fuori del controllo di quella comunità». Esiste inoltre il rischio che la fine della collaborazione scientifica e il conseguente isolamento possano far venire meno una forma di reciproca vigilanza internazionale nella valutazione dei rischi e dei benefici di certe ricerche
L’Italia dopo la criticatissima decisione dell’Università degli Studi Milano-Bicocca di rinviare, per «evitare ogni forma di polemica soprattutto interna in quanto momento di forte tensione», un ciclo di lezioni sul romanziere Fëdor Dostoevskij tenute dallo scrittore ed esperto di letteratura russa Paolo Nori. Altri inseguono.
Gli organizzatori del festival musicale Eurovision Song Contest hanno escluso la Russia sostenendo che una sua partecipazione avrebbe screditato la competizione.
La Royal Opera House di Londra ha annullato una serie di spettacoli del corpo di ballo del teatro Bolshoi di Mosca, uno tra i più antichi e prestigiosi al mondo, in programma la prossima estate.
L’Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera ha licenziato il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, considerato vicino agli oligarchi russi, per non aver pubblicamente condannato l’invasione dell’Ucraina.
Una opposizione alla possibilità di proseguire le collaborazioni scientifiche internazionali con la Russia è stata espressa in particolare dagli studiosi ucraini. Oltre sull’interruzione delle collaborazioni, è in corso un altro dibattito sull’opportunità di vietare del tutto a ricercatori russi di pubblicare sulle riviste scientifiche internazionali. Criterio discriminatorio che sarebbe apertamente in contrasto con molte norme editoriali e principi radicati nella storia della ricerca scientifica
Il Consiglio dei giovani scienziati ucraini ha ufficialmente chiesto alla società di citazioni scientifiche Clarivate e all’editore Elsevier – il gruppo olandese che controlla un quarto delle pubblicazioni scientifiche mondiali – che le riviste scientifiche russe siano rimosse dai database e gli scienziati russi rimossi dai comitati editoriali delle riviste.
Secondo il British Council, l’ente britannico per la promozione delle relazioni culturali tra il Regno Unito e 110 paesi nel mondo, sono stati pubblicati nell’ultimo decennio oltre 19 mila articoli scientifici frutto di ricerche congiunte tra Regno Unito e Russia, ricerche il cui valore è ritenuto tre volte e mezzo superiore rispetto a quello della media mondiale.
Tra i primi dieci paesi più impegnati in collaborazioni scientifiche con la Russia, la Cina è l’unica a non aver preso provvedimenti contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina, e potrebbe in futuro intensificare le collaborazioni in ambito scientifico.
In un editoriale pubblicato il 4 marzo scorso, Nature ha respinto le richieste di boicottaggio della ricerca russa e ha scritto che, in comune con altre riviste, continuerà a prendere in considerazione le proposte di pubblicazione provenienti da qualsiasi paese del mondo