
«Gli Stati Uniti hanno promesso di aiutare l’Europa, così il presidente Joe Biden ha dato disponibilità ad aiutare l’Europa», ha detto Draghi. Poi, vai a fare i conti e scopri che Biden ha confermato una fornitura straordinaria e aggiuntiva di 15 miliardi di metri cubi di gas liquido degli States nel 2022 per aiutare l’Ue a ridurre la dipendenza da Mosca.
Nel 2021 la Ue ha importato 155 miliardi di metri cubi dalla Russia (il 45% dell’importo totale): il soccorso americano è un contributo positivo, certo, ma non risolutivo. E La quota dei 15 mld di metri cubi di Biden vanno poi divisi con i 26 partner Ue Siamo dunque lontani dal risolvere il problema delle forniture energetiche di gas all’Europa e dunque all’Italia puntando su una pluralità di fornitori.
L’Italia sta cercando forniture alternative di gas in Qatar, Algeria e Angola con una girandola di missioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dell’amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi. Ma nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia il 38,2% del gas che consuma. Si tratta di 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale. Inoltre il gas americano è più costoso di quello russo e le tecniche estrattive dello ‘shale gas’ hanno provocato le aspre critiche degli ambientalisti americani.
Ecco perché l’Italia è stata sempre cauta sulle sanzioni energetiche a Mosca limitandosi a opporsi alla richiesta del presidente russo, Vladimir Putin, di pagare in rubli le forniture russe che invece devono essere pagate in dollari o euro come prescritto dai contratti in essere.
Poi c’è il problema dei rigassificatori. L’Italia ne ha solo tre e quelli spagnoli (otto) non sono però collegati alla rete europea per una vecchia opposizione francese che preferiva sostenere l’energia prodotta dal suo nucleare. Draghi, in conferenza stampa a Bruxelles ha detto che «Il ministro Roberto Cingolani ha dato disposizioni alla Snam di acquistare altri due rigassificatori». E poi ha aggiunto: «Gli Usa si sono impegnati ad offrire altri 50 miliardi di metri cubi. E poi c’è stata espressa una disponibilità anche dal Canada».
Sarà così o siamo di fronte ad annunci per dare l’impressione di aver risolto i problemi sperando che nel frattempo il conflitto in Ucraina finisca rapidamente e le parti si siedano al tavolo negoziale?
Sul piano energetico, Draghi sembra concentrarsi sulla formazione di un tetto al prezzo del gas grazie alla forza contrattuale di tutti i paesi membri insieme e non separatamente di fronte al fornitore. Il premier ha assicurato che «ci sono stati passi avanti», ma per ora nessuna decisione finale, anche a causa di qualche resistenza sul price cap ( tetto al prezzo del gas ndr).
«Per la possibilità di un price cap ci sarà un Consiglio dei ministri dell’Energia: per maggio avremo proposte“. Ma il tetto al prezzo, seppur pensato per contenere i prezzi del gas russo «non piace ai fornitori del Nord Europa, la Norvegia, che stanno guadagnando molto in questa fase». Insomma c’è anche l’opposizione di Oslo, paese che non è membro Ue ma è importante partecipante della Nato.
«Le società del nord – ancora Draghi- sono quelle che forniscono il gas norvegese. I profitti del governo norvegese sono stati 150 miliardi di dollari in questi ultimi mesi, per un Paese di 5 milioni abitanti: questo spiega la loro resistenza a un tetto del prezzo che certamente finirebbe per diminuire ma tutt’altro che annullare i loro profitti. Noi abbiamo sempre in mente che il price cap si applica al fornitore russo, ma in realtà i fornitori di gas del nord sono in gran parte norvegesi».
Insomma la questione è molto più complessa e merita un adeguamento come si fece per gli acquisti dei vaccini all’inizio della pandemia: in principio tutti gli Stati facevano da sé in concorrenza fra loro, poi si è deciso di dare alla commissione Von der Leyen il compito di siglare i contratti per le forniture di vaccini per tutti e 27 i paesi, con riduzioni significative dei prezzi e sicurezza delle forniture. Forse bisognerebbe seguire quella strada comune anche per le forniture di gas. Ne avremmo nel medio periodo vantaggi nei prezzi e sicurezza delle forniture.
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