La bugia sul gas di Biden all’Europa che non basta certo a sostituire quello russo

Il premier Mario Draghi al termine del Consiglio straordinario Ue sull’Ucraina a Bruxelles ha dovuto svelare almeno una parte della pietosa bugia politica e di mercato sulla portata drammatica della crisi energetica del gas russo che quello americano, iper costoso, cha da solo e per tutta l’Europa non basterebbe per metà dei fabbisogni solo italiani.

L’aiuto del ‘dare avere’

«Gli Stati Uniti hanno promesso di aiutare l’Europa, così il presidente Joe Biden ha dato disponibilità ad aiutare l’Europa», ha detto Draghi. Poi, vai a fare i conti e scopri che Biden ha confermato una fornitura straordinaria e aggiuntiva di 15 miliardi di metri cubi di gas liquido degli States nel 2022 per aiutare l’Ue a ridurre la dipendenza da Mosca.

Bene, grazie, ma il resto che ci serve?

Nel 2021 la Ue ha importato 155 miliardi di metri cubi dalla Russia (il 45% dell’importo totale): il soccorso americano è un contributo positivo, certo, ma non risolutivo. E La quota dei 15 mld di metri cubi di Biden vanno poi divisi con i 26 partner Ue Siamo dunque lontani dal risolvere il problema delle forniture energetiche di gas all’Europa e dunque all’Italia puntando su una pluralità di fornitori.

Per il mondo a pietire un po’ di gas

L’Italia sta cercando forniture alternative di gas in Qatar, Algeria e Angola con una girandola di missioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dell’amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi. Ma nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia il 38,2% del gas che consuma. Si tratta di 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale. Inoltre il gas americano è più costoso di quello russo e le tecniche estrattive dello ‘shale gas’ hanno provocato le aspre critiche degli ambientalisti americani.

Sanzioni a non farsi troppo male

Ecco perché l’Italia è stata sempre cauta sulle sanzioni energetiche a Mosca limitandosi a opporsi alla richiesta del presidente russo, Vladimir Putin, di pagare in rubli le forniture russe che invece devono essere pagate in dollari o euro come prescritto dai contratti in essere.

I rigassificatori

Poi c’è il problema dei rigassificatori. L’Italia ne ha solo tre e quelli spagnoli (otto) non sono però collegati alla rete europea per una vecchia opposizione francese che preferiva sostenere l’energia prodotta dal suo nucleare. Draghi, in conferenza stampa a Bruxelles ha detto che «Il ministro Roberto Cingolani ha dato disposizioni alla Snam di acquistare altri due rigassificatori». E poi ha aggiunto: «Gli Usa si sono impegnati ad offrire altri 50 miliardi di metri cubi. E poi c’è stata espressa una disponibilità anche dal Canada».

Promesse e igassificatori che verranno

Sarà così o siamo di fronte ad annunci per dare l’impressione di aver risolto i problemi sperando che nel frattempo il conflitto in Ucraina finisca rapidamente e le parti si siedano al tavolo negoziale?

Tetto al prezzo del gas

Sul piano energetico, Draghi sembra concentrarsi sulla formazione di un tetto al prezzo del gas grazie alla forza contrattuale di tutti i paesi membri insieme e non separatamente di fronte al fornitore. Il premier ha assicurato che «ci sono stati passi avanti», ma per ora nessuna decisione finale, anche a causa di qualche resistenza sul price cap ( tetto al prezzo del gas ndr).

Rinvio a maggio

«Per la possibilità di un price cap ci sarà un Consiglio dei ministri dell’Energia: per maggio avremo proposte“. Ma il tetto al prezzo, seppur pensato per contenere i prezzi del gas russo «non piace ai fornitori del Nord Europa, la Norvegia, che stanno guadagnando molto in questa fase». Insomma c’è anche l’opposizione di Oslo, paese che non è membro Ue ma è importante partecipante della Nato.

Ognuno pensa alla tasca sua

«Le società del nord – ancora Draghi- sono quelle che forniscono il gas norvegese. I profitti del governo norvegese sono stati 150 miliardi di dollari in questi ultimi mesi, per un Paese di 5 milioni abitanti: questo spiega la loro resistenza a un tetto del prezzo che certamente finirebbe per diminuire ma tutt’altro che annullare i loro profitti. Noi abbiamo sempre in mente che il price cap si applica al fornitore russo, ma in realtà i fornitori di gas del nord sono in gran parte norvegesi».

Amici a convenienza

Insomma la questione è molto più complessa e merita un adeguamento come si fece per gli acquisti dei vaccini all’inizio della pandemia: in principio tutti gli Stati facevano da sé in concorrenza fra loro, poi si è deciso di dare alla commissione Von der Leyen il compito di siglare i contratti per le forniture di vaccini per tutti e 27 i paesi, con riduzioni significative dei prezzi e sicurezza delle forniture. Forse bisognerebbe seguire quella strada comune anche per le forniture di gas. Ne avremmo nel medio periodo vantaggi nei prezzi e sicurezza delle forniture.

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RIGASSIFICATORI

  • Perché nuovi rigassificatori?
  • Uno o due nuovi rigassificatori, in aggiunta ai tre che ci sono già. Sono indispensabili per ricevere gas da paesi a cui l’Italia non è collegata da un gasdotto, tuttavia da anni la costruzione di nuovi impianti è osteggiata per il loro impatto ambientale e altre ragioni. Per questo il governo sta parlando di rigassificatori su strutture galleggianti, che potrebbero entrare in attività in tempi brevi.
  • In assenza di gasdotti, il gas naturale può essere trasportato da apposite navi metaniere. Prima però reso liquido, trasformato in gas naturale liquefatto per occupare un volume circa 600 volte inferiore. e una metaniera può trasportarne una quantità molto maggiore.Il trasporto via nave dunque ha bisogno di impianti per la trasformazione del gas allo stato liquido nel punto di partenza (quindi impianti che lo raffreddano e comprimono), e di rigassificatori nel punto di arrivo.
  • I rigassificatori italiani in uso sono tre strutture diverse tra loro. Il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore: un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo.
  • Nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale e immette gas in rete dal 2013.
  • Il terzo rigassificatore in funzione è invece una struttura sulla terraferma, e si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia. È il primo rigassificatore mai costruito in Italia, realizzato dalla Snam negli anni Settanta.

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