Stop di Putin a euro e dollari dei ‘Paesi ostili’ e il gas si paga in rubli. Cosa cambia?

Così Putin passa dall’autocrazia all’autarchia.
Il leader russo ha infatti annunciato che Mosca non accetterà più le valute dei «Paesi ostili». L’unica moneta accettata per il pagamento della preziosa materia prima sarà il rublo.

Sanzioni, c’era da aspettarselo

Putin parte al contrattacco, con una mossa che, forse, spiazza (per ora) Usa ed Europa. Dunque, chi vuole il gas e il petrolio russi (ed è nella “lista nera”, ci pare di capire) dovrà pagarselo in rubli. La disprezzatissima valuta moscovita, che Biden vuol ridurre a carta da macero, ma che ieri, dopo cotanta piroetta finanziaria, si è rivalutata intorno al 7%. Mentre il prezzo del gas ha avuto una fiammata (ma poi si è ristabilizzato) e il “Brent” è risalito oltre i 120 dollari al barile. Parlando durante una seduta del governo, riferisce la Tass, Putin ha detto che dollari ed euro sono ormai “monete compromesse”. La nuova procedura di pagamento, in rubli, dovrebbe essere operativa in una settimana.

Altro colpo sull’Europa

Il Ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha subito reagito affermando che la decisione “viola i contratti” e che i Paesi interessati sapranno rispondere. L’Unione creerà, intanto, una “task force” per l’acquisto consortile di gas e ha, inoltre, stabilito, di utilizzare al massimo, in questa fase, le riserve strategiche. George Kantchev, Caitlin Ostroff e Kim Mackrael, del “Wall Street Journal”, sostengono che la scelta di Putin potrebbe anche rivelarsi perdente. I russi stanno cercando di applicare lo stesso trucco valutario ad altri settori commerciali. Agli operatori è stato chiesto di scambiare, subito, l’80% dei loro incassi in dollari o euro, trasformandoli in rubli.

L’auto isolamento della Russia

Secondo Jason Tuvey (“Capital Economy”), la filosofia monetaria, tracciata dal Cremlino allontana ancora di più la Russia dall’Occidente, facendola ripiegare in se stessa. Non solo politicamente, ma anche e soprattutto economicamente. Che poi significa socialmente. La verità, come ha confessato lo stesso Ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, è che nessuno, a Mosca, si aspettava una reazione americana (e, a seguire, europea) così pesante. Adesso la domanda è una: le sanzioni adottate contro la Russia, in quanto tempo riusciranno a mettere Putin con le spalle al muro?

Colpire il cattivo utile senza rimetterci troppo

Si, perché nelle Cancellerie gli strateghi, per ora, ragionano proprio su questo. E’ un problema di “sfalsamento” temporale. Le misure coercitive, finanziarie e commerciali, è ormai risaputo, hanno effetti di “andata”, ma anche di “ritorno”. Nel senso che colpiscono non solo Mosca. Anzi, in molti temono che possano fare altrettanto male a noi. Specie nel campo dell’energia (in primis) e, a cascata, in tutti gli altri settori produttivi. Per questo, gli analisti stanno con le antenne tese, pronti a cogliere tutti i segnali di indebolimento dell’economia, in arrivo dalla Russia

‘Terra incognita’

E quelli che abbiamo appena descritti vanno in questo senso. C’è poi la “terra incognita” delle ricadute pratiche. Non tanto sui beni di consumo (in un sistema chiuso vengono dopo), quanto piuttosto nell’area dei “beni strumentali” e della tecnologia. Se poi ci aggiungiamo anche alcune materie prime “di nicchia” e semilavorati ad alto valore aggiunto, allora il quadro è completo.

I problemi di Putin

Sempre il “Wall Street Journal”, sull’argomento titola dando immediatamente un’idea dei crescenti problemi di Putin: “L’industria petrolifera e del gas russa sta cominciando a subire il peso delle sanzioni”. Di che si tratta? Prima di tutto pezzi di ricambio, per impianti estrattivi stagionati, se non proprio stravecchi. E poi tecnologia di ultima generazione, per nuove “pipelines” e per tirare fuori petrolio dagli scisti, col “fracking”, come fanno gli americani.

Insomma, pare proprio che Vladimir Putin, stia portando la Russia dall’autocrazia all’autarchia.

Tags: gas rubli Russia
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