
Nel XIII secolo nella penisola di Crimea – quando la città di Odessa non era ancora stata fondata – si trovavano già insediamenti genovesi e veneziani e dalle vicine coste del mar Nero, mercanti italiani risalirono i fiumi verso nord giungendo all’interno della Russia. Sporadiche presenze italiane sono testimoniate da atti e documenti storici fino al XVIII secolo, quando il loro numero aumentò progressivamente e le attività si ampliarono. L’imperatrice Caterina II infatti aveva intrapreso una politica di popolamento dell’impero offrendo a sudditi stranieri la possibilità di insediarsi sul territorio per condurre principalmente colonie agricole o commerciali o anche legate alla navigazione marittima.
A questo scopo erano stati emessi tra il 1762 3 il 1763 due bandi ufficiali rivolti agli europei per trasferirsi nelle nuove aree dell’impero. Vi giunsero così serbi, tedeschi (tra i quali numerosi mennoniti), moldavi, greci, bulgari, svedesi e anche italiani. Il censimento ufficiale della popolazione fatto nel 1782 nella Novaia Rossia (ossia la Nuova Russia, corrispondente oggi grossomodo alla parte centromeridionale dell’Ucraina), riporta che i russi costituivano all’incirca solo la metà della popolazione.
Un caso particolare fu la città di Odessa, dove con il passare del tempo si concentrò una forte presenza italiana costituita da ingegneri, architetti, pittori, musicisti, artigiani e mercanti. Tra l’altro, nella stessa fondazione della città nel 1794, dopo il ritiro dell’impero ottomano dalla sponda settentrionale del mar Nero, aveva giocato un ruolo determinate il suddito borbonico Giuseppe da Ribas, aiutante dell’ammiraglio russo Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, che aveva cambiato in Odessa il nome del precedente villaggio di Khadjber.
Mezzo secolo dopo, quando gli italiani erano diventati nel frattempo oltre tremila, secondo la testimonianza di un viaggiatore tedesco dell’epoca, numerosi nomi delle vie e delle piazze erano scritti in italiano: ‘piazza Alessandra’ ad esempio si trovava accanto alla denominazione ufficiale russa ‘Aleksandrinoffskaya Ploshtchad’ ed altrettanto si verificava per i giardini chiamati ‘Parlatorio’ o ‘Rasgovorni’.
Poiché però nel 1844 l’Unità d’Italia non era ancora un fatto compiuto, dai censimenti ufficiali risultano napoletani, austriaci (ossia provenienti dal Lombardo-Veneto), toscani e sardi, cioè liguri o piemontesi. Altre testimonianze raccontano inoltre quanti si trovassero ad Odessa in una sorta di esilio per motivi politici perché sostenitori del moto risorgimentale.
Particolarmente significativa è la vicenda di una comunità proveniente dal regno di Napoli che si insediò nei pressi dell’antica Caffa, oggi Feodosia in Crimea alla metà del XVIII secolo. Un linguista russo, analizzando le testimonianze di antiche parole, di favole tramandate in ambito familiare e altri antichi costumi, ipotizzò che l’origine di queste tradizioni potesse essere fatta risalire alla Puglia e in particolare alla zona di Bisceglie. In tempi successivi uno storico ricostruì anche la vicenda di una comunità che proprio dalla Puglia era stata accompagnata in Crimea da un personaggio di dubbia reputazione, un suddito pontificio (forse romano), descritto come poco affidabile nella corrispondenza diplomatica tra le corti di Napoli e Pietroburgo.
Infatti dopo un breve viaggio in mare dalla Puglia a Trieste, le famiglie migranti erano state fatte proseguire a piedi verso la meta, condotte dall’intermediario che nel frattempo aveva comunque intascato le cifre destinate invece ai migranti. La stessa comunità insediata scomparve dopo poco tempo, ma per legami familiari o altre conoscenze, ricomparvero invece altri italiani tra Odessa e la Crimea provenienti dalla stessa regione. Gli agenti del reclutamento non godevano di buona fama, ma pare che dopo l’episodio si preferirono i tedeschi, anche come possibili coloni: fu l’origine di un altro insediamento che sarebbe diventato quello dei tedeschi del Volga.