
Da due settimane nell’isola, una catena ininterrotta di manifestazioni anche violente, con la presenza soprattutto di giovani. La scintilla è stata la violenta aggressione di cui è stato vittima il 2 marzo nel carcere di Arles Yvan Colonna, condannato all’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac il 6 febbraio 1998, «Un omicidio che ha profondamente segnato la Francia», sottolinea Anna Maria Merlo da Parigi.
Scritte in lingua corsa, più genovese che francese, e tanta rabbia, segnala Ellen Salvi, su Mediapart e Internazionale. «Da più di una settimana Colonna, il più celebre esponente del “commando Érignac”, condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto della Corsica nel 1998, è ricoverato tra la vita e la morte. Colonna è stato aggredito il 2 marzo da un altro detenuto nel penitenziario di Arles, nel sud della Francia da un ex jihadista in Afghanistan». Detenuto corso imprigionato lontano dalla sua isola e mal protetto, l’accusa della nuova rivolta corsa.
«Adesso il governo cerca di correre ai ripari, per evitare un’esplosione, che potrebbe creare problemi alla rielezione di Macron, mentre il Fronte di liberazione nazionale corsa, che aveva deposto le armi nel 2014, ieri ha minacciato di riprendere la lotta armata, per combattere il ‘sacrificio dei giovani’», segnala il manifesto. E in Corsica il ministro degli Interni francese, in un’intervista a Corse Matin, ha utilizzato la parola magica «autonomia». Per poi attenuare la dichiarazione, «ma non ci può essere dialogo nella violenza».
Nel 2018, c’era stata la promessa di una revisione costituzionale, con l’apertura di un “diritto alla differenziazione” per la Corsica, ma poi il progetto si è arenato al Senato. E il presidente nazionalista della Collettività corsa Gilles Simeoni: «Non è ancora una vittoria», ma ha accettato di dialogare col ministro sulle richieste dell’isola: «una vera autonomia legislativa, per poter approvare norme contro la speculazione edilizia, sul fisco, sullo sviluppo economico, riconoscimento della lingua corsa», ancora Anna Maria Merlo.
L’opposizione accusa Macron e il governo di «cinismo elettorale, i Verdi sono favorevoli all’autonomia, mentre l’estrema destra recita sua parte: «La Corsica deve restare francese», dicono in coro Marine Le Pen e Eric Zemmour anche se proprio nessuno lo mette in discussione.
Rischio di un ritorno tra i giovani al ciclo violenza-repressione degli anni ’80-’90. Ma le ragioni profonde sono tante e molto poco ideologiche. 25mila disoccupati, un corso su 4 vive sotto la soglia di povertà, e ci sono molti meno servizi sociali che nella Francia metropolitana.