Il piano segreto di Putin: l’alleanza con Cina e Arabia Saudita su petrolio e materie prime

«C’è un’altra guerra, silenziosa e incruenta, che Putin ha già scatenato da tempo», avverte sul Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che del quotidiano è stato storico direttore. Lui e Alessandro Giraudo, professore di Finanza internazionale a Parigi. «Ed è quella per il controllo dei mercati delle materie prime».
Arabia Saudita e Cina studiano come usare lo yuan nella vendita del petrolio che da sempre usa la valuta statunitense come moneta ufficiale. L’alleanza tra il maggior importatore di petrolio, la Cina con il più grande esportatore, l’Arabia Saudita con il conseguente passaggio dai petrodollari ai petroyuan

Invasione novecentesca

Un conflitto con armi pesanti, unità corazzate, fanteria. «Ci preparavamo alla raffinatezza tecnologica delle cyberwar e ci siamo ritrovati impantanati, verbo storicamente adeguato da quelle parti, nella più tradizionale delle campagne belliche». «E, in parallelo, abbiamo tragicamente riscoperto il lato aspramente fisico, pesante e sporco, dell’economia».

Agricoltura

L’Ucraina è un grande produttore di grano, colza, titanio (largamente utilizzato sugli aerei). L’Ovest è ricco di coltivazioni di cereali; l’Est di miniere di ferro (Krivoj Rog, Kremenčug sul Dnepr, e Kerč). Le «terre nere» sono di fertilità pari alle regioni dei grandi laghi americani, dell’Argentina, dell’Uruguay. Conosciute e ambite già ai tempi dell’impero romano.

Materie prime e prelavorati

Gas, carbone, nickel, coke, lamiere di acciaio. Infine petrolio, rottame ferroso, ghisa e palladio. Questa la top ten delle materie prime e dei prelavorati che hanno visto i maggiori aumenti di prezzo dall’inizio della guerra.

Non solo gas e petrolio

«Mentre tutti noi, nei giorni scorsi, eravamo concentrati, oltre che sugli orrori della guerra, sull’esplosione dei prezzi di gas e petrolio, qualcosa forse di maggiormente preoccupante avveniva su altri mercati». Idem per il Palladio per la nostra marmitte catalitiche. E la Russia è il primo produttore ed esportatore di palladio; il secondo estrattore per il nickel.

Potenza nucleare e alleanze

«Senza bisogno di muovere le truppe ma facendo pesare la potenza nucleare, Mosca è impegnata a stringere alleanze con i principali produttori di materie prime e con il più grande dei clienti, la Cina, nel tentare di liberarsi dello status di ‘nano’ economico».
Con una popolazione di circa 150 milioni di abitanti, in termini di Prodotto interno lordo (Pil), la Russia vale meno dell’Italia. Ma è al quarto posto al mondo per la spesa militare. E ha il secondo più grande arsenale nucleare.

La guerra finanziata dalla parte aggredita

Mai prima un conflitto nel quale l’aggressore venisse di fatto finanziato grazie al boom dei prezzi di ciò che esporta. «La bilancia commerciale russa sarà ancora più in attivo dei 113,8 miliardi registrati nel 2020». Anche in seguito al prevedibile crollo delle importazioni.

L’Opec dei produttori di materie prime

«Negoziati molto riservati sono in corso con l’Arabia Saudita e con il Qatar, grande esportatore di gas, molto corteggiato dai Paesi occidentali, e dall’Italia in particolare, per sostituire le forniture di gas russo». Anche l’Azerbaigian, da cui proviene il gas che arriva in Puglia, ma Paese strettamente legato a Mosca Analoghi contatti in corso con l’Iran, più vicino a Mosca che a Washington.

Le terre sempre più rare

I contractors russi di Wagner in Africa con «il non secondario scopo di controllare, di fatto, alcune terre rare». Oltre alla nota presenza russa in Libia (grandi riserve di petrolio), insieme ai turchi. E il quadro allarmante con il legame stretto con il più grande dei clienti, la Cina, che importa il 25-30 per cento di tutta la produzione mondiale di materie prime e rappresenta il 35 per cento dell’offerta globale di manufatti.

Mosca-Pechino

Un contratto per la fornitura di 10 miliardi di metri cubi di gas siberiano all’anno per i prossimi trent’anni a Pechino. L’intesa finale è stata siglata in occasione dell’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino. Dal 2019 è in servizio il gasdotto Power of Siberia. Gazprom ne progetta altri due con la Cina: il primo attraverso la Mongolia e il secondo dall’estremo oriente russo. I materiali strategici.

La via transiberiana della seta

Da Vladivostock, sul Pacifico, la Russia rifornisce di materie prime la Cina. I cereali partono soprattutto da Odessa. La parte più preziosa riguarda i materiali strategici nonostante Pechino abbia già il 60 per cento delle terre rare nel mondo. Minerali sconosciuti al grande pubblico ma diffusi nella nostra quotidianità, dai telefonini alle auto.

Petrodollaro coi giorni contati?

Secondo il Wall Street Journal, l’Arabia Saudita è in trattative con Pechino per utilizzare lo yuan nella vendita di petrolio alla Cina. Una mossa che intaccherebbe il dominio del dollaro Usa come valuta di riferimento negli scambi internazionali. Sarebbe l’alleanza tra il maggior importatore di petrolio, la Cina con il più grande esportatore, l’Arabia Saudita.

Mondo arabo astenuto contro la Russia

I colloqui con la Cina sui contratti petroliferi in yuan vanno avanti dal 2016, ma i sauditi sono sempre più insoddisfatti della relazione con gli Usa. Il mancato sostegno militare nello Yemen. Il tentativo dell’amministrazione Biden di concludere un accordo con l’Iran sul programma nucleare. Poi il ritiro in fretta e furia degli Usa dall’Afghanistan, lo scorso anno. E non ultimo perché negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno scalzato Riad come primo produttore di greggio al mondo.

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