Perché Zelensky sceglie Israele come mediatore ideale e i dubbi americani

«Vive blindato, come quei testimoni che nei film americani sono braccati dalla mafia, per non farli arrivare in tribunale, Volodymyr Zelensky, Presidente-eroe della martoriatissima Ucraina, si sposta di continuo, per rendere il lavoro difficile all’intelligence russa. Lo cercano affannosamente. Putin pensa che, con lui in mano, sarebbe molto più facile sbriciolare la resistenza alla sua invasione. Gli ucraini lo sanno e fanno muro».

Haaretz e Zelensky alla Buscetta

Sabato un reporter israeliano di “Haaretz” è riuscito a incontrato, dopo un’autentica gimkana per le periferie di Kiev. Ecco come vive Zelensky. “Ci hanno caricato su auto nere – scrive Nir Gontarz – dopo che soldati pesantemente armati avevano controllato che fossimo nella lista degli invitati.” Arrivato nei pressi dell’ufficio presidenziale, il giornalista israeliano è stato fatto accomodare in un edificio “filtro”, per uno dei controlli di sicurezza più meticolosi ai quali fosse mai stato sottoposto. “Mi è stato tolto il telefonino e mi hanno fatto camminare dietro un soldato e una guardia di sicurezza”. Al reporter è stato chiesto di mettere i piedi esattamente dietro i suoi accompagnatori, senza deviare manco di un millimetro. Il motivo? Per evitare le mine antiuomo che erano state sparse per le stanze e lungo i corridoi. “L’intero complesso – scrive ancora Gontarz – in questi giorni appare come l’edificio meglio custodito al mondo”.

L’ultima trincea

Intorno al palazzo, c’erano schierati veicoli blindati, lanciamissili anticarro, protezioni erette con sacchi di sabbia, postazioni di tiro, trattori e dozzine di uomini armati fino ai denti. L’arredamento dello studio dove si è svolto l’incontro col Presidente era tutto in verde-militare. Il portavoce di Zelensky, ancora una volta, ha ricordato a tutti i giornalisti presenti come fosse assolutamente vietato portare telefonini, telecamere o altri apparecchi di trasmissione. “E’ anche per la vostra sicurezza”, è stato ripetuto. Pantaloni neri, scarpe e felpa colore oliva, Zelensky è entrato nello studio e ha cominciato a parlare.

L’alto prezzo pagato da Putin

I russi hanno perso 10 volte più soldati di noi”, ha detto. Calmo, quasi freddo e impassibile, il Presidente ucraino si è emozionato soltanto quando ha citato le donne e i bambini uccisi durante la guerra. “Potranno arrivare a migliaia, con migliaia di carri armati e conquistare Kiev- ha proseguito il Presidente – ma poi i russi dovranno viverci da soli su questa terra, perché qui non troveranno amici”.

Memoria ebraica

Inoltre ha espresso un desiderio: “Tra i padri fondatori di Israele, c’erano ebrei ucraini che hanno portato con sé la loro storia e un feroce desiderio di costruire un Paese meraviglioso. Quindi, non è male avere una tale mediazione. Ho parlato con il signor Bennett, ho detto che, a questo punto, non sarebbe giusto incontrarsi in Ucraina, Russia o Bielorussia. Questi non sono luoghi in cui potremmo raggiungere alcuna intesa per terminare la guerra“.

Incontro tra leader

Non sto parlando di riunione tecniche, ma di incontri fra i leader. Credo che Israele potrebbe servire come luogo di incontro. Specialmente Gerusalemme”. Zelensky poi ha chiarito meglio il suo pensiero, affermando che se si discute di sicurezza per l’Ucraina, allora Israele dovrebbe senz’altro essere coinvolto. Ci sono un milione e mezzo di persone immigrate, che parlano ucraino e russo in Terra Santa. Questo blocco potrebbe incidere positivamente per la pace, esercitando una discreta influenza su tutti i protagonisti. Per esempio, attraverso i media in lingua russa diffusi in Israele, Germania o negli Stati Uniti.

Biden teme e non gradisce

Ma cosa pensa Biden, di questo ruolo che Israele sembra essersi ritagliato nella crisi ucraina? Beh, ufficialmente lo guarda con favore. Ma, dietro le quinte, forse teme qualche “asimmetria” diplomatica di Gerusalemme con la Russia, a cominciare dalla ritrosia di Bennett a decretare sanzioni economiche contro Mosca. Victoria Nuland, Sottosegretario Usa agli Affari politici, in un’intervista alla rete israeliana Channel 11, ha detto che se lo Stato ebraico non si dovesse unire alle sanzioni anti-Putin, potrebbe diventare una specie di isola felice per gli oligarchi russi e “l’ultimo rifugio per il denaro sporco che sta alimentando la guerra”.

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