Putin censura, mette in gabbia i giornalisti e gli oppositori e noi lo seguiamo come delle pecore
Una misura definita dall’azienda “necessaria per tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese”, arrivata dopo l’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità. “Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni”. Cioè ben lontano dalla Russia.
Però gli inviati a Kiev possono andare perché sono dalla parte giusta della storia. Anche se in Ucraina rischiano la pelle, sotto le bombe, molto di più coloro che stanno a Mosca. La sospensione dei servizi dalla Russia in base a ragioni di sicurezza quindi è puerile. I canali occidentali come la Bbc hanno sospeso il servizio perché avevano un canale in russo con giornalisti locali che potevano ricadere sotto le leggi di Putin. Al massimo i giornalisti italiani rischiavano l’espulsione.
In realtà il Paese, cioè l’Italia, non è ritenuto dagli americani e dalla Nato un alleato affidabile quindi meglio togliere audio e video. E i media ufficiali italiani si adeguano ancora prima che venga una richiesta esterna e si autocensurano seguendo le migliori tradizioni del giornalismo italico. Giornalismo fascista ai tempi del fascismo, democristiano con i democristiani, comunista e socialista quando faceva comodo per fare carriera, in Rai e altrove. In questi giorni hanno persino attaccato il corrispondente da Mosca, Marc Innaro, perché i suoi servizi infastidivano.
Putin censura, mette in gabbia i giornalisti e gli oppositori e noi lo seguiamo come delle pecore. Siamo a caccia di russi agiati e di oligarchi che fino al giorno prima venivano omaggiati come sponsor di sport, arte e cultura. Persino l’ambasciata italiana a Mosca è stata restaurata con soldi russi. E il capo della delegazione russa che tratta con gli ucraini sotto le bombe di Putin, Medinsky, ha ricevuto non tanto tempo fa una laurea honoris causa da Cà Foscari. Un po’ come nel caso libico. Il 30 agosto 2010 Gheddafi era ricevuto a Tor di Quinto a Roma da 5mila politici, industriali e dignitari italiani con il cappello in mano davanti al raìs. Sei mesi dopo l’Italia si univa alla Nato per bombardare il suo maggiore alleato nel Mediterraneo.
E ora si va alla caccia degli artisti russi mentre dei poveracci sui giornali compilano liste di proscrizione di veri o presunti simpatizzanti del bandito di Mosca. L’Italia rimane quella minima potenza descritta da Prezzolini, Flaiano, Risi, Monicelli e tanti altri. “Ma Robe’, che te frega delle tristezze”, diceva nel ‘Sorpasso’ Gassman a Trintignant.