Negoziato ma nessuna tregua, tra due giorni si riprova mentre la guerra continua

Un difficile dialogo mentre i contrapposti soldati si stanno ammazzando. Faccia a faccia tre le due delegazioni con rottura sfiorata e telefonate tra Kiev, Minsk e Mosca a sentire i rispettivi vertici politici. Prospettiva di trovare una soluzione alla crisi aperta dall’invasione russa, ancora lontana.
Per il poco che si sa di quanto realmente accaduto, Zelensky chiede l’immediato cessate il fuoco mentre firma la richiesta di adesione all’Ue come atto politico. Putin dice a Macron: Crimea a Mosca e neutralità dell’Ucraina. Solo? Il Donbass?
Intanto la guerra continua a deteriorarsi con una feroce battaglia a Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina.

Colonna di carri armati russi che sta entrando in Ucraina

Si tratta e ci si ammazza

Al termine dell’incontro il capo della delegazione di Mosca Vladimir Medinskij ha sostenuto che sarebbero stati individuati punti su cui è possibile prevedere posizioni comuni, oltre a specificare che i negoziati sono durati cinque ore e ne seguirà sicuramente un altro.
Il consigliere del capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha invece spiegato che le delegazioni hanno individuato una serie di questioni importanti sui quali hanno «delineato alcune decisioni» (parole riportate da Ria Novosti), precisa il manifesto.

Le posizioni di partenza

L’Ucraina punta a tutto per ottenere qualcosa: nessuna cessione territoriale e immediato cessate il fuoco. Quasi contemporaneamente Zelensky annunciava di aver firmato una richiesta ufficiale per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, atto politico simbolico di un eventuale e molto lontano divenire.
A catena, Macron su richiesta di Zelensky chiama Putin. Stando a quanto ha poi raccontato Parigi, «il presidente ha ribadito la richiesta della comunità internazionale che la Russia fermi la sua offensiva contro l’Ucraina e ha riaffermato la necessità di stabilire immediatamente un cessate il fuoco». Richieste scontate che nascondono probabilmente dell’altro.

La Francia mediatrice

Dal poco reso noto, Macron avrebbe anche chiesto a Putin di garantire la cessazione delle operazioni militari, specie quelle contro i civili e le infrastrutture civili. Secondo l’Eliseo Putin si sarebbe impegnato su alcuni punti non meglio precisati, ma contemporaneamente –segnala Simone Pieranni- il Financial Times lanciava sul proprio sito la notizia di un pesante attacco missilistico russo contro Kharkiv con almeno 11 civili morti.

Le decisioni ai vertici politici

Ora le delegazioni sono già a casa loro a riferire. Secondo Novaya Gazeta, sia Medinsky (Rossia), sia Mikhail Podolyak (Ucraina), hanno specificato che sono previsti prossimi incontri. Secondo Medinsky (dichiarazioni ancora da Ria Novosti, ufficialità del Cremlino), il prossimo incontro potrebbe tenersi al confine tra Polonia e Bielorussia.

La composizione delle due delegazioni

Non un semplice elenco di nomi, ma possibile lettura politica delle intenzioni delle due parti. A guidare il team ucraino è stato il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, mentre a capo di quella russa c’era Vladimir Medinsky, consigliere di Putin, considerato la «mente» delle recenti ricostruzioni storiche delle colpe ucraina del presidente russo. E un seguito altrettanto titolato, con la curiosità della presenza del manager russo Roman Abramovich che, «su richiesta di Kiev sarebbe in Bielorussa per partecipare ai negoziati», scrive il Jerusalem Post.

L’Onu intanto

Assemblea generale straordinaria al Palazzo di Vetro di New York. Premessa del segretario generale Guterres: «l‘idea di un conflitto nucleare è semplicemente inconcepibile, nulla può giustificare l’uso di armi nucleari». Gli ambasciatori dei vari Stati prendono la parola prima di votare una risoluzione di condanna della Russia. L’obiettivo è di isolare Mosca con oltre 100 voti e gli occhi sono puntati sui Paesi che si asterranno o voteranno contro. Secondo l’ultima bozza del testo, fanno sapere fonti diplomatiche, il verbo “condanna” è stato sostituito con “deplora“.

Armi all’Ucraina

Dopo la decisione di domenica della Ue di stanziare 450 milioni di euro per l’acquisto e la fornitura di armi all’Ucraina (più 50 milioni per carburante e aiuti medici), ieri i ministri della Difesa dei 27 hanno discusso su come «convertire i finanziamenti in armi e portarle sulla linea del fronte delle forze armate ucraine che lottano contro l’invasione russa».

Base Nato in Polonia

Un hub logistico è organizzato in Polonia, per gli aiuti militari ma anche per quelli umanitari. L’Ungheria dissente: ieri Budapest ha rifiutato il passaggio dal suo territorio all’Ucraina di armi letali, «una decisione per garantire la sicurezza dell’Ungheria e della comunità ungherese in transcarpazia», riferisce Anna Maria Merlo. L’Ucraina ieri ha chiesto al G7 non solo armi difensive, ma anche dei caccia. La Bulgaria ha reagito con un «no» per quanto riguarda i suoi Mig.

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