
Da questa mattina, alla frontiera tra Ucraina e Bielorussia, i colloqui ucraino-russi. Il presidente ucraino Zelensky precisa che non ci sono precondizioni per i negoziati. «Abbiamo convenuto che la delegazione ucraina si sarebbe incontrata con la delegazione russa senza precondizioni al confine ucraino-bielorusso, vicino al fiume Pripyat», scrive su Telegram, precisando che «il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si è preso la responsabilità di garantire che tutti gli aerei, gli elicotteri e i missili che si trovano in territorio bielorusso resteranno a terra durante il viaggio della delegazione ucraina, durante i colloquio e il ritorno».
Il presidente russo Putin ha ordinato lo ‘stato di massima allerta’ per le forze di deterrenza nucleare e nel mondo è scattale paura. «I Paesi occidentali non solo stanno prendendo azioni economiche non amichevoli contro il nostro Paese, ma i leader dei principali Paesi della Nato stanno facendo dichiarazioni aggressive sul nostro Paese» ha dichiarato. Per la Casa Bianca, l’ordine di Putin «fa parte di uno schema di minacce costruite e che non esistono, volte a giustificare l’aggressione». E gli Stati Uniti «hanno fiducia nel fatto che possono difendersi e difendere gli alleati».
Sulla reale entità della minaccia, Berlino parla di una mossa dettata dalla frustrazione per la frenata dell’offensiva. Le trattative per un cessate il fuoco si annunciano quindi in salita ma decisamente urgenti. Ad indurre alle trattative è anche il martellamento costante dei bombardamenti. Mentre Mosca ha fatto entrare nel Paese altri carri armati e lanciarazzi, forti esplosioni per tutta la giornata a Kiev, dove al calare della notte le sirene degli allarmi antiaerei hanno ripreso a suonare a ripetizione, facendo correre la popolazione nella metropolitana-bunker e negli altri rifugi.
L’avanzata russa – riferisce il New York Times – si sta concentrando sulla capitale Kiev, a Kharkiv nel nord-est e Kherson a sud. Il giorno dopo che i soldati ucraini hanno respinto l’attacco alla capitale facendo saltare in aria i ponti e allestendo posti di blocco armati, un secondo più vigoroso assalto ha preso di mira tutta la città, con spari ed esplosioni che sono arrivati fino a piazza Maidan, teatro delle proteste che nel 2014 rovesciarono il governo filorusso di Viktor Yanukovitch. Intanto l’esercito ucraino ha fatto saltare diversi nodi ferroviari che collegano il paese con la Russia per rendere più complessi i rifornimenti da Mosca.
Ieri nella Bielorussia che stamane fa da ospite dei colloqui per una difficile pace o almeno per una tregua, s’è svolto il referendum costituzionale che rafforza la presa di Lukashenko sul paese e consentire il dispiegamento di armi nucleari di Mosca sul suo territorio, fini a ieri dichiarato denuclearizzato. Referendum dichiarato vincente col 65 per cento di favorevoli. Ed ecco che contro l’avanzata degli armamenti Nato verso est, Putin sposta la sua minacciosa deterrenza verso ovest.
Da Washington Joe Biden risponde a chi preme per un intervento militare Nato spiegando che «l’unica alternativa possibile alle sanzioni è l’inizio della Terza guerra mondiale».
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