
Ucraina, i dubbi aumentano: cosa c’è veramente sotto? Putin, finora, aveva sbagliato poche mosse (dal suo punto di vista), rialzando la testa fragorosamente in molti scacchieri. E rischiando relativamente poco. Dal Caucaso al Nord Africa, dal Mediterraneo al Medio Oriente, fino all’Indo-Pacifico, la presenza militare russa in questi ultimi anni si è moltiplicata. Per non parlare del trattamento “speciale” che il nuovo zar ha riservato ai dissidenti. L’Occidente ha lasciato fare, dato che “business is business” e anche per un certo “strabismo strategico” degli Stati Uniti. Il nuovo “competitor” globale è la Cina, così Putin e i suoi oligarchi sono scivolati, lentamente, in seconda fila. Se poi al ragionamento aggiungete anche la minaccia del terrorismo jihadista, allora lo scenario è completo. Putin non era più né il nemico pubblico numero uno e manco il numero due. E invece, sorpresa.
Da quello che sappiamo, anche di fronte alle immagini satellitari, che parlavano chiaro, molti analisti occidentali stentavano a ritenere possibile una reale invasione dell’Ucraina. Sì è vero, Biden è Blinken suonavano l’allarme quotidianamente, ma in Europa, dietro le quinte delle Cancellerie, non gli credeva proprio nessuno. E forse, in fondo in fondo, non ci credevano nemmeno loro. La prova? Non solo avrebbero dovuto pensare ad armare l’Ucraina fino ai denti con largo anticipo, ma si sarebbero dovuti preoccupare anche di predisporre, “pronto cassa”, un pacchetto di devastanti sanzioni finanziarie e commerciali, già concordate. Da fare scattare immediatamente, come una tagliola, alla prima mossa bellicosa di Putin. Invece niente. In un certo senso, il Cremlino ha preso tutti in contropiede. I più realisti pensavano che si limitasse a ottenere l’autonomia del Donbass, sul modello di alcune repubbliche caucasiche filo-russe.
Altri ritenevano possibile un’annessione della stessa regione in stile Crimea, mediante un intervento militare circoscritto. In un pochi, però, al di là di ciò che si sentiva ufficialmente, avrebbero scommesso sullo scenario di un’invasione totale. Dunque, a questo punto, i dubbi aumentano. L’Ucraina è solo la prima mossa di un programma già scritto? Forse. Certo, Putin ha trovato una sponda formidabile, in primis, nella Cina. In un certo senso, ha tastato il posto all’Occidente, trovandolo debole. E aprendo la strada a possibili scenari da brivido, in altri scacchieri. Putin e Xi Jinping, proprio recentemente, hanno siglato un documento che vale più di alleanza. Riscrive la nuova filosofia geostrategica del pianeta e, secondo noi, apre la strada a un ribaltamento degli assetti post-Guerra fredda, su cui è basata la sicurezza internazionale. In sostanza, quello che sospettiamo è che all’esplosione dell’hot-spot ucraino, possa seguire l’incendio di un’altra macro-area di crisi.
Cioè Taiwan e il Mar Cinese meridionale. Liu-Zhen, corrispondente da Pechino del “South China Morning Post”, ne parla apertamente con un report dal titolo “Il rapido attacco russo all’Ucraina è un modello per i piani dell’esercito cinese contro Taiwan?” Inquietante. Anche perché, il giornalista cita “esperti militari cinesi”, i quali sostengono che il modello d’attacco all’Ucraina “dovrebbe essere quello seguito per Taiwan”. Certo, dice l’articolo, lo Stretto di Formosa (160 miglia di mare) sarebbe un serio ostacolo, ma con una campagna veloce l’invasione avrebbe successo. Esistono già piani particolareggiati accuratamente predisposti. Il South China Morning Post cita quello del generale Wang Hongguang (già vice-comandante della Regione di Nanchino), secondo cui “americani e giapponesi avrebbero solo tre giorni di tempo per contrastare l’attacco cinese”. Il piano di Pechino prevede una “decapitazione” politica e amministrativa di Taiwan, perché verrebbero presi di mira palazzi governativi e istituzionali in genere.
Inoltre, la prima ondata di bombardamenti, attuata con missili da crociera e bombardieri a lungo raggio, dovrebbe distruggere tutte le infrastrutture di collegamento e le “facilities” di comunicazione, oltre naturalmente agli impianti militari veri e propri (caserme, depositi di carburante, polveriere, siti radar, raggruppamenti corazzati, contraerea e batterie antimissile). Intanto, un paio di brigate di paracadutisti dovrebbero colpire al cuore la capitale Taipei. Naturalmente, scrive il giornalista Liu-Zhen, Putin ha fatto “scuola”. Gli analisti cinesi sostengono che ha avuto mani libere sull’Ucraina, dopo avere apertamente minacciato l’Occidente “di rappresaglia nucleare”. Nessuno si è azzardato a intervenire, ha detto Song Zhongping, commentatori militare. Aggiungendo che la Cina, in caso di invasione di Taiwan, ha sicuramente preso in considerazione il ruolo che potrebbero giocare gli Stati Uniti.
Ma anche la Cina possiede bombe atomiche a sufficienza per scoraggiare possibili reazioni occidentali.