Le contraddizioni della storia ucraina e le accuse di Putin

Chi sono i nazisti ucraini che Putin dice di voler eliminare, cercando di giustificare l’impossibile? Il primo riferimento è alle brigate ucraine che, guidate da Stepan Bandera, attaccarono l’Urss assieme alle armate naziste nella guerra mondiale. Formazioni politiche e paramilitari di estrema destra si sono moltiplicate nel Paese ex-sovietico dal 1991. L’ultra destra ucraina ha combattuto con i georgiani nel 1993 e con i ceceni nel 1994 contro i russi. Durante le settimane dell’Euromaidan, gruppi come il ‘Settore destro’ e ‘Patrioti dell’Ucraina’, guidano le barricate per spodestare il presidente filorusso Yanukovich. Tra i gruppi neonazisti ucraini il più forte è il battaglione Azov, comandato da Andriy Biletsky, noto come il ‘Führer bianco’. Biletsky ha poi ottenuto il grado di colonnello e una medaglia al valore.

Dalla prima guerra mondiale

I drammi dell’Europa orientale e in particolare dell’Ucraina ebbero inizio all’indomani della Prima Guerra mondiale, quando crollarono i tre imperi che controllavano rigidamente la regione, ma ne avevano comunque garantito l’equilibro, sebbene ricorrendo spesso a mezzi alquanto discutibili. Nel novembre 1918, nella parte occidentale dell’Ucraina sorse un stato indipendente con capitale Leopoli che ebbe però una vita assai breve e fu incorporato nella Polonia alla conclusione della guerra polacco-sovietica nel 1923. Diverse le sorti del resto del paese, la parte orientale, dove si combatté in parallelo un’altra guerra, ovvero la guerra civile russa scoppiata già nel novembre del 1917, all’indomani cioè della rivoluzione d’Ottobre. Già dagli anni Venti però cominciò a svilupparsi un’identità ucraina contrapposta a quella russa. Il progressivo irrigidimento del regime sovietico e la grande carestia all’inizio degli anni Trenta contribuirono all’inasprimento dei rapporti tra russi e ucraini e nel 1941, quando le armate naziste attaccarono l’Unione Sovietica, la situazione era già a un punto di rottura.

Il caso di Stepan Bandera

Anche l’annessione alla Polonia della parte occidentale dell’Ucraina aveva destato comunque forti risentimenti: guidato da Stepan Bandera un gruppo di nazionalisti ucraini aveva organizzato infatti nel 1934 un attentato nel corso del quale il ministro dell’interno polacco Bronisław Pieracki, tra i più stretti collaboratori del maresciallo Pilsudski, aveva perso la vita. Condannato a morte, Bandera ebbe la pena commutata in ergastolo, ma nel 1939 dopo l’attacco tedesco alla Polonia, fu liberato in circostanze non ancora del tutto chiarite. Tra il 1939 e il 1941 Bandera collaborò con l’intelligence tedesca (Abwehr) per preparare l’invasione dell’Unione Sovietica, ma fu poi arrestato dai nazisti e internato a Sachsenhausen. Liberato nel settembre del 1944 contribuì alla costituzione di un comitato nazionale ucraino che avrebbe dovuto organizzare la resistenza contro l’Armata rossa che ormai stava avanzando verso ovest. Uscito pressoché indenne dalla sconfitta nazista, sebbene vivesse a Monaco di Baviera sotto falso nome da anni, nel 1959 Bandera fu assassinato da un agente del KGB. Quando negli anni Novanta fu proclamato ‘eroe dell’Ucraina’, si comprendono le perplessità manifestate non solo in Russia.

Volontari o volonterosi carnefici?

Il reparto più noto reclutato tra ucraini che combatté a fianco dei tedeschi fu indubbiamente la divisione SS “Galizien”. Secondo alcuni storici al reparto non sono imputabili specifici crimini di guerra, ma un centro di ricerca polacco ha condotto un’indagine relativa alla presenza del reparto ucraino nel corso di un’operazione particolarmente brutale contro partigiani polacchi dell’Armata Krajowa e la popolazione civile accusata di averli appoggiati. Altri casi più noti sono quelli di numerosi ucraini che svolsero mansioni ausiliarie in diversi campi di stermino nazisti. Emblematica tra queste la vicenda di Ivan Mihailovic Demianjuk: soldato dell’Armata rossa catturato dai tedeschi e diventato poi ‘ausiliario’ nel campo di sterminio di Sobibor, Demianjuk fu processato da un tribunale tedesco e condannato nel 2011 indicando nella motivazione della sentenza che l’imputato era stato «parte della macchina dello sterminio». Non mancano infine testimonianze di deportati italiani che descrivono come anche nei lager di Bolzano e Fossoli fosse tristemente noto Michael Seifert, detto “Mischa”, estradato dal Canada, processato e condannato all’ergastolo dalla giustizia militare italiana nel 2008. Mai nessun processo per crimini di guerra è stato fatto in Ucraina.

La crisi del 2014

Confusi e ambigui possono invece definirsi alcuni avvenimenti risalenti al 2014 sulla presenza di estremisti di destra di provenienza europea occidentale sulla linea di confine tra Ucraina e repubbliche secessioniste del Donbass. In un inquietante rapporto steso da osservatori dell’OSCE si parlava di comportamenti simili ai crimini di guerra e del bombardamento indiscriminato di un centro abitato dove non si trovava alcuna installazione militare. La notizia, più volte diffusa anche dalla stampa italiana, indubbiamente ha destato notevole imbarazzo, ma con il passare del tempo la cattiva fama del battaglione “Azov” si è notevolmente ridimensionata, fino alle dichiarazioni ufficiali che lo descrivono oggi come una ‘normale’ unità, tra molti scetticismi.

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