
Ben pochi tra i commentatori, anche quelli che non sono simpatizzanti di Putin e nostalgici della Grande Madre Russia, dimostrano di avere a cuore il nostro interesse nazionale a ragionano in modo freddo e preciso su quanto sta avvenendo, dopo che il capo del Cremlino ha lanciato l’operazione bellica contro l’Ucraina.
Pur avendo ben chiaro che Putin è un autocrate e non certo un campione della liberal-democrazia, è necessario chiedersi a chi giova realmente questa crisi così pericolosa e a ridosso dei confini europei. Da parte mia avanzo l’ipotesi, peraltro già adombrata da altri, che a trarne giovamento, in questo particolare momento storico, siano soprattutto gli Stati Uniti. I quali hanno un presidente in grave difficoltà come Joe Biden. A volte appare lucido e a volte inebetito. E’ a capo di una nazione tremendamente divisa, e Putin gli ha in fondo offerto su un piatto d’argento l’occasione per uscire dall’angolo e ritornare al centro del ring. Naturalmente bisogna vedere se saprà coglierla.
Credo che i principali quesiti da porre siano i seguenti. (1 Quale senso ha avuto la continua espansione della Nato a oriente, visto che l’Unione Sovietica non esiste più? (2 E perché i tanti segnali d’allarme lanciati dai russi in questi anni sono stati sempre ignorati, quando non derisi? La spiegazione non è affatto semplice, ma ne azzardo una che a me sembra plausibile.
Anche dopo la fine della Guerra Fredda e l’implosione dell’Urss, nei circoli politici – e soprattutto militari – di Washington, Mosca continua ad essere considerata l’avversario principale, quello da combattere ad ogni costo, insomma. Certo è difficile cambiare abitudini. Anche se tanti analisti ci hanno detto che Biden ha compiuto la disastrosa ritirata dall’Afghanistan perché, seguendo in questo caso Donald Trump, si è finalmente accorto, a differenza del premio Nobel per la pace Barack Obama, che il nemico principale dell’America è la Cina, e non la Russia.
Usa e Nato hanno illuso il governo ucraino con dichiarazioni di solidarietà. Tuttavia Biden ha subito chiarito di non essere disposto a scontrarsi militarmente con i russi né ha promesso di inviare truppe sul terreno. Del resto non può permetterselo, considerato che buona parte dell’opinione pubblica Usa (che non lo ama) è schierata su posizioni isolazioniste. Quindi mano libera agli europei, abituati da tanto tempo a rincantucciarsi sotto le coperte lasciando agli americani le incombenze militari. E pure criticandoli senza remore quando bombardano.
Ora si stanno progettando le solite sanzioni che, come sempre, serviranno a poco. Ma un fatto è chiaro. A soffrirne sarà in modo pressoché esclusivo la Ue, e non gli Usa che, al contrario, proprio dalle sanzioni potrebbero guadagnare tanto in termini economici quanto politici. Mi chiedo, per esempio, come si possa criticare la Germania per la sua presunta “timidezza”, quando si sa benissimo che i tedeschi dipendono in maniera essenziale dalla Russia per i loro approvvigionamenti energetici. Idem per l’Italia, forse in misura anche maggiore, anche se non pare che i nostri politici ne siano consapevoli.
Dulcis in fundo, si noti che finora la Cina di Xi Jinping ha adottato sulla questione ucraina un atteggiamento di grande prudenza. Nessun segno, finora, di voler seguire Putin nel riconoscimento delle repubbliche separatiste. Al contrario, l’atteggiamento di Pechino è stato piuttosto ambiguo. Non si può escludere che stia giusto ad osservare da fuori per giocare un ruolo di mediazione. Scontentando Putin, ma riguadagnando punti presso un Occidente che la considerava addirittura un pericolo mortale.
Tuttavia, proprio l’aver ignorato i continui allarmi lanciati da Putin ha causato la saldatura dei rapporti tra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese. Magari Mosca in futuro ricambierà appoggiando l’eventuale invasione e l’annessione di Taiwan alla Repubblica Popolare. Resta comunque il fatto che i cinesi considerano la presenza russa in Estremo Oriente un’indebita intrusione, e la questione si porrà certamente nel futuro.
Si scopre soltanto l’acqua calda notando, una volta di più, che l’Unione Europea non ha una strategia e si limita a vivacchiare sul piano diplomatico e militare. Solo che, in certe situazioni, vivacchiare non basta, né è sufficiente che la Nato schieri navi e aerei rischiando uno scontro diretto sul quale gli stessi vertici dell’Alleanza nutrono dubbi. Stoltenberg fa fuoco e fiamme a parole, ma si guarda bene dall’incrociare direttamente le lame con i russi. L’Unione Europea, così com’è oggi, può combattere soltanto guerre virtuali, giacché le mancano una strategia e una chiara visione del suo ruolo.