La follia delle guerre nel cuore dell’Europa. Il primo giorno della guerra Nato in Jugoslavia

Per l’attacco all’ultima Jugoslavia di Milosevic, nel 1999, la Nato scelse di prenderla da lontano, solo attacchi aerei per quasi tre mesi, ad evitare incontri pericolosi a terra. Come fecero due anni dopo gli Usa in Afghanistan.

Un F-15 Usa decolla da Aviano verso la Jugoslavia

Anche allora annuncio di guerra in tv

24 marzo 1999. «Sono stato informato dal comandante militare supremo in Europa, il generale Wesley Clark, che in questo momento sono iniziate le operazioni aeree della Nato contro obiettivi nella Repubblica federale jugoslava», ha detto il segretario generale Javier Solana. «La grande macchina militare alleata si è messa in moto con tutta la sua forza missilistica e aerea nelle prime ore di oscurità».

Allora l’Italia in guerra

Cacciabombardieri decollati a ondate successive dalle basi in Italia, mentre le navi Usa in Adriatico e i B-52, altissimi nel cielo, hanno lanciato decine e decine di missili “Tomahawk” programmati per raggiungere i loro obiettivi. «Pristina, Belgrado, Novi Sad sono state colpite», raccontano dall’Italia da dove aerei e missili partivano. A Belgrado, bersaglio principale, meno enfasi guerriere nei toni del racconto; il suono lacerante delle sirene di attacco aereo, e le prime esplosioni sugli impianti industriali e le raffinerie di Prescevo e sul Danubio.   

Cancellare subito l’aviazione avversaria

Scopo del primo attacco missilistico: neutralizzare le difese aeree jugoslave, i sistemi radar, le postazioni contraeree e le centrali di telecomunicazioni militari. È stato un attacco lungo, massiccio, che ha impegnato centinaia di aerei. L’ottantina di cacciabombardieri partiti da Aviano e dalle altre basi Nato in Italia hanno fatto rifornimento in volo e hanno cominciato a rientrare intorno alle ventidue e trenta.

Tutto l’arsenale aereo

Tutto l’arsenale aereo dell’Alleanza ha partecipato alla missione: i bombardieri invisibili A-117, gli A-10 da attacco al suolo, gli F-15, gli F- 16, i Tornado italiani e tedeschi, gli Harrier britannici, i Mirage e i Super-Etendard francesi, gli F-18 spagnoli, caccia portoghesi e canadesi, olandesi e belgi. Gli italiani, in particolare, hanno partecipato all’azione contro l’aeroporto di Pristina.

Il grosso dagli americani

Il grosso della forza offensiva è venuto dalla U.S. Air Force e dalla U.S. Navy. Non soltanto le portaerei, le navi lanciamissili e i B-52. Nella prima ondata dell’ operazione Deliberate Force c’erano anche due super bombardieri B-2, che non erano mai stati usati in combattimento, nemmeno nei cieli dell’Iraq. Sono aerei dall’aspetto di boomerang. Praticamente invisibili ai radar, che valgono oltre due miliardi di dollari l’uno. I B-2 hanno sganciato bombe da 900 chili a guida satellitare, ordigni capaci di devastare strutture anche robustissime, come posti di comando sotterranei.

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