
Nella prima metà del XIII secolo il rus di Kiev, l’antico stato slavo sorto quattro secoli prima, subì un’invasione mongola che durò circa poco più di mezzo secolo provocando tuttavia diverse conseguenze: Kiev fu praticamente distrutta e iniziò l’inarrestabile decadenza, mentre Novgorod invece si rafforzò progressivamente attraverso i commerci – assieme alla piccola città di Mosca – e soprattutto accettando dei compromessi con i nuovi signori tataro-mongoli. Lentamente però Mosca divenne anche la capitale di un granducato e i sovrani moscoviti cominciarono allora a resistere alla potenza mongola e a quella polacco-lituana. Tre secoli dopo l’invasione di Kiev a Mosca comparve così un nuovo soggetto politico: il principe Ivan nel 1547 si proclamò ‘zar’ con il nome di Ivan IV, meglio conosciuto come il Terribile. Non solo la storia russa, ma anche la storia dell’Ucraina era destinata a cambiare.
Dopo il ritiro dei mongoli e dopo un periodo di instabilità, l’Ucraina finì sotto la sfera d’influenza polacca e lituana. Nel 1648, anno in cui in Europa si concludeva la guerra dei Trent’Anni, il capo dei cosacchi ucraini Bogdan il Nero si sollevò contro la prepotente nobiltà polacca avida di terre e nel 1654 fu stipulato un primo trattato di alleanza tra lo stato cosacco ucraino e la Russia. Un secolo e mezzo dopo, nel 1708, i cosacchi si ribellarono questa volta ai russi ottenendo l’appoggio degli svedesi già in lotta contro l’impero russo per il controllo del mar Baltico. Carlo XII di Svezia puntò energicamente a sud con un esercito non troppo numeroso, ma molto ben addestrato, con l’intenzione di raggiungere il mar Nero e unire la potenza ottomana alla guerra contro Pietro il Grande. L’ambizioso sogno geopolitico del re di Svezia si infranse però nei pressi della cittadina ucraina di Poltava nel luglio 1709. Nel 1764 la zarina Caterina II soppresse infine lo stato cosacco annettendone definitivamente il territorio alla Russia. Con la cessione della Crimea una decina di anni dopo e una prima spartizione della Polonia, la Russia consolidò così i propri confini a sud e a occidente e non si parlò quasi più di Ucraina.
Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra mondiale, Polonia e Ucraina erano entrambe parti dell’impero russo; la Galizia, con capitale Leopoli, apparteneva invece all’impero austriaco. Con crollo russo nel 1917 e il l’armistizio di Brest-Litovsk, l’Ucraina fu occupata dagli austro-tedeschi fino in Crimea e saccheggiata soprattutto di prodotti agricoli. Nacque anche un’effimera Repubblica Ucraina che reclamava una propria indipendenza, ma, dopo la guerra civile che seguì la rivoluzione d’Ottobre, la Russia si reinsediò nella parte orientale e la Polonia in quella occidentale. Nel 1939 fu la Polonia ad essere spartita tra Germania ed Unione Sovietica, ma l’attaccò tedesco alla Russia del giugno 1941 vide i territori dell’Ucraina ancora invasi dai tedeschi. Probabilmente fu uno dei periodi peggiori della storia recente: per risentimento nei confronti dei sovietici, circa trentamila ucraini collaborarono con i nazisti o si arruolarono coi tedeschi, senza modificare però l’atteggiamento dei nazisti che continuarono a considerare la popolazione civile sospetta di collaborare con i partigiani e trattata con estrema durezza causando centinaia di migliaia di vittime.
Il trattato del 1654 e la battaglia di Poltava sono diventate recentemente due date molto significative e controverse nella complicata storia dei rapporti russo-ucraini. Per solennizzare la ricorrenza del trattato del 1654 e cementare tre secoli di ‘amicizia fraterna’, Kruscev decise nel 1954 di ‘donare’ alla repubblica socialista sovietica di Ucraina la penisola di Crimea. Fu un atto che non suscitò particolare entusiasmo, perché le antiche differenze rimanevano e l’Ucraina restava comunque divisa dalle memorie storiche. Altrettanto nel 2009, a tre secoli dalla battaglia di Poltava che aveva assicurato alla Russia il passaggio dal Baltico al mar Nero, si parlò ancora di ‘amicizia’, ma in tono assai minore. I tempi stavano cambiando e dal 1990 la storia aveva ormai accelerato il suo corso.