Ministro britannico: Putin con l’Ucraina come Hitler con la Cecoslovacchia. Chi vuole la guerra?

Biden e Putin, si parlano al telefono per smontare le tensioni attorno all’Ucraina, senza successo, e subito qualcuno rilancia, quasi a cercare la svolta militare. Ultime previsioni dell’intelligence Usa, una azione militare potrebbe avvenire fra martedì e mercoledì. «Un attacco avrebbe costi severi», ripete Biden minacciando una «risposta decisa» in caso di invasione. Il sottomarino americano intercettato dalla marina russa al largo delle Kurili un pessimo segnale.
Ma le truppe russe sono veramente schiarate per una possibile invasione?

Est modus in rebus

I latini dicevano: “Est modus in rebus”. Cioè, c’è modo e modo di fare (e dire) le cose. Bene, nel caso della crisi ucraina, giorno dopo giorno, si sta imponendo il messaggio “che sarà guerra”, nel senso che i russi invaderanno prestissimo l’ex Repubblica, con loro federata ai tempi dell’Urss. Ieri, a gettare maldestramente una bella tanica di benzina sul fuoco, è stato il Ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, che azzardando un’analisi storica, in un’intervista al “Sunday Times”, ha paragonato Putin a Hitler. Non contento, l’esponente del governo conservatore di Boris Johnson, ha poi aggiunto che la politica di “appeasement”, cioè di ricerca della pace per via diplomatica, a ogni costo, talvolta non serve a un bel niente. E ha ricordato il Patto di Monaco del 1938, che consegnò praticamente ai nazisti la Cecoslovacchia e non fece evitare la Seconda guerra mondiale. Wallace afferma che “c’è” un’alta probabilità che i russi attacchino, perché hanno continuato a spostare truppe durante i colloqui.”

In attesa dell’attacco l’economia affonda

Ma è proprio sicuro che andrà cosi? Si, perché ogni settimana che passa, nell’attesa che succeda l’irreparabile, l’economia europea (e non solo quella) affonda. I mercati finanziari vivono di aspettative e questa, purtroppo, è l’ora in cui il barometro segna burrasca. Per cui, più alto si sale e più le parole pronunciate pesano come macigni, perché influenzano i comportamenti che contano, specie quelli delle relazioni internazionali. Gli americani, ad esempio, già da un pezzo, stanno facendo una sorta di “cronaca diretta” della prossima, sanguinosa, invasione dell’Ucraina. Dipingendo scenari semi-apocalittici e diramando anche informazioni “riservatissime” sulla data dell’attacco. Per l’esattezza, mercoledì prossimo. O almeno cosi dice la Cia, che in Afghanistan, però, durante la grande fuga dell’estate scorsa, sbagliò le previsioni di quasi un anno. Nel caso specifico, gli 007 di Langley devono avere riguadagnato qualche punto, almeno agli occhi di Biden.

Tanta Cia nella valutazioni di guerra

Infatti, sono stati citatissimi, venerdì scorso, da Jake Sullivan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa. Il braccio destro del Presidente ha tenuto una conferenza stampa in cui, detto corto e netto, è stato veicolato un solo messaggio: scappate immediatamente da Kiev, perché i russi potrebbero bombardare in qualsiasi momento. Il Presidente ucraino Zelensky non ha gradito, e ha sostenuto che “parlare sempre di guerra ha creato panico e fatto aumentare la tensione”. Sullivan, comunque, ha anche aggiunto, molto vagamente, che “nessuno sa cosa abbia veramente intenzione di fare il Cremlino”. Sinceramente, però, non s’è capita manco la strategia della Casa Bianca. Biden ha detto che, se il Cremlino optasse per l’invasione, lui non manderebbe un solo soldato in Ucraina. “Perché se russi e americani arrivassero a spararsi, sarebbe la Terza guerra mondiale”. Una dichiarazione che, a qualcuno, è sembrata una specie di “liberatoria” per Putin.

La reale situazione sul campo

Ergo, per capirci qualcosa in più, lasciando da parte la diplomazia ufficiale e quella “asimmetrica”, (caratterizzata da bluff e controbluff), va analizzata la reale situazione sul campo. Dunque, cercando di interpretare la dislocazione delle forze russe intorno all’Ucraina, così come prospettato dalla mappa strategica elaborata da “Rochan Consulting”, saltano subito agli occhi alcuni fatti salienti. Innanzitutto, il grosso delle unità staziona, nell’area epicentro della crisi, già da parecchi mesi, lungo un arco che, partendo dalla Crimea, sale verso est, fino al nord del Donbass, la regione “ribelle” a maggioranza russofona. E allora, perché gli americani sono così allarmati? Beh, da un punto di vista strettamente militare, in effetti, ci sono stati massicci movimenti, da parte di Mosca, che fanno pensare al peggio. Ma, forse, non fino al punto di gridare all’imminente invasione. Ci spieghiamo.

Prima di tutto la Crimea

Una parte consistente dei rinforzi russi è stata destinata alla Crimea (quattro grandi unità), mentre altri due gruppi sono arrivati, sempre in area Mar Nero (uno all’estremo sud, vicino Donetsk), dove sono in corso esercitazioni con una trentina di navi. Tre importanti unità, invece, hanno preso posizione a nord, in direzione di Kharkov. Ma sono molto distanti dal confine. Un’altra ha integrato una brigata, già stanziata alla frontiera con la Bielorussia. E qui la lingua batte dove il dente duole. Perché, negli ultimi giorni, gli Stati Uniti non hanno perso occasione per denunciare il presunto ruolo di “trampolino per l’invasione” assunto da Minsk. Mosca ha obiettato che i soldati trasferiti in Bielorussia stanno, soltanto, svolgendo un intenso programma di “esercitazioni”. I missili S-400 che sono stati trasferiti, tra l’altro, sono armi di difesa aerea. Putin ha spostato sul territorio dei suoi fedeli alleati almeno 12 unità, di cui molte sono corazzate e (pare) piene di “Spetnatz”, i temibili commandos dell’esercito russo. L’equivalente dei nostri “Incursori”.

Nessun attacco generalizzato

Almeno sei, tra brigate corazzate e reggimenti d’assalto, sono, in effetti, poco lontani dal confine ucraino, in direzione di Kiev. Troppo pochi per attaccarla, sul serio, in una guerra totale, ma abbastanza per minacciarla e tenerla sotto pressione. Al confine con la Nato (Polonia), i russi hanno posizionato di recente una sola unità, “orfanella” , nella zona di Brest. Un’altra, in Moldavia, c’era già da un pezzo, a fare la guardia alla nuova Romania in versione atlantica. La nostra impressione è che i circa 120 mila soldati russi, raccolti intorno ai confini ucraini, siano troppo pochi per un attacco generalizzato. Tenuto conto delle forze in campo e dell’estensione territoriale, ce ne vorrebbero almeno il triplo.

Ma se Putin è scaltro, terrà tutti sulla corda, perché il tempo gioca a suo favore. Cosi farà rosolare Biden a fuoco lento, ottenendo diversi dei suoi obiettivi, senza sparare un colpo. E l’Europa salverà l’osso del collo.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro