
L’assetto del mondo postbellico fu deciso durante la conferenza internazionale di Jalta nel febbraio 1945, ma in realtà un accordo informale tra Churchill e Stalin risaliva all’ottobre precedente in un incontro a Mosca. Di fronte all’atmosfera «favorevole» (così la descrisse Churchill nelle sue memorie), lo statista inglese prese l’iniziativa di una sua proposta personale a Stalin. Su un foglietto di carta strappato da un block-notes, sir Winston abbozzò le percentuali di «influenza» che sarebbero state assunte rispettivamente da occidentali e Unione Sovietica sugli stati dell’Europa orientale dopo la fine della guerra: Romania (90% alla Russia e 10% agli occidentali); Grecia (90% agli occidentali e 10% alla Russia); Bulgaria (75% alla Russia e 25% agli occidentali) mentre su Ungheria e Jugoslavia ci sarebbe stato un equo 50% a testa. La Germania al momento non era nemmeno citata e del resto non era ancora stata definitivamente sconfitta, né occupata. Stalin ricevette il foglietto e lo siglò con la matita a due colori che aveva tra le mani restituendolo a Churchill. Secondo alcuni se ne persero la tracce, ma secondo altri il foglietto si trova ancora in qualche cassaforte inglese. Il metodo della proposta informale vergata su un foglio ricomparve però inaspettatamente proprio alla fine della Guerra Fredda.
Si racconta che nel corso della conferenza internazionale svoltasi ad Ottawa nel febbraio 1990, discutendo della riunificazione tedesca, quando il segretario di Stato americano Baker si avvicinò al ministro degli esteri sovietico Shevardnadze, gli abbia esibito un altro foglio di carta su cui aveva scritto di suo pugno il testo dell’accordo poi divenuto noto col nome di ‘Due più Quattro’. La misteriosa formulazione aritmetica derivava dal fatto che le ‘due’ Germanie si stavano accordando con le ‘quattro’ potenze che avevano sconfitto la Germania nazista nel 1945 (ovvero Usa, Urss, Francia e Gran Bretagna). Shevardnadze rispose semplicemente che per una risposta definiva sul contenuto avrebbe dovuto telefonare a Gorbaciov, ma aggiunse che era stata invece approvata la proposta di un ritiro dall’Europa orientale delle truppe sovietiche, o meglio di una riduzione congiunta degli effettivi che concedeva per di più agli Stati Uniti un leggero vantaggio numerico in termini di soldati. Questo significava indirettamente il via libera alla riunificazione tedesca della quale Usa e Urss si assunsero il merito, ma in realtà la Germania aveva già messo in atto altre strategie diplomatiche.
Vera protagonista del complesso negoziato fu la Germania Federale che si rivelò come la nuova potenza con cui il mondo avrebbe dovuto fare i conti, anche se non fu subito compreso da tutti. Bonn infatti aveva già respinto svariate ipotesi sulla riunificazione. La prima era quella di un nuovo trattato ‘imposto’ dalle quattro potenze alle due Germania: si trattava della formula preferita da Gran Bretagna, Francia e Urss che – a causa dell’assenza tedesca tra soggetti firmatari – era stato denominato ‘Quattro più zero’. Risultando inaccettabile per la Germania, si era parlato allora del ‘Due più Quindici’, ovvero di un negoziato tra le due Germania e gli altri membri della Nato che però non decollo. Si parlò anche di una trattativa aperta ai 35 paesi che firmarono gli accordi di Helsinki sulla sicurezza europea, ovvero i 15 della Nato, i 7 del Patto di Varsavia, e i 12 neutrali. Solo la formula del Due più Quattro però andava bene a Bonn, mentre la riunificazione vera e propria fu trattata autonomamente dalle due Germania per quanto riguardava i problemi interni di natura politica, economica, legale, che si allargò ad una consultazione con le Quattro potenze quando si discusse dei confini esterni della Germania soprattutto ad est.
Ad Ottawa, i ministri degli esteri d’Italia, Olanda, Belgio protestarono per la loro totale esclusione, chiedendo variazioni al testo dell’ accordo che tenessero conto non soltanto della sicurezza dei paesi vicini alla Germania, ma dell’intera Europa; furono però tacitati abbastanza seccamente. Questa è una faccenda –si disse– che riguarda solo le potenze alleate della seconda guerra mondiale, cioè i vincitori. La sola concessione alla formula ‘Due più Quattro fu la ratifica della riunificazione tedesca da parte delle 35 nazioni della Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione Europea (Csce) in un summit che si svolse tempo dopo. Shevardnadze in un discorso tenuto alla fine delle trattative canadesi sottolineò che l’Europa avrebbe dovuto rapidamente smilitarizzarsi e racchiudere una più grande Germania in una nuova struttura politica paneuropea che garantisse pace e sicurezza sul continente.
Fuori dal coro il ministro degli esteri italiano De Michelis accennò però alla eventuale adesione alle istituzioni europee degli stati non più compresi nel blocco del Patto di Varsavia e della necessità di prevedere stati o unioni di stati neutrali dal Baltico al mar Nero, legati cioè all’Europa, ma non alla Nato. Aveva visto un po’ più avanti di altri.