
L’obiettivo della missione Takuba è/era quello di contrastare i gruppi di estremisti che infestano la regione, inclusi lo Stato islamico e al Qaida. Oltre al traffico di persone. «L’idea europea è: al posto dell’impegno militare in Afghanistan, occupiamoci di quello che succede nel Sahel e che ci riguarda da vicino perché poi attraverso il corridoio africano i rischi di quella regione si spostano verso di noi», scrive Daniele Raineri sul Foglio.
Il governo Draghi nel 2021 ha mandati militari specializzati e sei elicotteri per missioni MedEvac, il trasporto aereo sanitario in zona di combattimento. Un compito delicato con tre elicotteri per le evacuazioni e tre di appoggio. Il 14 gennaio gli italiani hanno raggiunto la piena operatività, proprio quando le tensioni locali spingevano molto altri contingenti internazionali alla ritirata.
Ma nel frattempo gli altri contingenti hanno cominciato a lasciare la regione per contrasti con la giunta golpista, che ora sostiene che i soldati internazionali non sono stati invitati, ed esige regole più strette per la missione –per esempio i voli devono essere comunicati con trentasei ore di anticipo, quindi senza nessuna operatività militare reale, e intanto accolgono quattrocento mercenari russi della compagnia privata Wagner.
Il 14 gennaio la Svezia ha annunciato che avrebbe ritirato i suoi centocinquanta soldati della missione Takuba e i duecentocinquanta della missione Minusma delle Nazioni Unite. Giovedì scorso la Danimarca ha richiamato i suoi cento militari che erano arrivati soltanto due settimane fa, dichiarati subito ‘indesiderati’. Due giorni fa l’ambasciatore francese è stato espulso perché ha protestato contro il trattamento riservato ai soldati danesi. Martedì la Norvegia, vista la situazione, ha annunciato di avere annullato l’invio già programmato di suoi soldati.
Ieri la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, ha detto annunciato ripensamenti sulla presenza di soldati tedeschi dal Mali impegnati in due missioni di sicurezza che non sono la Takuba, «ma il problema è sempre lo stesso». L’invito all’aiuto militare internazionale da parte del precedente governo, rimangiato dal nuovo vertice golpista. Dopo il ritiro Usa e Nato dall’Afghanistan, crisi diffusa delle ‘missioni militari internazionali’ in formato export umanitario o di sicurezza in mezzo mondo.