Datti una calmata Joe. Macron-Putin: «De-escalation». Zelensky: «L’Occidente non crei panico»
Datti una calmata Joe. Macron-Putin: «De-escalation». Zelensky: «L’Occidente non crei panico»

Accordo Macron-Putin dopo un’ora di telefonata. Obiettivo, de-escalation delle tensioni al confine russo-ucraino. L’iniziativa del presidente francese punta all’autonomia strategica europea per superare gli ondeggiamenti pericolosi di quella americana. Biden chiede di riunire il Consiglio di sicurezza Onu ma scopre che dal 1° febbraio la presidenza è russa.
Conferenza stampa del presidente ucraino dopo la telefonata con Joe Biden. A cui chiede di smettere i continui avvertimenti su una guerra imminente e la minaccia russa. Il rischio più grande, ripete Zelensky, è l’instabilità interna.

De escalation di tensioni create da chi?

Vladimir Putin e Emmanuel Macron, dopo una telefonata di più di un’ora ieri, si sono accordati per sollecitare una de-escalation della tensione nell’est dell’Ucraina. Anche se, sottolinea l’Eliseo, «non basta una telefonata per risolvere la crisi». Altra telefonata un po’ più vivace, narrano, tra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il capo della Casa Bianca, Joe Biden. Con Biden che insiste sulla possibilità di una invasione russa. «Succederà entro la metà di febbraio», la nuova predizione targata Cia. Nelle stime precedenti si era parlato di dicembre e poi di gennaio.

L’Europa torna in campo

Usa e Russia, che a Ginevra hanno scavalcato gli europei per trattare direttamente, ma dati i risultati forse adesso ci stanno ripensando. Il Cremlino, nel resoconto della telefonata Putin-Macron, cita esplicitamente il ruolo dell’Europa. E lo spazio del dialogo è quello degli accordi di Minsk, firmati nel 2015, poi violati a più riprese soprattutto da parte ucraina e ripescati questa settimana, prima a Parigi e tra i consiglieri diplomatici del ‘Formato Normandia’, russi e ucraini con la mediazione di Francia e Germania, e a Berlino tra due settimane.

Troppa Nato a spinta americana

«La prima posta in gioco è un nuovo cessate-il-fuoco lungo il confine Ucraina-Russia: è l’obiettivo dell’azione diplomatica di questi giorni di Macron che, anche per l’imminenza delle presidenziali, ha in testa di far avanzare l’autonomia strategica europea», sottolinea Anna Maria Merlo sul manifesto. Restano i dubbi in sede Nato su un’autonomia dell’Europa ancora indefinita e tutta ancora da dimostrare, e anche da parte della Russia che ha in memoria una successione di scelte e Sanzioni Ue di chiara ispirazione atlantica.

L’Ucraina strumentalizzata

L’Ucraina con troppi guai in casa. Dubbi di Kiev sulla successione incerta di allarmi di fonte Usa, resi espliciti nell’incontro di Zelensky con i giornalisti stranieri inviati sul ‘fronte di guerra’. «Sono il presidente dell’Ucraina, vivo qui, e sono convinto di conoscere meglio di tutti i dettagli», ha detto Zelensky rispondendo alle domande sulla credibilità della minaccia russa. «L’occidente non deve creare il panico». Dopodiché, ha ripetuto che il rischio più grande per il paese è l’instabilità interna. «Quello è il vero punto debole». Ed è questo l’allarme vero, sottolinea Luigi De Biase.

Il rischio che le eccessive tensioni degli ultimi giorni spingano qualche ‘movimento ben organizzato (e finanziato)’ – formazioni armate a ispirazione neonazista arruolate in casa il sottinteso- «a manifestare in modo fisico il loro ‘patriottismo’ esaltato a convenienza». Insomma, colpo di Stato da destra a far esplodere tutto.

L’Ucraina che teme il suo improvvido tutore

La sua protesta non è certo un buon segnale per l’Amministrazione Biden alla vigilia del vertice del Consiglio di sicurezza dell’Onu che proprio gli Stati Uniti hanno chiesto di convocare lunedì per discutere di Ucraina. Lunedì per evitare un ulteriore inciampo, ultimo giorno della presidenza della Norvegia. Da martedì sarà presidenza russa. Piccole furberie da calendario, nel vuoto di visioni strategiche di maggior respiro.

Atlantico tempestoso

L’Europa scompostamente, ma c’è. Il progetto di Macron di recarsi prossimamente a Kiev, dove è presente fino al 2 febbraio una delegazione del Parlamento europeo. L’Ucraina stessa frena a ritira la controversa legge «di transizione» sul Donbass con un’altra che rispetti gli accordi 2015, con un’ampia autonomia dei poteri locali delle due repubbliche separatiste nella sovranità ucraina. Germania sempre impegnata sul fronte del gas che alcuni settori della società considerano un attacco agli interessi nazionali. Un gruppo di imprenditori tedeschi sarà ricevuto al Cremlino la settimana prossima, e il cancelliere, Olaf Scholz, discuterà il dossier del gasdotto Nord Stream 2, il 7 febbraio nel suo incontro alla Casa Bianca con Biden.

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