
Negli ultimi anni, l’Ucraina ha ricevuto il supporto militare del fronte occidentale (2,7 miliardi di dollari gli aiuti ricevuti dagli USA dal 2014), riaccendendo le preoccupazioni russe di fronte a un suo ulteriore avvicinamento alla NATO. Dopo il collasso dell’URSS, questa si è infatti espansa fino a includere paesi che la Russia ha storicamente considerato parte della sua orbita: uno sviluppo che il Cremlino considera una minaccia a livello sia securitario che simbolico.
Per quanto molti esperti considerino irrealistico che l’Ucraina possa davvero unirsi all’alleanza transatlantica, Putin ha avanzato richieste di garanzie di limitazioni delle azioni NATO nella regione, che includono il divieto di ulteriori allargamenti, il ritiro delle forze da paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997 (un blocco di paesi che include buona parte dell’Europa orientale, dai paesi baltici ai Balcani). Passaggio chiave il No di armamenti Nato sui confini diretti della Russia in Ucraina, più politicamente simboliche l’ipotesi di Nato da Polonia Romania e Paesi Baltici.
Fin dalla sua nascita come stato indipendente alla dissoluzione dell’URSS nel 1991, la vita politica ucraina è stata segnata dalla sua posizione intermedia tra Unione Europea e Russia, e da divisioni regionali, in particolare tra la parte occidentale e quella orientale, in cui un’alta percentuale della popolazione (secondo l’ultimo censo condotto nel 2001, oltre il 50% in Crimea e Donbass) si identifica nativa di lingua russa.
Dopo tumultuosi mesi di proteste popolari nel 2013, il 2014 è stato l’anno della svolta, con l’annessione da parte della Russia della penisola ucraina della Crimea. Nello stesso anno, una linea di conflitto si è aperta nella regione orientale del Donbass, che ha visto i separatisti filorussi scontrarsi con l’esercito regolare. I separatisti hanno preso il controllo di parti del territorio, dichiarandole indipendenti con il nome di Repubblica Popolare di Lugansk e Repubblica Popolare di Doneck.
Gli Stati Uniti promettono sanzioni “senza precedenti” in caso di un’invasione russa, ma il Cremlino nega di avere intenzioni di portare avanti un’invasione, accusando l’azione mediatica dell’occidente di “isteria”. Ma gli Usa insistono: allertate 8500 unità, mentre Paesi NATO stanno inviando jet e navi da guerra in Europa orientale e sul Mar Nero. La Russia non resta a guardare. Ed ha annunciato esercitazioni navali nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nei Mari del Nord, con oltre 140 navi da guerra ed almeno 10 mila soldati coinvolti. E sta spostando truppe dalla Siberia verso la Bielorussia per un’esercitazione congiunta.