
«Legato da buoni rapporti con Russia e Ucraina, Israele cerca di mantenersi neutrale. Non basta al Cremlino che ha ordinato alla sua aviazione di pattugliare le frontiere della Siria. Un passo che potrebbe limitare i pesanti raid aerei che Israele compie indisturbato nel paese arabo confinante».
Mig-23 e Mig-29 e russi Su-34 e Su-35 decollati dalla base di Hmeimim sulla costa mediterranea che pattugliano insieme lo spazio aereo lungo i confini della Siria. Radar e satelliti israeliani in codice rosso. Peggio -rileva Michele Giorgio- i lanci dell’agenzia di stampa Interfax secondo cui le aviazioni dei due paesi intendono rendere regolari quei voli.
Cosa accede e perché proprio ora? In Israele, scriveva ieri il sito Ynet si interrogano. Mosca, alleata della Siria, intende porre dei paletti alle incursioni aeree israeliane? Più di tutto, perché proprio ora? Il sospetto è che l’ipotetico irrigidimento russo sia in qualche modo legato alla crisi tra Russia e Ucraina e alla posizione che sceglierà Israele dove sono immigrati negli ultimi tre decenni centinaia di migliaia di ebrei di origine russa e ucraina.
«In sostanza Putin e i suoi comandi militari avrebbero segnalato che, dovesse scegliere la barricata ucraina, Israele ne pagherà le conseguenze in Siria dove per anni le batterie antiaeree e i Mig russi sono rimasti inattivi durante centinaia di attacchi israeliani», sottolinea il manifesto. Storici, i buoni rapporti che Tel Aviv mantiene con Mosca e Kiev, ma al centro della crisi sono gli Stati uniti, principale alleato e protettore di Israele.
«Israele ha molto da perdere da una guerra Russia-Ucraina -scrive su Haaretz Anshel Pfeffer-, e punterà a rimanere in disparte se le due parti entreranno in guerra». La attese ufficialmente non note di Washington, ma ancora più importante per Israele, Putin da sempre vicino a personalità ebraiche e il presidente ucraino Zelensky ebreo e amico stretto dello Stato ebraico. «E Israele avrà bisogno di entrambi se, in caso di guerra, penserà di organizzare un ponte aereo per sottrare ai combattimenti i 73mila ebrei che vivono in Ucraina (che in maggioranza sarebbero filorussi)».
Secondo i più attenti analisti di Medio Oriente, Israele difficilmente si priverà delle simpatie di Putin. E non solo per il fronte sempre aperto della Siria. A Vienna vanno avanti, ufficialmente a fatica, le trattative sul programma nucleare iraniano – che Israele vuole fermare ad ogni costo – «e se le conseguenze della frattura tra Mosca e Washington raggiungeranno la capitale austriaca, la Russia forse adotterà una linea più favorevole alle richieste di Tehran».