
Tra i tanti sistemi elettorali per la scelta di un presidente della repubblica, indubbiamente quello praticato negli Stati Uniti è uno tra i più complessi e d’altra parte rispecchia un ordinamento a due livelli: il livello centrale o federale e il livello dei singoli stati. La storia cominciò il 4 febbraio 1789 con l’elezione del primo presidente George Washington. Nello stesso periodo in Francia si stavano convocando gli Stati Generali e di li a poco sarebbe scoppiata la rivoluzione. Negli Stati Uniti la decisione di affidare la scelta del presidente ad un collegio elettorale composto da rappresentanti dei singoli Stati (tredici all’epoca) era già parte della costituzione ma al momento dell’elezione di Washington, non tutti gli stati l’avevano però ratificata e pertanto due di loro (Carolina del Nord e Rhode Island) non vi presero parte, mentre lo stato di New York non elesse in tempo utile i propri delegati. Quindi i rappresentati dei dieci stati della federazione si riunirono nelle rispettive singole capitali e da li inviarono i loro voti.
La distinzione tra voto popolare, che designa i delegati (chiamati comunemente ‘grandi elettori’) e voto dei delegati, che eleggono il presidente, è l’elemento caratterizzante del sistema. I delegati dei singoli stati sono scelti dal voto popolare: in caso di vittoria di un candidato in uno stato, tutti i delegati lo confermano nel collegio nazionale. Ma due stati (Maine e Nebraska) utilizzano un sistema ‘proporzionale’, riconoscendo voti anche allo sconfitto. Da tempo è stato osservato che il sistema non è più adeguato: nel corso della campagna elettorale i candidati cercano sempre di accaparrarsi la vittoria negli stati che hanno un maggior numero di ‘grandi elettori’, trascurando gli stati più piccoli. E non sempre i risultati tra voto popolare e voto dei delegati coincidono, come avvenne nelle elezioni del 2016 tra Hilary Clinton e Donald Trump. Più voti a Hillary ma vinse Trump. Sempre nel 2016, per la prima volta nella storia, ben sette delegati votarono in maniera diversa dalla scelta di chi li aveva votati.
Dal 1962, in Francia il presidente è eletto a suffragio universale diretto. Se nessun candidato ottiene la maggioranza, è previsto un secondo turno di ballottaggio. Sinora nessun candidato ha mai vinto al primo turno e la riforma voluta da Charles de Gaulle – in precedenza il presidente era scelto dalle camere– probabilmente resta la caratteristica più marcata della V Repubblica, assieme alla sovrapposizione dei ruoli di presidente della repubblica e capo dell’esecutivo. In Germania, dalla nascita della repubblica nel 1949 il presidente è designato da un’assemblea composta dalla camera bassa e dai rappresentanti dei Länder in pari numero (620 più 620), per sottolineare il carattere federale dello stato. Pesa sulla storia tedesca l’esperienza della costituzione di Weimar, quando da un presidente liberamente eletto dai cittadini si era piombati nell’oscurità del nazismo. In Portogallo il presidente è eletto direttamente dai cittadini e anche in Croazia, Slovenia e Repubblica Ceca. In Grecia il presidente è invece eletto dal parlamento. In Europa ci sono anche monarchie, e questo problema non le riguarda.
L’elezione del presidente della Repubblica italiana è indiretta, il che significa che non sono i cittadini e le cittadine a partecipare ma i loro rappresentanti. I cosiddetti “grandi elettori” composta dai parlamentari più 58 delegati regionali scelti dai consigli di tutte le Regioni, tre per ciascuna più uno per la Valle d’Aosta. In totale i grandi elettori sono 1.009, chiamati a votare in una seduta comune del Parlamento.
Normalmente votano insieme e nello stesso momento, ma a questo giro le regole saranno diverse per via della pandemia. Ci sarà un solo scrutinio al giorno – mentre in passato capitava che se ne facessero due – a partire dalle 15. I grandi elettori voteranno divisi per fasce orarie e in ordine alfabetico, in gruppi di non più di cinquanta persone, per la sanificazione delle cabine e tra un gruppo e l’altro. Si parte dai senatori a vita, poi i senatori, i deputati e infine i delegati regionali.