Tutti i Presidenti della nostra vita

Un sistema un po’ più originale per misurare lo scorrere della vita oltre numerare gli anni, potrebbe essere quello di contare quanti Presidenti della Repubblica una persona ha alle spalle. Con uno ogni sette anni ti fai anche lo sconto. ‘Io son nato Leone’, ‘io Saragat’, ‘io Pertini’, eccetera, sino ai neonati Mattarella, con i più vecchi di loro ora alle elementari.

Ognuno faccia i suoi conti. Io, decisamente datato, confesso di essere stato concepito ancora con il Re, l’Emanuele terzo, di essere nato con il Luogotenente Umberto, e di aver votato Repubblica quando appena camminavo. Tutti i Presidenti nella mia vita, facendomi lo sconto della giovinezza nell’averne memoria. Col mio mestiere da adulto ne ho incontrati personalmente diversi. Ed è degli incontri con due di loro che vi voglio raccontare, perché decisamente curiosi.

Il primo è ovviamente il ligure Sandro Pertini, dalle parti della riviera di ponente, nella sua nativa Savona, ‘u Sciandro’. L’imprevedibile Sandro, che da giornalista dovevi marcare stretto perché poteva deviare da qualsiasi itinerario e dichiarare a ruota libera con la prima persona con cui simpatizzava. Neo assunto in Rai, allora per me era quasi solo Radio. Il pesante Nagra sulla spalla per registrare e mano armata di microfono. Pigia pigia di giornalisti che circondano il Presidente. Tecnica allora consolidata, mandare in avanscoperta una collega a cui l’antico gentiluomo Pertini non sapeva resistere. Io alle spalle col microfono quasi sulla nuca del Presidente che improvvisamente si gira e con l’immancabile pipa va a scontrare l’attrezzo Rai.

Panico, perché di Pertini era nota l’affabilità ma anche la veemenza di certe sue rabbie. Ed ecco l’intuizione salvavita. Parto parlando in genovese. ‘Scia me scuse sciu prescidente’ (traducete da soli), usando l’antico Voi di riguardo. Splendido dialogo nella nostra prima lingua condivisa, con tanto di polemica tra l’improvvido cronista genovese e il Presidente savonese che si vendica del colpo sulla pipa polemizzando sull’interramento del porto della sua Savona nel 1528, come se fossi stato io al posto di Andrea Doria a conquistare la città e a punirla tanto severamente. Fu una registrazione storica per il ‘Gazzettino della Liguria’, temo perduta.

Altra storia ‘presidenziale’ decisamente curiosa, con Carlo Azeglio Ciampi. La sua elezione avvenne nel pieno dei bombardamenti Nato sulla piccola Jugoslavia di Milosevic. Prologo belgradese. Sede della Corrispondenza Rai per l’Europa Centro sud Orientale (non ricordo più chi e come fu inventata la definizione geopolitica). Ritmi forsennati tra bombe e collegamenti, con me che con un occhio guardo la tv italiana. Il super cineoperatore Burbero Miki Stojicic alle spalle. ‘Che succede?’; ‘ Eleggiamo il nuovo Presidente’; ‘Ancora?’; ‘Ma sono passati sette anni!’. «Bah, noi quando ne eleggiamo uno ce lo teniamo per tutta la vita». Tempi del dopo Tito con Milosevic, come riferimento storico.

Pochi mesi dopo, a guerra finita, ebbi occasione di raccontare l’episodio al presidente Ciampi insediato al Quirinale, che si divertì molto. L’occasione, il premio ‘Colombe d’oro per la pace’ dell’Archivio disarmo, che prevedeva allora la premiazione al Quirinale. Altro premiato era Jessie Jackson, il braccio destro di Martin Luther King. Aereo dagli Usa in ritardo e l’incontro col presidente Ciampi che doveva limitarsi con consegna di statuetta qualche stretta di mano, diventa invece una lunga chiacchierata. Il successivo utilizzo del volto inflazionato del narratore Rai dei tre mesi di guerra per riaprire la sfilata militare del 2 giugno ai Fori Imperiali, abolita dai tempi del ‘68, fu la conseguenza a cui Ciampi teneva molto. Titolo di allora, «Soldati di pace», e fu la più difficile telecronaca di una vita, sul filo del rasoio tra militari e pacifisti armati di affilate polemiche. Da allora, è la sfilata nazionale della Festa della Repubblica, a cui nessuno si è più ricordato di invitarmi.

Tags: Ciampi Pertini
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