L’inverno inquieto e la ragionevolezza

Il ragionier Ganzarella è un cliente polemico del barbiere anarchico, alchimista rurale. Sfogliando la carta che passa il convento (L’Internazionale, Lezioni d’anarchia 1 e 2, 47 poesie facili e una difficile di Chlebnikov), ha interrotto l’arringa pomeridiana del nostro eroe dal rasoio affilato e ha snocciolato:

“Te le dico io le priorità del paese: non il lavoro, non la giustizia sociale, non l’istruzione, non la cultura, non i migranti e nemmeno i carcerati, non l’ambiente e neanche la sanità pubblica. Lo volete capire? Non frega niente a nessuno oltre a voi quattro avvinazzati che vi autodefinite di cultura e pensate sempre di stare sul set dei film progressisti americani. Questa barberia scrausa vi pare il Dickens del Tender Bar? No. All’italiano interessa molto meno, ma li guardate i telegiornali? Li vedete i salotti televisivi in cui tutti intervistano i no vax; li leggete gli alati editoriali sul Quirinale? Berlusconi sì e Berlusconi no, Berlusconi forse, Berlusconi ciao. Seguite la traccia, discutete nel merito delle cose e non fatevi prendere da nostalgie di un tempo passato che mai tornerà. Per voi non c’è riscatto. Siete alberi destinati a diventare pellet, testimoni del tempo finito, ultime voci di un mondo inutile che ancora reclama diritti e uguaglianza, che pensa che non sia giusto che i ricchi possano diventare più ricchi e i poveri più poveri. Fatevi l’esame di coscienza. Non solo è giusto, è naturale. E voi non siate invidiosi. Lasciate fare, smettetela di leggere e di istruirvi, è tempo perso. Fate come me, che è meglio. Sedetevi qui, aspettate il vostro turno, fatevi fare barba e capelli e pretendete silenzio”.

Nella barberia è calato davvero il silenzio.

Gli sguardi si sono posati sul barbiere, immobile, col rasoio in mano e mezza barba ancora da tagliare sulla faccia di un anziano contadino. E adesso?

“Ha ragione”, ha detto il barbiere anarchico. Senza aggiungere altro ha ricominciato a radere con precisione e dolcezza. “Viviamo in un luogo e abitiamo nella memoria, l’ho letto da qualche parte… tra sconfitte e desideri, amori e rimpianti, cerchiamo di sfuggire alla perfidia del destino. Dovremmo accettare tutto ciò che vai suggerendo, sarebbe ragionevole. Ma perché mai dovremmo essere ragionevoli?”

Ci sono serate incomprensibili in questo inverno rurale. Ed è bello che sia così.

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