Yemen, dopo sette anni di guerra, chi controlla cosa

Un inizio quasi in sordina senza una fine immaginabile. Marzo 2015, operazione saudita e dintorni sunniti contro i ribelli Houthi, sciiti a sostegno iraniano. Oggi il Manifesto propone un resoconto della suddivisione territoriale del paese e delle forze in campo, attraverso articoli della stampa mediorientale (Anadolu, Al Jazeera, Al-Akhbar). Niente di occidentale, che non esclude inevitabili forzatura di parte. Comunque una ‘fotografia’ interessante.

Un Paese un via d’estinzione

Fino alla fine del 2021, secondo le Nazioni unite, il conflitto in Yemen ha provocato la morte di 377.000 persone. La guerra è costata all’economia del Paese 126 miliardi di dollari e ha causato una delle peggiori crisi umanitarie ed economiche del mondo, con la maggior parte della popolazione (30 milioni di abitanti) dipendente dagli aiuti umanitari.

Riassunto storico

Lo Yemen è crocevia e punto di collegamento per le rotte commerciali e petrolifere tra l’Oceano Indiano e il Mediterraneo. 30 milioni di abitanti, secondo paese per popolazione nella penisola dopo l’Arabia saudita, nonostante importanti risorse energetiche è il paese più povero della regione.
Lo Yemen diventa stato unitario nel 1990, con lo Yemen del Nord riunificato a quello del Sud (Repubblica Democratica Popolare), d’ispirazione socialista. Saleh, presidente dello Yemen riunificato, mantiene il potere ininterrottamente per 33 anni. Ma il regime esclude dal potere e dalla gestione delle risorse le regioni settentrionali e meridionali dello Yemen, e alimenta la nascita di movimenti di forte opposizione, premessa del conflitto attuale.
Nel Nord nasce il movimento degli Houthi, dissidenti sciiti zaiditi detti anche “Anṣār Allāh” (Partigiani di Dio). Nel Sud le rivendicazioni secessionistiche del Movimento al-Hiraak. Scontri tra il governo e i gruppi ribelli sciiti zaiditi scoppiano nel 2004 a Nord. Con le spinte secessioniste nello Yemen meridionale e le rivolte popolari della “primavera araba”, il presidente Saleh è costretto a dimettersi il 23 novembre 2011.

La guerra

La situazione precipita nell’estate 2014. Proteste antigovernative, e le milizie Houthi, occuparono la capitale Sana’a, con l’appoggio decisivo dell’ex presidente Saleh. Nasce un governo provvisorio, ma nel gennaio 2015, gli Houthi proclamarono il Consiglio rivoluzionario. Il 26 marzo 2015 interviene militarmente una coalizione araba di nove stati guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (Bahrain, Kuwait, Egitto, Giordania, Marocco con ruoli molto marginali. Il Sudan invia pochi soldati soldati. Il Qatar è stato costretto a ritirarsi dopo la rottura diplomatica con Riyadh e Abu Dhabi).

Chi controlla cosa sette anni dopo

Escalation continua

Nelle ultime settimane, i recenti scontri nel governatorato di Ma’rib e il sequestro della nave emiratina Rawabi, al largo delle coste di Hodeidah, fanno apparire la prospettiva di una risoluzione del conflitto sempre più lontana.

Arabia Saudita, gigante incapace

Anzi, il conflitto si presenta più acceso che mai, specialmente dopo l’escalation di violenza della settimana scorsa, quando la coalizione sunnita guidata dall’Arabia saudita ha riconquistato vaste aree nel distretto di Harib che erano in mano agli Huthi da settembre, e l’intero governatorato di Shabwa.

‘Happy freedom’ beffa

Dopo una delle poche pagine militari vincenti, un’operazione definita dai sauditi ”Happy freedom of Yemen”, proposta al mondo come iniziativa di supporto alla popolazione in un momento in cui la situazione umanitaria del paese ‘rimane tutt’altro che felice’, è l’eufemismo.

Governo e ribelli Houthi abitanti pari

Al momento, il governo sembra controllare il 60 percento del paese, in cui abitano circa 12 milioni di cittadini, mentre 15 milioni di persone vivono nelle aree sotto il controllo degli Houthi, che occupano però circa il 25 percento del territorio totale. Le aree restanti, Consiglio di Transizione del Sud, sono abitate da quasi tre milioni di persone

Province sotto pieno controllo governativo

Il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, ha il controllo del governatorato di Hadramawt a est. Il più esteso, con due aeroporti internazionali, Seiyun e Al Rayyan, ed è ricco di petrolio. Sotto il controllo governativo è anche Mahra, il secondo per estensione, al confine con l’Oman dove sono dispiegate le forze saudite. Strategico l’impianto di liquefazione del gas di Balhaf, ieri una delle risorse economiche più importanti del Paese. La centrale è stata occupata dagli Emirati nel 2016, ed è ancora bloccata.

Province a controllo prevalentemente governativo

Regioni controllate dal governo con zone sotto controllo Houthi. Il governatorato di Ma’rib, a 170 km a est di Sana’a, una delle roccaforti più importanti: oltre a essere sede del Ministero della Difesa, si trova in una zona ricca di petrolio e ospita un giacimento di gas che prima della guerra riforniva la maggior parte delle province. Dall’inizio di febbraio 2021, gli Houthi hanno intensificato i loro attacchi per impadronirsi della regione.

Province sotto il controllo degli Houthi

Gli Houthi controllano i governatorati di Raymah, Al Mahwit, Amran a nord, e soprattutto la capitale del paese, Sana’a, presa nel settembre 2014. Già sede delle istituzioni statali, Sana’a è anche centro principale delle telecomunicazioni e ospita molte aziende e fabbriche che portano entrate significative. Sotto controllo Houthi sono anche l’intero governatorato di Dhamar (centro), è quello di Ibb, a sud-ovest.

Province a controllo prevalente Houthi

La strategica costa di Hodeidah nella parte occidentale del Paese, col porto più importante da dove passano la maggior parte delle importazioni e degli aiuti umanitari. Al largo di Hodeidah, il 2 gennaio gli Houthi hanno sequestrato la nave mercantile Rawabi, emiratina. Gli Houthi tengono sotto controllo la maggior parte dei distretti del nord-est, al confine con l’Arabia Saudita, Hajjah e Saada (a nord-ovest) e Al-Bayda (al centro) mentre il governo ne controlla solo alcune aree interne.

Aree del Consiglio di Transizione del Sud

A partire dall’agosto 2019, il Consiglio di Transizione del Sud, i separatisti per il ritorno ai due Yemen sostenuto dagli Emirati arabi uniti, controlla di Aden (nel sud), capitale temporanea del paese e da sempre capitale economica e commerciale. Il Consiglio – che chiede la separazione dello Yemen meridionale dal settentrione – controlla dal giugno 2020 anche l’arcipelago di Socotra, nell’Oceano Indiano.

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AVEVAMO DETTO

Tags: storia Yemen
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