
La Svezia ha schierato carri armati da combattimento e soldati per pattugliare le strade dell’isola di Gotland, nel mar Baltico, in risposta alla crescente “attività russa” nella regione. Una decina di veicoli corazzati da combattimento e dozzine di personale armato circolano nella piccola città portuale di Visby. La mossa arriva dopo che tre navi da sbarco russe sono entrate nel mar Baltico attraverso lo stretto danese del Grande Belt e nel mezzo di crescenti tensioni tra Russia e NATO sempre l’irrisolta questione Ucraina, che alla fine diventa la scusa per tutte le partite aperte nell’estremo nord dell’Europa.
Delle cinque nazioni che si affacciano sul nuovo oceano presto navigabile per lo scioglimento progressivo e accelerato dei ghiacci, Russia, Stati Uniti, Canada, Danimarca e Norvegia, la Russia è quella che più si sta preparando alle implicazioni commerciali e strategiche strategiche dei cambiamenti climatici. Riapertura di vecchie basi sovietiche abbandonate su isole remote come la Terra di Francesco Giuseppe –annota Rosalba Castelletti-, ma sta creando una nuova rete di infrastrutture.
E venerdì scorso l’ordine al primo ministro Mikhail Mishustin di «presentare proposte per la creazione di una linea ferroviaria verso il Mare di Barents». Stazione terminale, secondo i media russi, il villaggio di Indiga dove sarebbero già stati investiti 4,3 milioni di euro per costruire un porto in acque profonde operativo tutto l’anno che, a partire dal 2025 dovrebbe avere una capacità tra 80 e 200 milioni di tonnellate di carico.
Già nel 2007 due mini-sottomarini installarono il tricolore russo sui fondali dell’Artico. Atto simbolico, ma subito dopo Mosca ha creato un apposito Comando Artico nella base navale di Severomorsk, con la Flotta del Nord, due brigate da guerra artiche oltre alle unità dell’aeronautica e della difesa aerea. E ha allargato la sua flotta di navi rompighiaccio a oltre 40 contro le appena due degli Stati Uniti.
Akademik Lomonossov, la prima centrale nucleare galleggiante al mondo destinata ad alimentare le zone remote artiche operativa da un anno (per Greenpeace “Chernobyl galleggiante”), operativa da un anno. Mentre è operativa Sibir, nave in grado di rompere la calotta polare fino a tre metri e di permettere alle petroliere di raggiungere la regione Asia-Pacifico. Rotta marittima del Nord da 20 milioni di tonnellate del 2018 a 80 nel 2024 il progetto.
«Se guardate al globo, piuttosto che al planisfero, capirete che la via più breve tra le basi missilistiche americane e gli obiettivi russi non è sopra l’Atlantico, ma sopra l’Artico», avverte DmitrijTrenin del Carnegie Moscow Center. Vale per missili di entrambe le parti, ma col vantaggio a chi è meglio organizzato tra i ghiacci.