
Il Gruppo Wagner è ritenuto responsabile del reclutamento, addestramento e dispiegamento di militari in zone di crisi nel mondo per alimentare la violenza, depredare risorse naturali ed intimidire i civili in violazione dei diritti umani. Perché Wagner e solo Wagner? Qualche non lieve prevenzione anti russa, con qualche buona ragione, ma anche tante forzature interessate da parte nostra.
Dimitriy Valerievich Utkin, è il fondatore e comandante del Gruppo Wagner. «Ex tenente colonnello dell’Esercito russo, ex membro del GRU e amministratore delegato della Concord Management and Consulting, Utkin è ritenuto responsabile del coordinamento e pianificazione di operazioni che hanno compromesso e minacciato l’integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell’Ucraina», scrive Pietro Orizio in Enduring freedom. Un lungo elenco di nomi e presenze su diversi campi di battaglia anche in Siria, Libia, e ora Africa.
Assieme alle sanzioni al Gruppo Wagner (un po’ di nomi e restrizioni di viaggio e poco più, nella realtà), l’Unione Europea ha voluto punire anche la giunta militare del Mali, al potere dall’agosto 2020 con un golpe. Il governo di Assimi Goïta è accusato di aver impedito il processo di transizione democratica nel Paese, ma qui senza nemmeno qualche nome in una ‘blacklist’.
Dalla metà di settembre le voci su di un imminente accordo tra la giunta militare di Bamako e i contractors russi. Dispiegamento fino a 1.000 uomini a protezione di alti funzionari governativi e nel ‘contrasto’ agli insorti jihadisti. 9,13 milioni di euro) al mese, oltre all’accesso a tre miniere: due di oro e una di magnesio (sempre Orizio).
Immediata la reazione diplomatica della Francia «che ha chiamato a raccolta i propri alleati – USA, UE e ECOWAS – per persuadere la giunta maliana a non stipulare alcun contratto con Mosca o suoi “surrogati”». Preoccupazione chiave di Parigi il suo indebolimento politico militare nella regione del Sahel occidentale, proprio mentre sta riducendo la sua presenza militare ma anche europea. Task Force Takuba, formata da 16 Paesi europei, tra cui l’Italia.
Il primo ministro del Mali, in un intervento all’Onu, ha accusato Parigi di aver abbandonato il suo Paese, senza aver raggiunto gli obiettivi promessi. I gruppi terroristici che nel 2012 avevano invaso quasi i due terzi del suo territorio, erano stati solamente dispersi, e ora controllano diverse parti del Paese. Quindi la richiesta di un po’ più di decisione (‘postura più offensiva’) da parte dei v12.500 caschi blu schierati sul campo.
Un primo gruppo di contractors sarebbe operativo nel Paese da agosto. Mentre a Molkino, quartier generale del Gruppo Wagner, è stata lanciata una campagna di arruolamento di personale da inviare in Mali, con annunci sui social come VKontakte», scrive Orizio. Ma il ministro degli Esteri maliano ha sempre dichiarato di non avere alcuna notizia dell’esistenza di un accordo con il Gruppo Wagner, definendolo parte di una precisa campagna di disinformazione contro il suo Paese.
Lo scorso ottobre, il portavoce delle Forze Armate francesi, aveva dichiarato che i reparti speciali impegnati sul campo nell’Operazione Barkhane non avevano trovato tracce degli uomini del Gruppo Wagner nel Paese. Analoga smentita dal ministro della difesa, con una postilla: «ciò non significa che le attuali autorità maliane non stiano cercando di portarceli». E poi una polemiche su foto via social di una presenza russa, foto poi scoperte false.
Il 23 dicembre un Tupolev dell’Aeronautica russa avrebbe trasferito da Benghazi, in Libia a Bamako, in Mali. 500 uomini del Gruppo Wagner che si schiereranno in 10 diverse località nel Paese, assieme smentita di Bamako che parla, invece, di istruttori russi, presenti in base ad un accordo bilaterale con Mosca. Quindi, non operatori di PMC, contractors, o se preferite, mercenari.
Le Sanzioni UE, che la Russia ha definito parte di un’”isteria occidentale”, difficilmente sortiranno un qualche effetto, salvo aumentare le tensioni con Mosca. E non potevano mancare gli Stati Uniti. Il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Ned Price, «l’entrata in gioco del Gruppo Wagner “non porterà la pace in Mali, ma destabilizzerà ulteriormente il Paese». Ingaggiando il Gruppo Wagner, secondo Price, il governo di Banako “avrrebbe messo a rischio” il contributo di più di 20.000 peacekeepers e truppe internazionali che operano a sostegno del Mali.