
Vaccino non vaccino, lui, il campione non lo ha fatto ma non lo dichiara e per opportunità. La federazione tennistica australiana, potenza di soldi, diciamo per prende per buona una dichiarazione medica di esenzione che il campione si porta in tasca, ma alla frontiere australiana, le regole e le leggi valgono per tutti e il visto di Ðjokovic decade non rispettando le regole su quanto dichiarato rispetto alle misure anti Covid, in quel continente molto severe.
Una polemiche che si trascina da giorno, con ricorsi giudiziari, e il campione costretto in quarantena in un triste ‘albergo sanitario’ di Melbourne, mentre la vicenda diventa ‘affare di Stato’. E qui ‘casca l’asino’: le dichiarazioni nazional popolari fuori misura.
L’ingresso sulla scena del presidente serbo contro le autorità australiane, colpevoli di aver maltrattato il campione di Belgrado durante l’interrogatorio di 6 ore nell’aeroporto. Quello che sarebbe capitato ad ognuno di noi se avessimo dichiarato misure sanitarie anti Covid prescritte, senza avere la documentazione richiesta. «Eppure abbiamo visto un capo di Stato farsi alfiere di racchetta per far valere la sua idea di forza nazionalistica», rimarca il docente. Regole o non regole. Chi scrive ha vissuto tutti i vertici politici serbi da Milosevic in poi, tutti incontrati personalmente, meno l’attuale e arrabbiato Vucic, e non conoscendolo, mi limito allo stupore.
Due. Il pasticcio tra Federazione tennis e Governo australiano, dove una forzatura tira l’altra. La Federazione della racchetta che dà a Ðjokovic una esenzione per poter disputare il torneo, pur non essendo vaccinato. «Esenzione che, vale la pena ricordarlo, era seguita alla analisi anonima da parte di una doppia commissione medica». Ma il governo nazional populista al potere, forse a sua volta a caccia di clamore, contesta il visto d’ingresso nel paese legato alla singolare esenzione da vaccino. Muscoli offesi del serbo Vucic, contro muscoli australiani per esibire al mondo «che noi non facciamo favori a nessuno». Un pasticcio anche giuridico, che dovrà essere risolto lunedì dopo il ricorso di Ðjokovic, «ma da cui nessuno uscirà bene, qualunque sia l’esito».
Il diritto alla privacy di Nole. «Non sono obbligato a dire a nessuno perché chiedo l’esenzione medica». Ma la cosiddetta libertà individuale di scelta di non vaccinarsi, in una fase pandemica, invade libertà e diritti altrui e diventa dunque sopraffazione. «Non è consentita, come non è consentito guidare a 200 all’ora ubriachi e bendati, senza che nessuno si sognerebbe di considerare questa ovvia regola una limitazione alle libertà individuali». Libertà e diritti individuali che trovano naturali vincoli dentro le norme di convivenza delle comunità. Facile, quasi ovvio. Sino a ieri.
«Ðjokovic è uno dei tre più grandi tennisti di tutti i tempi insieme a Federer e Nadal probabilmente, a fine carriera sarà il più grande vincente della storia del tennis di ogni epoca», scrive chi di tennis ne sa. Ma in questa vicenda, «per l’amore ostinato dell’ideologia no-vax, ha distrutto completamente la sua immagine pubblica», scrive Busilacchi e lo pensano in molti. Chi è personaggio pubblico non solo non gode della privacy del comune cittadino ( onori e oneri della notorietà), ma è spesso simbolo ed esempio per gli altri.
Già detto sull’improvvida uscita del presidente serbo, a incasso di applausi in casa. Su Ðjokovic, il malinconico finale di carriere rispetto a chi, tra noi, segue lo sport e la sua stessa esaltazione. «Che non finisce mai soltanto dove rimbalza una pallina».