Comunque sia, le cinque maggiori potenze con armi atomiche, si schierano per la non proliferazione. Anche a favore della riduzione dei costi, con guerra Covid in corso e costi economici oltre che umani esorbitanti per tutti. Ovviamente, ognuno di loro, diffidando degli altri ‘non alleati’. Washington è allarmata da quella che considera l’aggressività militare della Cina verso Taiwan e nel Pacifico. E Stati Uniti e Nato al centro di unteso confronto con la Russia sulla crisi in Ucraina.
Con Washington e Mosca che controllano i maggiori arsenali atomici, l’amministrazione democratica di Biden è sotto pressione per inediti passi verso il disarmo. Il recente appello firmato da quasi 700 scienziati, compresi 21 premi Nobel, che invoca anche azioni unilaterali. La riduzione di un terzo delle armi atomiche americane e a impegnarsi formalmente a non usarle per prima in caso di conflitto. Ma su questa parte neppure la Casa Bianca può credibilmente garantire.
Noi richiamiamo il nostro pezzo di ieri, «Politica americana incrinata, Trump e dittatura di destra», allarme dal Canada (https://www.remocontro.it/2022/01/04/politica-americana-incrinata-trump-e-dittatura-di-destra-allarme-dal-canada/ )
In una fase di forte tensione tra Occidente e Russia e tra Stati Uniti e Cina, il documento è atto molto significativo, ma ‘tra il dire e il fare…’’. Tutte e cinque le nazioni firmatarie sono impegnate nello sviluppo di missili ipersonici in grado di bucare le difese avversarie, riducendo il tempo di reazione militare e di misure contenitive dei danni. «Le forze armate americane hanno fallito di recente anche il terzo test dei missili ipersonici Agm-183a. Forse anche per questo Washington, Londra e Parigi sono state liete di sottoscrivere la dichiarazione fortemente voluta da Mosca alla vigilia dei tre vertici sulla parità strategica: Usa-Russia (10 gennaio), Nato-Russia (12 gennaio), Osce-Russia (13 gennaio)», segnala Mirko Mussetti su InsideOver.
Mosca alla ricerca di un reale equilibrio strategico. A febbraio in Bielorussia, referendum di riforma costituzionale compresa la rinuncia allo status di paese denuclearizzato. Questo permetterebbe al Cremlino di dispiegare in Bielorussia, a ridosso dei confini della Nato, proprio quei missili sia tattici sia strategici che, stando alla dichiarazione, si vorrebbero smantellati in un futuro ideale. Segnale ben preciso ad alcune spinte Nato e Usa verso Est, ora anche in Finlandia oltre l’Ucraina.