
«Entro il 2025, la democrazia americana potrebbe crollare, causando un’estrema instabilità politica interna, inclusa una diffusa violenza civile. Entro il 2030, se non prima, il Paese potrebbe essere governato da una dittatura di destra», avverte Thomas Homer-Dixon, della Royal Roads University.
«Non dobbiamo respingere queste possibilità solo perché sembrano ridicole o troppo orribili da immaginare. Nel 2014, anche il suggerimento che Donald Trump sarebbe diventato presidente sarebbe sembrato assurdo a quasi tutti. Ma oggi viviamo in un mondo in cui l’assurdo diventa regolarmente reale e l’orribile luogo comune».
Lo scorso novembre, più di 150 professori di politica, governo, economia politica e relazioni internazionali hanno chiesto al Congresso di approvare il Freedom to Vote Act che proteggerebbe l’integrità delle elezioni statunitensi, ma ora è bloccato al Senato. Questo è un momento di “grande pericolo e rischio”, hanno scritto. «Il tempo scorre e la mezzanotte si avvicina».
«Sono uno studioso di conflitti violenti. Per più di 40 anni ho studiato e pubblicato sulle cause della guerra, del collasso sociale, della rivoluzione, della violenza etnica e del genocidio. Oggi, mentre osservo lo svolgersi della crisi negli Stati Uniti, vedo un panorama politico e sociale lampeggiare di segnali di allarme».
Negli anni ’80, Rush Limbaugh, conduttore di talk show radiofonici di destra e in seguito personaggio televisivo (pensate a certe candidature presidenziali francesi). Colpi quotidiani contro le istituzioni della democrazia, amplificati attraverso i social media «e punti vendita come Fox News e Newsmax».
Nel 2020, Trump ha conferito a Limbaugh la Presidential Medal of Freedom. «Il marchio di bullismo di Limbaugh, etnocentrismo bianco populista – una miscela rancida di attacchi offesi alle élite liberali, fischi razzisti, vantarsi dell’eccezionalismo americano e appelli alla leadership autoritaria – era diventato parte integrante dell’ideologia politica di destra negli Stati Uniti»
A spingere gli Stati Uniti sull’orlo della perdita della democrazia, secondo l’analista canadese, «l’effetto moltiplicazione tra i suoi difetti storici e i recenti cambiamenti della società». «Salari per il lavoratore medio nel quarto trimestre del 2019 inferiori rispetto al 1979; nel frattempo, tra il 1978 e il 2016, il reddito degli amministratori delegati nelle aziende più grandi è passato da 30 volte quello del lavoratore medio a 271 volte».
«I divari economici, razziali e sociali dell’America hanno contribuito a causare una polarizzazione ideologica tra destra e sinistra politica, e ha paralizzato il governo mentre ha aggravato i divari». Destra e sinistra sempre più avverse, e la popolazione è armata fino ai denti, con circa 400 milioni di armi da fuoco nelle mani dei civili, un esercito.
Secondo la politologa di Harvard, Theda Skocpol, già nei primi anni 2000 elementi del partito repubblicano hanno usato enormi flussi di denaro (da miliardari come i fratelli Koch) per sostenere l’ideologia del ‘laissez-faire estremo’. «Nel 2008, l’elezione di Obama presidente ha aumentato le ansie sull’immigrazione e il cambiamento culturale tra i più anziani e spesso economicamente insicuri della classe media bianca, che poi si sono uniti al movimento populista del Tea Party».
Con Trump avviene il matrimonio di convenienza tra «plutocrati anti-governativi del libero mercato e attivisti ed elettori etno-nazionalisti razzialmente ansiosi». «Armando la paura e la rabbia della gente, Trump e accoliti (Steve Bannon ecc..) hanno catturato il GOP e lo hanno trasformato in un culto della personalità quasi fascista che è uno strumento perfetto per distruggere la democrazia»
«Il trumpismo assomiglia sempre più al fascismo europeo nel suo disprezzo per lo stato di diritto e nella glorificazione della violenza», denuncia il commentatore conservatore David Frum. Emblema, le foto di politici repubblicani e familiari davanti ai loro alberi di Natale con pistole e fucili d’assalto. Ed ecco il culto di Trump patriota contro i democratici traditori legati alle élite e alle minoranze cosmopolite che non comprendono né sostengono i ‘veri’ valori americani.
«Al centro della narrativa ideologica della destra Usa, da Trump in giù, c’è l’implicazione sottintesa (qualche vote sfacciatamente esplicita), che ampi segmenti della popolazione del paese – principalmente quelli urbani non bianchi, non cristiani e istruiti – non sono cittadini davvero uguali. Non sono americani del tutto pieni, e nemmeno veri americani».
Ed ecco il motivo della ‘grande bugia’ secondo cui le elezioni presidenziali del 2020 sono state rubate. Una falsità che quasi il 70% dei repubblicani ora accetta come vera. «Se l’altra parte è disposta a rubare un’elezione, allora non rispetta le regole». Ed ecco gli sforzi repubblicani per frodare i distretti del Congresso, per limitare i diritti di voto e prendere il controllo degli apparati elettorali a livello statale.
«Molti gli americani armati. E i sondaggi mostrano che tra 20 e 30 milioni di americani credono che le elezioni del 2020 siano state rubate a Trump, e che la violenza sia quindi giustificata per riportarlo alla presidenza». Durante la prima amministrazione Trump, i vertici dell’esercito hanno ripetutamente resistito agli impulsi autoritari del presidente. Una seconda gestione Trump sulla la leadership della Difesa? Risposta possibile da brivido.
La sconfitta elettorale di Trump ha radicalizzato la peggior base populista repubblicana. I repubblicani probabilmente prenderanno il controllo sia della Camera che del Senato il prossimo novembre, perché il partito in carica generalmente se la cava male nelle elezioni di medio termine e perché il presidente Joe Biden arranca da una crisi all’altra.
«Una volta che i repubblicani controlleranno il Congresso, i democratici perderanno il controllo dell’agenda politica nazionale, dando a Trump una chiara possibilità di riconquistare la presidenza nel 2024. E una volta in carica, avrà solo due obiettivi: vendetta e vendetta».
La situazione in Germania negli anni ’20 e all’inizio degli anni ’30. Cinque inquietanti paralleli con l’attuale situazione degli Stati Uniti, secondo l’analista canadese.
Sesto potenziale parallelo con Weimar. «Mr. Trump come primo il guastatore della democrazia utile a creare un macello politico e sociale. Quindi la scena sarà pronta per un ‘sovrano più competente’ dal punto di vista manageriale, dopo Mr. Trump, per portare ordine nel caos che ha creato».
Dmitry Muratov, il giornalista russo che ha ricevuto il premio Nobel per la pace, alla premiazione ha parlato del legame di ferro tra l’autoritarismo e la guerra. «L’incredulità nella democrazia significa che i paesi che
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