
Gazprom blocca il transito verso la Germania, e il Cremlino si smarca, ma è una finta politica. Il prezzo del gas ha toccato il record storico sui mercati europei sfondando il muro dei duemila dollari per metro cubo. Tra le ragioni che hanno portato a un incremento così marcato del costo del gas spicca il blocco del transito verso la Germania operato dal colosso statale russo Gazprom. Un assaggio di risposta alle pressioni dei Verdi neo governativi, nella loro ostilità all’apertura del gasdotto Nord Steam 2. Oltre a quelle storiche Usa in contro Ucraina. I flussi attraverso il gasdotto Yamal-Europe si sono fermati martedì mattina.
Occhi di tutti su Mosca. Con il portavoce del Cremlino che si affretta a smentire gli innagabiloi collegamenti con le tensioni che da settimane si stanno registrando tra Russia ed Europa, sia per il rinvio burocratico all’entrata in funzione del nuovo gasdotto Nord Stream 2, sia per lo scontro politico al confine bielorusso. Non serve nessuna conferma ufficiale per capire. «Questa è una situazione assolutamente commerciale», dichiara Dmitry Peskov, con gusto della beffa. «Chiedete a Gazprom», ed è quasi la pernacchia finale.
Nei giorni scorsi diversi analisti e politici, e lo stesso ‘ministro degli Esteri’ della Commissione Ue Josep Borrell, avevano indirettamente avvertito. Accusa al Cremlino di giocare sporco con l’Europa (come se gli altri giocassero pulito), con la riduzione delle forniture per fare pressioni politiche su alcuni motivi di attrito: uno su tutti, l’entrata in funzione del raddoppio del Nord Stream, il gasdotto dalla Russia alla Germania aggirando l’Ucraina. Circa un mese fa un’agenzia federale della Repubblica tedesca ha sospeso la procedura di approvazione per una questione meramente burocratica (dicono). Burocratica ‘solo tecnica’ come il rincaro deciso da Gazprom.
«Un imprevisto che ha rimandato l’entrata in funzione dell’infrastruttura osteggiata dagli Stati Uniti alla fine del prossimo trimestre, se tutto va bene», scrive la Stampa. E sarà pessimo e costosissimo inverno. Più recentemente, ad alimentare le preoccupazioni russe è stata anche la neoministra degli Esteri tedesca, la Verde Annalena Baerbock, che -fuori dagli accordi del governo ‘semaforo’- aveva sostenuto che il gasdotto russo-tedesco non poteva essere approvato: «requisiti del diritto dell’Ue in materia di energia e questioni di sicurezza». Altro mercato politico col trucco giocato sulla tasche di tutti.
«Le parole della leader dei Verdi hanno quindi ufficializzato un dato: il gasdotto non entrerà in funzione prima della fine di questo inverno, durante il quale l’Europa, già a corto di gas, dovrà farsi bastare gli approvvigionamenti che arriveranno da Russia in primis (che rifornisce il 40% del gas europeo) e dagli altri suoi fornitori. Al 4 dicembre il 23,4% del gas iniettato nell’attuale stagione termica negli impianti di stoccaggio sotterranei (Ugs) europei era già stato prelevato», denuncia Claudio Paudice.
Bruxelles, stretta tra forzature Usa-Nato, e ora interne tedesche, finge di trattate con ‘nuora Gazprom’, perché suocera Putin intenda. «Abbiamo chiesto a tutte le principali società energetiche dell’Ue e in particolare a Gazprom delle informazioni per capire se ci sono delle scorrettezze nei mercati dell’energia, è ancora troppo presto per arrivare a qualsiasi tipo di conclusione in merito, le informazioni chieste stanno arrivando e siamo in fase di analisi», la favola di Natale, sperando in qualche dono sconto almeno per la Befana
Più volte il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, stretto alleato di Vladimir Putin, ha ripetutamente minacciato di bloccare le importazioni di gas verso l’Europa come rappresaglia alle sanzioni imposte dall’Ue per questioni di casa sua, ultima la crisi dei migranti al confine della Polonia. Ma ora partita, finita sulla strada degli scapaccioni, rischia di diventare rissa molto pericolosa.
A far schizzare il prezzo degli approvvigionamenti energetici in Europa è stato anche l’annuncio di Electricite de France di fermare quattro reattori che rappresentano il 10% della capacità nucleare della Francia. Circa il 30% della capacità nucleare francese inattivo dall’inizio di gennaio, lasciando il mercato dell’energia in balia delle condizioni meteorologiche. Martedì la produzione eolica tedesca è scesa a 2.277 megawatt, il livello più basso dal 16 novembre. La Germania -sempre per caso- sta abbandonando il nucleare e dovrebbe chiudere il 50% dei suoi reattori prima della fine dell’anno. E subito l’americana Bloomberg avverte che la crisi energetica avrebbe ha indotto Nyrstar di Trafigura a sospendere la produzione della sua fonderia di zinco in Francia nella prima settimana di gennaio.
Un po’ andreottianamente, e nonostante la vicinanza del Natale, a noi peccatori viene da pensar male. Temendo di azzeccarci con i nostri sospetti forse persino troppo ingenui.
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