Cile, ultimo no a Pinochet, vince la sinistra con un presidente di 35 anni

Gabriel Boric, 35 anni, candidato della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad ha sconfitto al candidato presidente ballottaggio presidenziale, José Antonio Kast del Frente Social Cristiano, sostenitore convinto dell’ex dittatore fascista Augusto Pinochet, figlio di un nazista tedesco. Il presidente eletto -35 anni appena- ha raccolto il 55% dei consensi quando lo spoglio dei voti ha superato i due terzi. Promette una rottura con le politiche dei predecessori. Il rivale dell’estrema destra ammette la sconfitta

Il pinochettismo dei ‘mai morti’

A quattro giorno dalla scomparsa della vedova del feroce dittatore, ‘Doña Lucia, a 99 anni, oggi, elezioni presidenziali, finisce anche la corsa politica degli eredi fuori tempo di quel feroce periodo e vince una sinistra nuova e giovane. Gabriel Boric, sarà il più giovane presidente del Paese sudamericano, il primo della generazione Millennial. «Sarò il presidente del Cile di tutti i cileni e non governerò solo tra quattro mura», ha detto in una telefonata con il presidente uscente Sebastián Piñera. Boric entrerà in carica ufficialmente il 22 marzo del prossimo anno.

Vigilia di timori prima del trionfo

Assenteismo al primo turno e il candidato delle destre con qualche voto in più. José Antonio Kast, fascista senza finzioni, figlio di padre nazista su cui aveva mentito, e al ballottaggio, il Cile popolare che erede di Salvador Allende, è tornato numeroso alle urne, gli ha detto un No sonoro con un distacco di dieci punti. E così, già mezz’ora dopo la chiusura dei seggi, il controverso leader della destra, ha riconosciuto la sconfitta. Poco dopo anche Piñera (il presidente in carica uscente, destra moderata, ha chiamato Boric: «Sono sicuro che darai il meglio di te stesso», gli avrebbe detto.

«El pueblo unido jamas será vencido»

Dopo l’annuncio della vittoria, sostenitori a festeggiare nelle strade della capitale, Santiago. E in molte città è tornata a risuonare la canzone simbolo dell’epoca di Salvador Allende: «El pueblo unido jamas será vencido». Si chiude così una sfida elettorale tesissima. I 15 milioni di cileni chiamati alle urne alla fine hanno scelto l’ex leader studentesco che dal 2014 guida una coalizione dal Fruente Amplio al Partito comunista. Curiosità balcanica nostra, i nonni di Boric erano croati di Teljesac. Lui erede politico del movimento del 2019 che, prima dello scoppio della pandemia portò decine di migliaia in piazza contro le politiche ultraliberiste di Piñera e ottenere la riscrittura della Costituzione firmata trent’anni prima del dittatore Pinochet.

Pinochettismo versione trumpista

Per la prima volta in tre decenni, le forze tradizionali che hanno governato il Paese dopo la dittatura sono state escluse dal ballottaggio presidenziale, e si impongono nuovi protagonisti con effetti opposti. Kast accusata l’ultimo esecutivo di centro-destra, che pure ha trasformato il Cile in una sorta di «laboratorio dell’ultraliberismo», di ‘moderatismo’. Una destra estrema ideologica e confusa. Kast è cattolico integralista, si oppone all’aborto e all’“ideologia gender”, è omofobo, anti-femminista, vuole che si mantenga la Costituzione ereditata dalla dittatura. È un sostenitore di Augusto Pinochet, ammiratore dichiarato dello statunitense Trump e del presidente brasiliano Bolsonaro, solo un po’ meno caricaturale. Detto questo, detto tutto.

Una sinistra diversa da quella storica

La sinistra di Gabriel Bori sarà -così promette- molto diversa da quella che ha governato in alternanza con la destra il Cile dalla fine della dittatura del generale Pinochet, nel 1990. Boric ha negato di voler seguire le orme del «chavismo» venezuelano ed è invece riuscito a riunire attorno a sé non soltanto i giovani e i ceti meno agiati ma anche la classe media e gli intellettuali, proponendo un nuovo modello di Stato sociale, con un forte sviluppo del welfare state, tasse per i «super ricchi» e lotta all’ineguaglianza. Speriamo lo lascino provare a farlo.

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