
«La Gran Bretagna da oggi è un po’ più isola: la Francia, vicino per eccellenza, ha alzato i ponti», sottolinea il Corriere. Da sabato, come da sommario, potranno viaggiare solo i francesi di ritorno in patria e i britannici che hanno casa in Francia. «Un annuncio che scompiglia i piani di migliaia di persone pronte a partire per la settimana bianca o la cultura delle grandi città d’Oltremanica e che evidenzia come, nonostante le speranze e le previsioni, neanche questo sarà un Natale normale», scrive Paola De Carolis.
Nei ristoranti, nei teatri, nei cinema del Regno Unito fioccano le cancellazioni: la regina Elisabetta rinuncerà alla colazione pre-natalizia. «Troppo rischioso esporre tante persone alla possibilità di ammalarsi proprio sotto Natale», ha fatto sapere un portavoce.
Sempre brutti record, salvo Boris Johnson, in precipitosa discesa. Più di 88mila contagi casi in 24 ore, il totale più alto dall’inizio della pandemia. I positivi alla variante Omicron confermati sono 10.000, ma i casi veri sarebbero almeno il doppio. Comprensibile, quindi, la decisione della Francia, dove la trasmissione della nuova variante per il momento è limitata (circa 250 casi).
Ieri il primo ministro Boris Johnson aveva assicurato il paese con una conferenza stampa che cancellare il Natale non sarebbe stato necessario. Nel corso dello stesso incontro –e per fortuna-, Chris Whitty, a capo della sanità pubblica di Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord e Galles e tra le voci più autorevoli della pandemia, aveva invece incoraggiato i cittadini a usare il senso comune, disdire tutto ciò che non era necessario per salvaguardare i festeggiamenti e le riunioni.
E il settore ospitalità accusa oggi prenotazioni in caduta libera e previsioni di perdite pesantissime. Per Johnson, intanto, la giornata è complicata anche sul piano politico. Si vota oggi nel North Shropshire in seguito alle dimissioni per conflitti d’interesse del deputato Owen Paterson. Il risultato in un collegio che ha sempre e solo votato Tory sarà un giudizio sull’attuale credibilità del premier e sul suo prossimo futuro politico.
La questione viaggi è tema centrale del vertice europeo sulla pandemia. Nel summit si dovrà decidere se è possibile un coordinamento comune, e misure condivise all’interno dell’Unione. Per questa opzione stanno premendo molti leader, che chiedono anche un “approccio coerente quando si adottano misure nazionali”.
Ma i tempi delle decisioni condivise di Bruxelles non coincidono con la velocità di Omicron.
E il rimprovero di Bruxelles che sino a poche ore fa sembrava destinato all’Italia che nei giorni scorsi ha giocato d’anticipo imponendo autonomamente l’obbligo di quarantena ai non vaccinati e l’obbligo di test per tutti coloro che entrano nel Paese, ormai coinvolge praticamente tutti i maggiori Paesi dell’Unione che hanno decisioni rapide da prendere.