
Da un paio di settimane gruppi di ricerca e istituzioni sanitarie sono al lavoro per capire se la variante omicron sia più rischiosa di altre varianti del coronavirus emerse in precedenza, e se i vaccini attualmente disponibili siano in grado di proteggere anche da questa nuova evoluzione del virus. Le analisi sono ancora in corso e negli ultimi giorni sono circolati studi preliminari, quindi ancora da verificare, alcuni rassicuranti e altri meno sulla variante e su come potrebbe condizionare l’andamento della pandemia nei prossimi mesi.
Il primo caso noto di variante omicron era stato segnalato dalle autorità sanitarie del Sudafrica il 9 novembre. Ma i Paesi Bassi avevano poi segnalato di avere identificato la stessa variante di virus in lieve anticipo rispetto alla segnalazione del Sudafrica. L circostanza indica che omicron era probabilmente già in circolazione in Europa da qualche tempo, come era poi emerso dalle analisi svolte in diversi altri paesi su alcuni campioni prelevati e risultati positivi al coronavirus.
In due settimane i casi da variante omicron sono stati identificati in una sessantina di paesi, Italia compresa. In circa 20 di questi sono stati inoltre rilevati casi di diffusione della variante nella comunità, quindi attraverso contagi secondari. Nel Regno Unito, uno dei paesi che effettuano più sequenziamenti, sono stati identificati finora oltre 334 casi di omicron. Le preoccupazioni per la variante omicron sono legate soprattutto all’alto numero di mutazioni che contiene, rispetto ad altre varianti del coronavirus emerse finora.
I gruppi di ricerca hanno identificate almeno 50 mutazioni dal virus originale. Un numero di mutazioni piuttosto alto, specialmente se confrontato con quello più contenuto della variante delta, che nel corso dell’estate è diventata dominante in buona parte del mondo. Ma, spiegano gli scienziati e rilancia il Post, un alto numero di mutazioni non implica comunque che omicron sia più contagiosa o che abbia una maggiore capacità nell’eludere le difese immunitarie, comprese quelle maturate dopo la vaccinazione. I presupposti per una maggiore contagiosità ci sono, ma ancora devono essere verificati nella pratica.
L’OMS ha definito omicron come una variante che suscita preoccupazione. La definizione per incentivare la massima attenzione da parte delle autorità sanitarie dei vari paesi, così come quella dei gruppi di ricercache ne possono verificare le caratteristiche. Le informazioni provenienti dal Sudafrica, ancora lacunose e basate su pochi casi, sembrano indicare che la variante omicron porti sintomi lievi. Nelle aree di maggior contagio sono stati però coinvolti soprattutto individui giovani, che tendono a sviluppare sintomi più lievi e a essere meno a rischio. Ma per il virus o per la loro maggiore resistenza fisica?
Molti dei casi da omicron sono rilevati in individui che avevano già subìto un’infezione da coronavirus, e che quindi avevano già sviluppato una risposta immunitaria al virus. L’aumento di reinfezioni è considerato un importante indicatore circa la capacità di omicron di sfuggire alle difese che il sistema immunitario matura, sia nel caso di un’infezione da coronavirus (con tutti i rischi che ne conseguono), sia dopo il completamento del ciclo vaccinale.
Studi preliminari condotti su un numero molto limitato di individui, hanno rilevato come i vaccini offrano una protezione inferiore contro la variante omicron dopo il primo ciclo vaccinale. Le cose migliorano sensibilmente nel caso in cui si riceva un’ulteriore dose, il ‘richiamo’ del vaccino, che consente di ridurre i rischi di sviluppare forme gravi di Covid riconducibili alla variante. Modera parla di possibile minor efficacia dei vaccini esistenti,le società Pfizer-BioNTech insistono invece sulla capacità del loro vaccino di contrastare efficacemente la variante omicron dopo la dose di richiamo.
In poche settimane, omicron ha mostrato di essersi diffusa velocemente in vari paesi e si può ipotizzare che nei prossimi mesi abbia la capacità di superare la variante delta e di prendere il suo posto, diventando dominante.