
Comunque, il copione dice: basta con la strategia di allargare la Nato, costi quel che costi, per strangolare la Santa Madre Russia. Un’operazione di sporca politica egemonica, secondo il Cremlino, mascherata con la solita tiritera della “esportazione della democrazia”. Con questo giochino, pensano a Mosca, si vuole stendere una specie di cordone sanitario che isoli Putin e metta “sotto vuoto” il ruolo internazionale dell’ex Unione Sovietica.
Lavrov ha parlato in Svezia, a una conferenza sulla sicurezza in Europa, promossa dall’OCSE. Nella quale ha incontrato Antony Blinken, Segretario di Stato americano (ma di origini ucraine, fino al midollo). Quest’ultimo ha ribadito che gli interessi di Kiev non si toccano e che i confini vanno rispettati. Insomma, da quelle parti tira una brutta aria. Anche perché il Ministro degli Esteri Usa, non sappiamo quanto convintamente, ha replicato alla messa in guardia di Lavrov, minacciando “gravi conseguenze, se la Russia dovesse cercare un conflitto con l’Ucraina”. Blinken non ha però specificato la natura di queste “gravi conseguenze”. Gli esperti, comunque, sono convinti che si tratti di un bluff grossolano.
Nessuno si immagina Biden, che scappa a gambe levate dall’Afghanistan e dall’Irak, rischiare una guerra nucleare per salvare un terzo dell’Ucraina. E parlando di “controbluff”, in pochi credono che i 90 mila soldati russi, ammassati al confine est dell’ex Repubblica sovietica, possano decidersi a invaderla. Si tratterebbe, invece, di un mezzo di pressione psicologica (e diplomatica), usato da Putin per “convincere” americani e alleati europei, che accogliere l’Ucraina nella Nato sarebbe un affare in perdita. Comunque, il lato positivo dell’incontro Lavrov-Blinken è che i due hanno deciso di rivedersi molto presto. Il che, a lume di logica, dovrebbe escludere qualsiasi sgradita sorpresa nei prossimi giorni. Anche se rimangono molti dubbi sulla capacità di Mosca e Washington di allentare la tensione.
Soprattutto quando si vanno a vedere le mosse militari tattiche sul campo, le incertezze aumentano. Lavrov, per esempio, ha accusato la Nato di aver installato sistemi d’arma molto complessi, in Polonia e in Romania. Il Ministro degli Esteri russo, in particolare, ha fatto riferimento a una disposizione “offensiva” dello schieramento. Citando anche il dispiegamento di missili “terra-aria” di ultima generazione. Lavrov ha anche sottolineato che Mosca è a conoscenza del fatto che Stati Uniti e alleati avrebbero deciso di installare, in alcuni Paesi dell’Europa Orientale, missili “terra-terra” a medio raggio.
La tensione, a ogni modo, resta alta e tre presunte “spie” ucraine sono state arrestate dall’FSB russo. A essere interessata dalla crisi è tutta la regione orientale del Donbass, dove ormai i separatisti controllano larghe aree del territorio. I centri maggiormente interessati sono Donetsk, Petrivske, Debaltseve e Luhansk.
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