«Fiona Hill, ex consigliera per la Russia nell’Amministrazione Trump, dice che “Se vuole invadere l’Ucraina, per Putin non c’è mai stato momento più propizio», rilancia Priscilla Ruggiero. Il Cremlino però continua a negare, nonostante –versione Nato-, la Russia abbia ammassato una “grande e insolita concentrazione di forze nella regione”. Minaccia militare reale e pressioni diplomatiche sulla difficile trattative in corso? Solo un Bluff o minacce reali?
«Secondo alcune fonti, Washington avrebbe vagliato anche la possibilità di un vertice di persona tra Biden e Putin nella prima metà del 2022», riferisce il giornale russo Kommersant. Secondo Andrea Kendall-Taylor, esperta di Russia al Center for a New American Security, l’interesse di Putin sull’Ucraina è molto più forte di quello americano. Bastava guardare una carta geografica per capirlo. Mentre il Carnegie for International Peac, l’attivismo Nato sui confini russi sarebbe colpa di Mosca.
Samuel Charap, altro analista di Russia alla Rand Corporation, sostiene che gli Stati Uniti, bloccati con Putin, dovrebbero fare pressione sull’Ucraina per recuperare il moribondo accordo di pace del 2015, l’accordo di Minsk II, come prima mossa simbolica da dare a Mosca per disinnescare le attuali tensioni montanti.
Ben Hodges, l’ex comandante generale dell’esercito americano in Europa, ha detto che Washington dovrebbe invece fare il contrario e aumentare la pressione diplomatica, economica e militare su Mosca. «Se continui a offrire concessioni, cosa insegni a loro e alla Cina?». Linea dura. «L’Amministrazione Biden osservata da vicino da tutto il mondo, soprattutto in Cina, dove la posizione di Pechino su Taiwan rispecchia per molti versi l’approccio della Russia all’Ucraina».
La Nato si è riunita a Riga per parlare di Ucraina dove è arrivato anche Antony Blinken, il segretario di Stato americano di origini ucraine. «Quando Putin vuole qualcosa si attacca all’Ucraina, preme, si fa minaccioso, costringe la Nato a lunghe riunioni che portano a pochi risultati», sostiene Micol Flammini. Ora anche Lukashenka sperimenta la stessa tattica e allontana l’attenzione internazionale dal confine tra la Bielorussia e Polonia l’Unione europea, dove i migranti sono ancora al freddo nella terra di nessuno tra i due blocchi.
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