
Di questi tempi, manco Nostradamus si sognerebbe di azzardare previsioni economiche “alla virgola”. Eppure sui giornali, nei report delle varie istituzioni finanziarie internazionali e, quel che è peggio, nei comunicati stampa di diversi governi, si leggono cifre e dati che sembrano usciti da un supercomputer della NASA. Numeri che “ballano”, però, sotto la spada di Damocle dell’incertezza e della provvisorietà. Ma il determinismo economico oggi non funziona più. Così, è bastato che mettesse il naso negli affari planetari una nuova variante del Covid, per gettare nel panico tutti i mercati. In pratica, per la proprietà transitiva, tutta l’economia terrestre. Con buona pace degli zero virgola, che i sacerdoti dei santuari finanziari si affannano disperatamente a sommare.
Perché, con la crocetta “+” davanti ai suoi conti, ogni governo diventa efficiente. Beh questa volta, i vari uffici-studio, onusti di gloria e di allori, dovranno aspettare un pochino prima di cantare vittoria. Dato che la pandemia rischia di mandare a gambe all’aria le loro paludate previsioni. E siccome l’economia è fatta di aspettative e la leadership delle scelte non tocca certo a qualche manipolo di ragionieri, non sorprendetevi se i ‘forecast’, le previsioni, possono essere rovesciati come una frittata.
L’indice di Borsa a Milano ha preso una bella botta, perdendo il 4,6%. A New York il Dow Jones è calato di quasi il 3%, mentre, a Londra, l’FTSE100 è crollato del 3,7%. Cali significativi si sono avuti anche nei mercati azionari di Parigi e di Francoforte. In Inghilterra, particolarmente colpiti i settori del trasporto aereo e quello crocieristico. In difficoltà anche il comparto bancario dove i principali gruppi hanno fatto registrare cali azionari fino al 7%. Secondo gli analisti, gli investitori avrebbero ridimensionato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse. In sostanza, la Banca d’Inghilterra, di fronte alla prospettiva di affrontare una nuova crisi degli investimenti o di fronteggiare la crescente inflazione, avrebbe scelto la prima ipotesi. Lasciando fermi tassi, per ora.
I prezzi aumenteranno di sicuro, ma se il sistema economico non dovesse ripartire ci troveremmo davanti a uno strano fenomeno, già sperimentato in altri periodi, conosciuto come “stagflazione” (stagnazione più inflazione, alta inflazione e crescita bassa o nulla). Adesso bisognerà vedere quanto rapidamente si riuscirà a inquadrare la nuova sfida, posta dalla mutazione “Omicron” del Coronavirus.
Se la variante che arriva dal Sudafrica dovesse risultare, secondo i primi “rumors”, più aggressiva e, soprattutto, meno “sensibile” ai vaccini fin qui inoculati, si aprirebbero scenari inquietanti. In campo economico, il tanto atteso e sospirato “rimbalzo” dei Pil, quasi sicuramente, si trasformerebbe in un “rimbalzino”. Con tutte le ricadute del caso (negative, è ovvio) riguardanti la domanda interna, l’export, gli investimenti e, in cauda venenum, l’occupazione.
Nuove chiusure, lockdown e blindature colpirebbero trasversalmente tutte le infrastrutture, produttive e commerciali. A cominciare da quelle trasportistiche. La crisi energetica si acuirebbe, come quella delle materie prime e i semilavorati ad alto valore aggiunto. Già da un pezzo dura una vera e propria emergenza nel campo dei microchip e dei semiconduttori, indispensabili per i prodotti stornati da molte catene di montaggio. La variante “Omicron” rischia di riportare indietro le lancette dell’orologio di tutto il pianeta. La sensazione è che finora non si sia compreso come questa pandemia sia una sfida mortale, unica nel suo genere. Sicuramente non rischiamo l’estinzione di massa, ma la stabilità del pianeta, quella sì.
E l’economia, purtroppo, diventa la cartina di tornasole, il termometro di errori strategici diffusi, che non possiamo più permetterci. Allora, diciamo che la schizofrenia dei mercati riflette, specularmente, le paure di una umanità che ha perso tutte le sue certezze.