
Le cause che spiegherebbero l’origine del complotto sono molte e diverse. Un’operazione pianificata dai “poteri forti” con la complicità delle forze politiche per imporre un regime di sorveglianza autoritario; la creazione del virus in maniera artificiale in un laboratorio di Wuhan; le reti 5G che indebolirebbero il nostro sistema immunitario; la complicità di Bill Gates nella fabbricazione in laboratorio del Covid per poter speculare su un vaccino.
Grazie ai social network e alla velocità delle informazioni nell’epoca di internet, poi, la circolazione delle opinioni dei negazionisti del Covid (e prima di loro dei negazionisti dei cambiamenti climatici) ha avuto vita facile, permettendo la creazione di un fronte compatto «e non così esiguo come si potrebbe pensare», annota giustamente Linda Varlese . «A ben guardare, però, il rifiuto e la negazione di una pandemia non è tema dei nostri giorni, ma ha accompagnato l’uomo in ogni epoca».
I precedenti più noti del negazionismo: la Spagnola, la Febbre Puerperale, la Peste. Dalla Spagnola chiamata così perché ne parlò soltanto la Spagna, unico Paese non belligerante, perché tutti gli altri Stati impegnati nella prima Guerra mondiale nascosero la malattia per non abbattere il morale dei soldati già provati. Ma la professoressa Lippi segnala anche situazioni meno note. «Il vaiolo e il colera in Calabria: il ministro Giolitti disse che si trattava di una febbre di altro tipo alla quale non bisognava prestare troppa attenzione».
Ben più gravi, denuncia la Professoressa, il caso della Febbre Puerperale e quello della Peste. «La Febbre Puerperale ammazzava tutte le donne che venivano ricoverate in ospedale per partorire: da una parte c’era Ignác Semmelweis, medico ungherese, che sosteneva che si trattasse di una febbre causata dalle particelle cadaveriche sulle mani dei medici, dall’altra parte gli altri medici sostenevano invece che, rimaste incinte da giovanissime, le donne portassero in grembo il seme della colpa o anche che la malattia fosse dovuta a sommovimenti tellurici». A Semmelweis nessuno ha creduto ed è morto, pazzo, ‘di febbre puerperale’.
Stessa cosa per il colera: «Mario Adorno, uno scrittore del Sud, sosteneva che il colera fosse causato da un virus borbonico, per cui ci vedeva il complotto politico. Questo ci riconduce a tutte le condizioni della Pestis Manufacta, cioè della ricerca di chi è l’untore, della necessità di trovare la causa prossima del diffondersi dell’epidemia che di solito, in passato, veniva attribuita alle persone che vivevano nella marginalità sociale».
Poi naturalmente la Peste del 1630. «Don Ferrante nei Promessi sposi si avvale di tutti discorsi pseudoscientifici per asserire che di fatto la malattia non esiste. E da molte fonti risulta che già a quell’epoca si attribuiva la colpa agli untori e ai medici che diffondevano l’epidemia per proprio tornaconto personale».
Meglio il diavolo o l’untore da esorcizzare e da uccidere, che una dichiarazione di epidemia isolava e paralizzava l’economia. «E’ sorprendente come le dinamiche di oltre 400 anni fa somiglino in tutto e per tutto a quelle di oggi. La ragioni di questo mancato “progresso”, dunque, vanno ricercate nella stessa natura dell’uomo, impaurito dalla crisi economica e paralizzato dall’ansia e dal senso di vergogna».
Secondo gli psicologi Eve e Mark Whitmore, clinica a Stow in Ohio e Kent State University , la “negazione non sarebbe altro che un meccanismo di difesa”. Strategie per proteggere se stesse, il loro senso di sicurezza. Oppure «La negazione confusa con la razionalizzazione, quando le persone cercano di spiegare o diminuire la minaccia della fonte di ansia. Quando la gente dice: “Il Covid è solo un’altra influenza”, ammette che esiste, ma lo riduce al minimo e dice che non è così grave come dicono tutti».
«Se ogni fonte di ansia o incertezza fosse affrontata tutto il tempo nel suo pieno splendore, non saremmo in grado di salire in macchina, fare un investimento e nemmeno attraversare la strada», spiega Prudy Gourguechon, psichiatra e consulente dei leader nel mondo degli affari e della finanza in un articolo su Forbes. «Evitare paura, senso di colpa, terrore e disagio fa sentire bene».