Variante Omicron dal Sudafrica il virus lasciato crescere e mutare nei Paesi poveri di vaccini

Ufficialmente è il ‘B.1.1.529’, la nuova variante del Covid-19, prima che l’Organizzazione mondiale della sanità provvedesse a ribattezzarla con la povera e innocente «O» dell’alfabeto greco. Omicron appena individuato e già corre. Non abbiamo fatto in tempo a chiudere gli ingressi da 8 Stati africani che Omicron era già in Europa: «un caso in Belgio, una giovane donna arrivata dall’Egitto via Turchia, non vaccinata», segnala il Corriere.

Perché Omicron fa paura

Perché, spiega Silvia Turin, «presenta contemporaneamente quasi tutte le mutazioni che si conoscono dalle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta, più altre nuove». E più complicate 32 mutazioni nella proteina del virus che i vaccini usano per innescare il sistema immunitario. Il sospetto -la paura- è dunque che Omicron possa eludere in parte i vaccini. Certamente il nuovo contagio corre dove meno corrono i vaccini, a denunciare la necessità di rendere accessibile il vaccino anche nei Paesi poveri, riducendone il prezzo oggi esoso.

Ma è solo un sospetto

«Serviranno alcune settimane per capirne l’impatto», dice l’Oms; «È prematuro prevedere se sarà necessario adattare i vaccini», frena l’Agenzia europea del farmaco. Un po’ più allarmista Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute: «Questa variante preoccupa per la contagiosità altissima che sembra possedere». Più rassicuranti Pfizer e la sua partner tedesca BioNTech, cui dobbiamo il vaccino: «Due settimane per capire quanto è pericolosa, 100 giorni per adattare il vaccino se sarà necessario».

Infiniti 100 giorni per capire

Il problema è cosa può accadere in 100 giorni, si chiede  Gianluca Mercuri sempre sul Corriere. E non solo sul già minacciato fronte sanitario. «La sola idea di un’economia di nuovo paralizzata ha buttato giù le Borse e cambiato le prospettive in poche ore», spiega Marco Sabella. Il prezzo del petrolio sino a ieri fronte di scontro sui prezzi tra Usa e Cina contro sauditi e Russia, di colpo crolla, «proprio sui timori che la variante possa frenare la crescita economica mondiale».

La variante B.1.1.529 «buca» i vaccini?

Dall’inizio della pandemia sono stati riconosciuti oltre 1.500 ceppi differenti del virus SARS-CoV-2 e per ora sono quattro le varianti definite «preoccupanti» dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità. Per ora non è stato ancora valutato se e quanto la nuova variante sarà più trasmissibile o più letale, anche se l’Oms ha detto che «i primi segnali» dimostrerebbero una maggior capacità di trasmissione e una maggior capacità di reinfezione.

«Ora vaccini anche ai Paesi poveri»​

L’arrivo sulla scena della variante sudafricana riapre anche il dibattito sulla vaccinazione per tutti e dei costi del vaccino, sottolinea Avvenire. Se si vuole bloccare la circolazione del virus a livello mondiale e il proliferare di nuove varianti nei cinque continenti, che poi arrivano rapidamente nei Paesi ricchi, c’è una sola via: permettere a tutte le nazioni, anche le più povere, di potere avere le dosi di Pfizer a prezzi accessibili. La logica non può essere solo quella del profitto, nell’interesse di tutti.

Oxfam ed Emergency

Sul tema Oxfam Italia ed Emergency. Un’indagine con  77 epidemiologi da 28 paesi del mondo. «La stragrande maggioranza di loro aveva dichiarato che se non si fosse aumentata la copertura vaccinale a livello globale sarebbero potute sorgere varianti del virus resistenti al vaccino. 2/3 di loro avevano avvertito che c’era solo 1 anno a disposizione per non vanificare l’efficacia dei vaccini e contenere le mutazioni del virus». «Rendere accessibili i vaccini anche nei paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti».

Cosa possiamo fare?

Dunque le varianti nascono quando e dove il virus è lasciato libero di circolare. Le vaccinazioni e i comportamenti hanno il potere di tenerlo a freno. La copertura globale della prima dose nel mondo è del 53%, ma è concentrata in pochissimi Paesi. La copertura della prima dose è al 62% in Europa, al 69% in Usa e solo all’11% in Africa.

Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro, ribadisce l’OMS.

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