
Anche se, con la dovuta (e scafatissima) lungimiranza, i nostri “sherpa” governativi hanno consigliato di avvisare che l’accordo sulla cooperazione tra Italia e Francia è un “work in progress”. Insomma, con i cugini d’Oltralpe collaboreremo su tutto, dalla cibernetica alle aree di crisi e dall’alta tecnologia fino al cibo per i gatti. Ovviamente, tutto questo sulla carta. Perché, i mirabolanti impegni, schiacciati a forza nei 10 punti del documento, esondano a ogni riga. A cominciare da quelli sulla difesa che (ossimoro politico militare), “saranno mantenuti in ambito Nato e UE”.
Due le domande chiave per valutare. Il trattato (bilateralissimo) è debole? E allora non serve a niente, se non a Macron, per fare una comparsata a Roma, in vista delle Presidenziali francesi. Il Patto del Quirinale è forte? In questo caso si tratta di un bel colpo allo spirito europeo dell’Unione. Dove ci si riunisce in 27, ma poi si decide in tre. E noi vorremmo far parte di quei tre. Quindi lasciamo da parte tutti i peana alla solidarietà di facciata, e su una fratellanza continentale, che appare e scompare a convenienza, e concentriamoci sui fatti. E all’estero l’Intesa Roma-Parigi non ha avuto grandi attenzioni.
Le Monde ha dedicato un titolo importante all’incontro che Macron ha avuto con Papa Francesco. Facendo capire che al Presidente francese più dell’intesa con gli italiani, interessava quella con i cattolici, che rappresentano una larga fetta dell’elettorato transalpino. Dal punto di vista strategico, dopo i guai combinati in Libia (senza dimenticare Algeria, Siria e Libano) la Francia cerca una ricollocazione, che la faccia uscire da una specie di isolamento. Dopo la Brexit e la crisi dei sottomarini australiani, i suoi rapporti col Regno Unito non sono più buoni. Anche quelli con gli Stati Uniti di Biden hanno subito un raffreddamento.
Da una fase di incertezza, a seguito dell’addio ormai prossimo di Angela Merkel, sono anche caratterizzate le relazioni con la Germania. Berlino è un partner privilegiato insostituibile per Macron, ma in questa fase non offre le garanzie che dava prima. Tra le altre cose, si avvia ad avere un probabile governo a guida socialdemocratica. Insomma, fatti i conti e tirate le somme, a Macron non dispiacerebbe avere a fianco una potenza-satellite come l’Italia. Forte a sufficienza, come partner su cui appoggiarsi nel momento del bisogno e debole abbastanza da non riuscire mai ad alzare la testa, per contraddire apertamente la leadership transalpina.
Che in quel caso comincerebbe ad assomigliare sempre più a una sorta di confederazione tra macro-aree geografiche