
La somma delle maggiori contraddizioni possibili. Notizia seminascosta che non si fa scappare il Foglio, occhi critico a destra. Giovedì a Bruxelles è stata votata una risoluzione che condanna i crimini del gruppo Wagner, una compagnia privata di mercenari che il governo della Russia usa spesso come soldati irregolari. Così fan tutti, ma Mosca e Wagner in maniera particolarmente sfacciata (o effecace). E Wagner ha suonato a raffica dalla Siria alla Libia all’Ucraina al Centrafrica. La mano armata russa che puoi rinnegare. Mosca si, la Lega no.
«I leghisti al Parlamento europeo hanno votato compatti a favore di un emendamento che non ha alcun senso se non quello di essere un favore alla Russia – più che un favore, una dimostrazione pubblica di lealtà politica», commenta Daniele Raineri.
Giovedì la risoluzione di condanna europea conteneva le parole “i suoi legami con le autorità russe sono stati documentati da organizzazioni indipendenti come Bellingcat”. Bellingcat è un gruppo investigativo-giornalistico con finanziatori in chiaro (l’elenco è sul sito) che in questi anni ha messo in imbarazzo più volte il Cremlino grazie a un lavoro di indagine che ha portato a prove schiaccianti. ’Bellincat’ come una sorta di provocazione-bestemmia per Mosca dopo l’avvelenamento Navalny e l’aereo civile precipitato tra Ucraina e Russia nel 2014.
«Ecco perché il fatto che il nome Bellingcat fosse citato in una risoluzione di condanna contro un gruppo di mercenari russo legato al governo russo risultava particolarmente fastidioso».
E la Russia dei peggiori segreti 8veri o sospettati) ha trovato 21 inattesi inutili difensori al voto utile solo a ‘sventolar bandiera’. Bandiera molto dubbia con loro soli a scuoterla. «Da Adinolfi a Zanni», il puntiglioso Raineri. «L’emendamento filorusso, per la cronaca, è stato respinto con 581 voti contro 76. In teoria la Lega in Europa avrebbe bisogno di smarcarsi dal cliché di partito le gato a Putin, dopo la storia dei presunti fondi russi cominciata nell’ottobre 2018 con un incontro registrato all’hotel Metropol di Mosca tra Gianluca Savoini e tre intermediari russi.
Qualche giorno fa sulla stesso Foglio un interessante spunto di Giuliano Ferrara che piaccia o no, sempre una bella testa è. Ovviamente gli aggettivi sono liberi. Perché la catastrofica Europa post comunista su qualsiasi fronte vuoi considerarla? Giuliani Ferrara ex comunista e poi berlusconiano d’assalto, è voca di estremo interesse. Ad aiutarci anche a capire certe scemenze di voto a Bruxelles. Ferrara parlava di pandemia ma l’analisi calza anche oltre quella catastrofica emergenza.
«La psicologia no vax si nutre notoriamente di pulsioni ideologiche di estrema destra e di estrema sinistra, oltre che di legittime e ordinarie obiezioni razionali che però perdono senso in una situazione di emergenza in cui i comportamenti collettivi sono decisivi per ottenere risultati di sicurezza per tutti e per rimettere in moto l’economia bloccata come non mai dall’ultima guerra. L’Europa dell’est». Paradosso, «anche il mondo di lingua tedesca e circonvicini, soffre della sindrome rosso-bruna…».
E qui torniamo all’est Ue tanto malconcio su tanti fronti. «L’impressione è che la cortina apocalittica, per quanto riguarda le società ex sovietiche, copra un fondo antropologico di tipo nichilista che è il lascito dei lunghi decenni di dittatura del partito-stato e delle nomenclature corrispondenti». Ferrara giustamente cita quasi a giustificarli persino gli «opinioneggiamenti degli esperti», «le egolatrie», «le logorree televisive e social».
Contro la cultura del voto anti Wagner, figli minori e forse inconsapevoli di mondi dove scienza e stato sono univoci, plumbei, «irregimentati ieri e opachi oggi».