L’Austria inaugura l’obbligo vaccinale e mezza Europa torna il lockdown. Italia bianca ma con lo sconto
L’Austria inaugura l’obbligo vaccinale e mezza Europa torna in lockdown. Italia ancora bianca ma minacciata

Con oltre 15mila casi giornalieri il governo di Vienna decide tutti in casa da lunedì prossimo. Già monta la protesta no vax e dell’ultra destra. Rivolte in Olanda contro il lockdown e spari della polizia. Due feriti a Rotterdam.
Aumentano i contagi ma l’Italia per ora resta bianca. Con le regole di un anno fa molte regioni sarebbero invece gialle o arancioni. In Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia allarmano incidenza e ricoveri in terapia intensiva.

Le ipotesi per il nuovo decreto: Green pass solo per vaccinati e guariti e divieti per i no vax in zona gialla.

Vienna, venti giorni di lockdown duro

Venti giorni di lockdown totale senza distinzioni da lunedì prossimo e obbligo vaccinale per tutti a partire dal primo febbraio.

«L’Austria alza il muro contro la quarta ondata che ha investito il Paese con oltre 15mila nuovi contagi al giorno e l’indice di infezione schizzato a 1.000 casi ogni 100 mila abitanti, mentre già monta la protesta no vax e dell’ultra destra che oggi si farà sentire nelle piazze. In particolare a Vienna dove l’Fpö (l’ultra destra) chiama all’adunata», segnala Sebastiano Canetta sul manifesto.

Troppi sconti precedenti ora pagano tutti

«Non siamo riusciti a convincere abbastanza persone a farsi vaccinare e troppe forze politiche hanno ostacolato la restrizione» denuncia il cancelliere Alexander Schellenberg.

Obbligo di vaccino per la salute di tutti

Così la Repubblica austriaca diventa il primo Stato europeo a imporre la somministrazione del farmaco anti-Covid a tutti i cittadini con sanzioni che vanno dalla multa al carcere. E la terza dose, il “booster”, viene anticipato dopo 4 mesi dal secondo richiamo. Infine, giro di vite sui tamponi per chi entra nel Paese: ai non vaccinati non basterà più il test antigenico ma servirà il Pcr la cui validità però è stata diminuita da 7 a 3 giorni.

Terapie intensive prossime al collasso

«Imporre il lockdown non è stata una decisione facile ma le terapie intensive sono prossime al collasso. Vediamo troppa sofferenza umana ma anche troppi austriaci che hanno mancato di dimostrare la loro solidarietà nella lotta alla pandemia» riassume Schellenberg al Consiglio dei ministri fiume durato fino alle 2.30 del mattino di ieri.

La confinante Baviera

Virus senza frontiere e dai due Land epicentro del virus, Alta Austria e Salisburgo, la quarta ondata preme anche sulla confinante Baviera, tra gli Stati tedeschi più colpiti dalla crescita esponenziale del contagio. Lì ‘lockdown mirato’ in tutti i distretti con indice di contagio superiore ai mille casi ogni 100 mila abitanti. «Nelle aree a rischio chiuderemo qualunque attività fino a metà dicembre» conferma il premier di Monaco.

Niente mercatini tedeschi di Natale

Cancellati i tradizionali mercatini di Natale «incontrollabili», e introdotti i nuovi limiti sui contatti personali tra non vaccinati. In Baviera non escludono altre misure come consente la nuova legge della ‘coalizione Semaforo’, votata giovedì al Bundestag e approvata ieri senza opposizione dei Land guidati da Cdu-Csu. La norma prevede che con più di tre pazienti ricoverati per Covid ogni 100 mila abitanti, scatti la regola del “2G” (accesso consentito solo a vaccinati e guariti), nel caso di 6 ricoveri il “2G plus” (vaccinati e guariti ma solo con con test negativo) fino al lockdown per soglie superiori.

Governo Merkel spaccato in due

«Da un lato il ministro della Sanità, Jens Spahn (Cdu), fa sapere di non potere escludere a priori nuovi lockdown», informa Canetta, mentre il ministro degli Esteri, Heiko dell’ Spd (lui in uscita con il suo partito ormai alle porte del governo), garantisce che «non ci sarà e nemmeno l’obbligo vaccinale per tutti» sul modello austriaco. Tutto da verificare.

Germania «emergenza nazionale»

«Tutto il Paese è un unico grande focolaio», avverte l’Istituto Robert Koch che ieri ha invitato tutti i tedeschi a «rimanere a casa il più possibile». Il problema resta il tasso di vaccinazione completa fermo a quota 67,7% e il record di nuovi contagi (65.371 il dato di ieri). «La regola del 2G adottata ieri dalla conferenza Stato-Regioni non è sufficiente. Oltretutto in un quarto dei distretti si registrano indici di infezione superiori a 500 e molti ospedali hanno raggiunto il limite».

L’Italia resta bianca con lo sconto

Con le regole in vigore un anno fa, diverse regioni sarebbero già in zona gialla e arancione, mentre adesso l’Italia è tutta bianca e lo resterà per i prossimi sette giorni. Si salvano per pochi decimali anche la provincia di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia, dove oltre il 14% dei posti letto è occupato da pazienti Covid, mentre la soglia per la zona gialla è il 15%. Ma l’Istituto superiore di sanità non esclude che i criteri possano essere rivisti mentre i valuta di accorciare da 6 a 5 mesi i tempi di attesa tra seconda e terza dose.

Da un lato, un virus più contagioso e misure meno tempestive; dall’altro i vaccini. L’esito di questo scontro determinerà l’entità della quarta ondata.

Contagi e decessi crescono

La crescita dei casi e dei decessi prosegue come da un mese a questa parte. L’incidenza è a 98 casi settimanali per centomila abitanti. È il quarto aumento consecutivo. «Una tendenza ad un certo peggioramento ma ben al di sotto dei valori che si registrano nell’Europa orientale e centrale». In Austria, l’incidenza ha toccato quota 994, dieci volte la nostra. Anche se, come segnala Andrea Capocci, « il quadro italiano è frastagliato». In Alto Adige l’incidenza è a 406, in Friuli-Venezia Giulia a 289, in Puglia, Basilicata e Sardegna 40 o anche meno.

Italia a rischio Austria e Germania?

«La domanda, a questo punto, è se i numeri italiani siano destinati a crescere fino ai livelli austriaci o tedeschi. A nostro favore, c’è una copertura vaccinale leggermente più elevata (78% contro 70% in Germania e 68% in Austria). Di contro, l’Italia ha la metà dei posti letto di terapia intensiva della Germania, e questo rende la nostra sanità più fragile di fronte alle ondate pandemiche».

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