
«Non sarà facile, quando toccherà agli storici, spiegare che l’epoca dei muri non è più solo quella del Vallo di Adriano o il tempo del cinese Qin Shi Huang, l’imperatore padre della Grande Muraglia. Epoche in cui le fortificazioni servivano a proteggersi dalle incursioni armate. Non nel 2021, quando miliardi di euro vengono investiti per respingere nient’altro che persone disarmate».
Il 60% delle nuove barriere è stato voluto per ostacolare le migrazioni forzate. Negli ultimi 50 anni (1968-2018) sono stati costruiti oltre 65 muri di confine. L’Europa (26%) è seconda solo all’Asia (56%). A oltre trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, il 60% della popolazione mondiale (circa 4,7 miliardi di persone) vive in Paesi che hanno costruito un qualche argine contro i flussi di persone.
Il centro studi ‘Transnational Institute’ ha calcolato che solo dal 1990 al 2019 i Paesi Ue dell’area Schengen si sono dotati di oltre mille chilometri di recinzioni. E presto saranno più del doppio. La spesa totale ha sfiorato il miliardo di euro. A cui andranno aggiunti gli stanziamenti per i 508 chilometri di frontiera che la Lituania ha deciso di puntellare con pali d’acciaio e filo spinato. Come la Polonia, che con i lituani condivide l’affaccio sulla Bielorussia.
«Per venirne a capo bisogna seguire i soldi», come in qualsiasi indagine criminale, suggerisce Nella Scavo. «Si scopre così che il filo spinato e le armi per ricacciare indietro i poveri sono prima di tutto un colossale giro d’affari». Prove? Frontex, nata per supportare la sorveglianza dei confini esterni è accusata di malversazioni e di aver cooperato nelle operazioni più cruente nei Balcani, nel Canale di Sicilia e nell’Egeo. Eppure inutilmente ingrassa. Entro il 2027 spasserà dagli attuali 1.500 a 10mila effettivi, spesa gigantesca di 5,6 miliardi di euro fino al 2027.
Anche importanti aziende del ‘comparto difesa’ si sono specializzate in muri o barriere varie. Con fornitori specializzati. European Security Fencing, produttore spagnolo di filo spinato, utilizzato nelle recinzioni al confine con Spagna/Marocco, Ungheria/Serbia, Bulgaria/Turchia, Austria/Slovenia, Regno Unito/Francia. O la slovena “Dat-Con” incaricata di costruire barriere oltre che in casa, in Croazia, Cipro, Macedonia, Moldavia e Ucraina.
Sino ad oggi le imprese hanno beneficiato di 4,46 miliardi Ue attraverso varie voci di spesa. Per il nuovo bilancio Ue (2021-2027), si raddoppia: 8,02 miliardi di euro al «Fondo per la gestione integrata delle frontiere». E altri 11,27 miliardi di euro alla contestatissima Frontex (di cui 2,2 miliardi di euro saranno utilizzati per acquisire e gestire mezzi aerei, marittimi e terrestri) e almeno 1,9 miliardi di euro di spesa totale (20002027) per le sue banche dati di identità e Eurosur.
Se questa è l’Europa, è un’Europa imbelle, incrudelita e tradita