Xi-Biden matrimonio d’interesse. Litigano su quasi tutto ma debbono per forza trovare un accordo

Xi-Biden, sorrisi e dialogo, a volersi accontentare delle apparenze. Ma la Cina avverte: «Taiwan? Chi gioca con il fuoco, si brucerà». Una metafora dietro l’altra, e per Washinton, la guerra commerciale in corso diventa semplice «concorrenza feroce». A saper guardare anche oltre le apparenze della durezza cinese e della fermezza americana sul futuro dell’isola taiwanese, il nostro Piero Orteca sceglie la foto pubblicata da Pechino con Xi Jinping sorride, che saluta con la mano aperta, e ha alle spalle la bandiera rossa cinese e quella a stelle e strisce americana.

Xi Jinping e Biden in guerra per finta

Xi Jinping e Biden fanno finta di farsi la guerra litigano su Taiwan e hanno vedute diverse sui diritti umani e sul commercio internazionale. Ma tutti e due sanno che gli conviene andare d’accordo.

Evitiamo di scherzare col fuoco

“Americani, finitela di scherzare col fuoco. Potreste bruciarvi”. Concetto sintetico e chiaro. E forse, il succo chiave dell’incontro “telematico” tra il leader cinese Xi Jinping e il Presidente Usa, Joe Biden, potrebbe essere proprio questo. Pietra dello scandalo: di questi tempi, prima di tutto, Taiwan. Provincia “ribelle” e terra irredenta o isola di libertà e baluardo dei diritti umani? Dipende da punti di vista. Ma, soprattutto, formidabile esempio di economia ad alto valore aggiunto, dove l’intelligenza artificiale si fonde con l’industria di ultimissima generazione. Insomma, Taiwan è la prima produttrice mondiale di microchip (diventati più preziosi dell’oro) e rappresenta una specie di Hong Kong “extralarge”. Figuratevi se i cinesi se la vogliono lasciare scappare. Quindi, orgoglio nazionale e bandiera c’entrano fino a un certo punto, tutto il resto lo fanno i “presidenti americani”, come dicono a Pechino. Che, per capirci, sono quelli stampati sui dollari.

Minacce come da copione

Però, l’avvertimento di sguincio lanciato da Xi fa parte di un copione, in cui ognuno si sforza di recitare una parte. Perché prendersi a mazzate? Fatti i conti e tirate le somme, non conviene proprio a nessuno. Dopo le portaerei di cartone bombardate da Pechino nel deserto di Taklamakan, e quelle americane (vere) a spasso nell’Indo-Pacifico, il tête à tête tra i due capi di Stato era necessario, per cercare di allentare un po’ le tensioni, recentemente accumulatesi, specie nel Mar Cinese meridionale.

Biden (e Xi) consenso in casa

Secondo gli analisti, forse la chiacchierata è servita di più a Biden, per ricaricare le batterie con il suo elettorato, e con il Paese in generale. Che, ultimamente, gli ha un po’ voltato le spalle,  almeno a guardare i sondaggi del suo “job approval”. Tuttavia, a parte Taiwan, sul piano personale i rapporti tra i due leader sono sembrati buoni. Entrambi hanno sottolineato la necessità di migliorare la comunicazione, per cercare di risolvere  i problemi più urgenti sul tappeto.

Villaggio globale, diritti e concorrenza

In particolare, Xi ha detto che viviamo in un villaggio globale e che abbiamo bisogno, assolutamente, di confrontare le nostre idee. Beh, a dirla tutta, è proprio da questo “confronto” che saltano fuori le differenze, i buchi. Che diventano voragini, quando si parla di diritti umani e di commercio internazionale. Siccome la lingua batte dove il dente duole, Biden si è spinto (con circospezione) sul terreno minato della tutela dei diritti della persona, discutendo di Hong Kong, degli Uighuri e dello Xinjang. Sul secondo argomento, più di sostanza, Biden, se volete, è stato un po’ più duro. Ha detto, o comunque fatto capire, che la Cina fa concorrenza sleale, perché le grandi democrazie industriali (come gli Usa) devono offrire delle garanzie ai lavoratori che, in ultima istanza, si scaricano necessariamente sui costi. Ovviamente, chi “risparmia” sul costo del lavoro (la Cina), alla fine riesce a essere più competitivo.

‘Sicurezza nazionale’ come scusa

Xi, ha replicato dicendo che gli Stati Uniti la devono smettere di accampare scuse sulla “sicurezza nazionale”, per boicottare la tecnologia e le aziende cinesi. Un accordo, secondo noi traballante e di facciata e annunciato solo per fare felici giornalisti e fotografi, è stato abbozzato per quanto riguarda le variazioni climatiche. Già a Glasgow, alla COP26, i due avevano rilasciato, a sorpresa, una dichiarazione congiunta. Durante la conferenza telematica, Xi e Biden avrebbero trovato dei punti d’intesa. Che, comunque, hanno il solito difetto di essere impegni “a lunga scadenza” e, soprattutto, senza un monitoraggio affidabile.

Non c’è da stupirsi, visto che Cina e Stati Uniti sono i primi due grandi inquinatori del pianeta. E, come dicono in America, di sicuro i tacchini non festeggiano il Natale.

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