
Perquisizioni nei confronti degli attivisti No Vax e No Pass più radicali in 16 città Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, Varese). La chat “Basta Dittatura”, già sotto sequestro giudiziario e chiusura per la gravità dei contenuti pubblicati, «nei mesi scorsi aveva raccolto decine di migliaia di iscritti ed era diventato il nodo di collegamento con tutti i principali spazi web di protesta, degradata via via in un persistente incitamento all’odio e alla commissione di gravi delitti».
«Così Forza Nuova li reclutava in chat: “Sanno menare, pronti per la fase due”», denunciano Giuliano Foschini e Fabio Tonacci. «Un piano portato avanti da Roberto Fiore e Giuliano Castellino, ora nel carcere di Poggioreale per l’assalto squadrista alla Cgil del 9 ottobre scorso e a cui lavoravano da almeno un anno e mezzo». «Una strategia mutuata dalle cellule terroristiche nere del passato, non certo sconosciute ai vertici di Forza Nuova», aggiunge Repubblica.
Strategia eversiva collaudata: »nascondersi dietro sigle apparentemente apolitiche, infiltrare i gruppi, fomentarli, scovarne al loro interno gli elementi più agitati, i più estremisti, disposti allo scontro di piazza». Mentre i dialoghi sulla chat di Telegram «Movimento Umanità Libera» vanno oltre. Discutono (e istruiscono) su come rimediare un’arma, con istruzioni su come esercitarsi e su come fabbricarsi una pistola con una stampante 3D.
«Gli indagati –denuncia il ministero degli Interni-, avevano partecipato alla chat istigando all’utilizzo delle armi e a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui il presidente del Consiglio Draghi». Obbiettivi ricorrenti sono stati inoltre le forze dell’ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici accusati di «asservimento e collaborazionismo con la dittatura in atto». Terminologia tradizionale neo fascista aggiornata all’attualità della pandemia.
Le indagini sono in corso da diverse settimane con un controllo costante del canale Telegram. Molti dei perquisiti risultavano già noti alle Forze dell’ordine sia per aver aderito a posizioni estremiste sia per precedenti reati, dalla ‘resistenza a pubblico ufficiale’ (reato da piazza), ai più classici reati criminali di furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti. Tra gli indagati figurano però anche soggetti incensurati «caduti nella spirale dell’odio online».
L’ipotesi di reato dell’Autorità Giudiziaria, istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire alle leggi.